CATANZARO Quattro ordinanze – tre firmate dalla compianta governatrice Jole Santelli, una da Roberto Occhiuto – «adottate, mantenute e confermate in disarmonia con le normative di riferimento, generale e specifico, che imponevano il ricorso alla decretazione commissariale ad acta e non già al potere ordinamentale». Quattro atti assunti nel corso dell’emergenza Covid e, di fatto, anomali. Con i primi due sono stati individuati i delegati alla gestione della crisi (Fortunato Varone e Antonio Belcastro), con la terza è stato ordinato il completamento delle assunzioni autorizzate con la Circolare numero 124025 del 31 marzo 2020 e con la quarta (quella firmata da Occhiuto) è stato confermato nella carica di delegato Fortunato Varone.
Il primo decreto del presidente della giunta regionale nella veste di commissario al Piano di rientro è teso a rimettere ordine (in senso giuridico) a una questione che si è trascinata per tutta la crisi pandemica. E cioè di chi fosse la competenza – e con quale tipo di atti “reclamarla” – sulla gestione del Covid. La conclusione è che, sul piano formale, le ordinanze erano «viziate da profili di incompetenza» e «pregiudicativi della legittimità di ogni prosieguo».
Per uscire dai formalismi: sarebbero stati necessari decreti del commissario e non ordinanze. Per essere ancora meno formali, a questo punto è necessario metterci una pezza giuridica. Che si traduce nella convalida retroattiva di quegli atti. Alla quale si aggiunge la necessità di «fare assumere ai nominati delegati, ciascuno per la propria competenza di esercizio, il più dettagliato rendiconto del loro operato sia in relazione alle attività svolte che alle economie utilizzate, in relazione ai quali il Commissario ad acta firmatario produrrà uno o più successivi analoghi provvedimenti». Belcastro e Varone dovranno rendicontare le proprie attività «per i loro periodi di competenza».
Il primo decreto di Occhiuto si occupa anche si spiegare come si sia arrivati all’anomalia. Nata per non aver tenuto nella «giusta considerazione di diritto» le note del capo dell’ufficio legislativo Luca Monferrante dell’8 gennaio 2021 – inviata all’allora commissario ad acta Guido Longo – e di una precedente nota del dg della Programmazione del ministero della Salute Andrea Urbani. Le due lettere assegnano i poteri decisionali al commissario al Piano di rientro. In Calabria, invece, per via dell’utilizzo dello strumento dell’ordinanza, «i soggetti delegati hanno esercitato la relativa attività, nell’ambito ciascuno della competenza ad essi via via rimessa, in assenza di specifiche disposizioni, anche normative, di carattere regionale, che ne regolamentassero la frequenza e gli adempimenti, fermo restando l’ineludibile obbligo di rendere a fine esercizio il conto analitico del loro operato».
Come se non bastasse, le nomine sono state ratificate «in assenza, a tutt’oggi, della rendicontazione analitica economico-finanziaria, a tutto il 31 dicembre 2020 e a tutto il 31 dicembre 2021, dell’utilizzo delle risorse rese disponibili dallo Stato per assicurare i servizi pubblici di periodo dovuti alla collettività, in relazione alle quali il Commissario ad acta, sarà tenuto, quale soggetto attuatore alla resa dell’attività svolta e dei conti sostenuti alle Istituzioni governative».
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