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Bergamini, «qualcuno propose due miliardi alla famiglia di Denis per finirla lì»

La rivelazione del testimone Luigi Simoni al processo in Corte d’Assise a Cosenza. «Domizio rifiutò, non voleva denaro ma solo la verità»

Pubblicato il: 14/01/2022 – 7:30
di Fabio Benincasa
Bergamini, «qualcuno propose due miliardi alla famiglia di Denis per finirla lì»

COSENZA «Che fine hanno fatto i vestiti di Denis Bergamini?» La domanda del Pubblico ministero Luca Primicerio al testimone, Luigi Simoni, resta senza risposta. L’ex portiere del Cosenza Calcio, ed ex compagno del giocatore di Argenta morto il 18 novembre 1989, ha riportato indietro la memoria in Corte d’Assise a Cosenza nel corso dell’udienza del processo che mira a far luce sul decesso del centrocampista. «La sorella Donata, la madre Maria e papà Domizio li cercavano. Avevano chiamato in ospedale obitorio per chiedere informazioni ma non hanno ricevuto risposta». Un legame solido quello tra Simoni e la famiglia del calciatore morto a Roseto Capo Spulico, un rapporto cresciuto e reso solido dalla volontà «di ricercare la verità». «Sono legato alla famiglia Bergamini, Donata per me è una sorella e sono padrino dei due gemelli. Ho condiviso la battaglia intrapresa per la ricerca della verità». Simoni racconta del dramma vissuto da Donata e dai suoi familiari. «La loro vita si è fermata lì, quel 18 novembre 1989, Donata e Guido si sono separati e la sofferenza per la perdita del fratello è andata ben oltre il normale».

«Miliardi proposti per stare zitto»

C’è una dichiarazione di Simoni che lascia l’aula attonita e riguarda una presunta proposta di denaro pervenuta da un soggetto non identificato a papà Domizio. «Qualcuno offrì alla famiglia di Denis una cifra vicina ai due miliardi per lasciar perdere tutto e non andare avanti». Ma chi contattò Domizio? «La cosa mi fu raccontata dal padre di Bergamini ma non so altro. Lui non voleva soldi, ma solo la verità e rifiutò. Non sono a conoscenza del mittente della richiesta». Quello vissuto oggi dalla famiglia Bergamini è un «momento difficile», aggiunge Simoni. «Sto facendo una raccolta fondi per sostenere le spese legali, vendiamo delle maglie di alcuni amici calciatori su internet per raccogliere il denaro che poi va a Donata». «Non navigano nell’oro». Prima del termine del controesame, l’avvocato Pugliese legale di Isabella Internò, unica imputata per la morte del calciatore di Argenta, sollecita Simoni su alcune dichiarazioni rese e intercettate. L’ex portiere del Cosenza, parla di «un burattinaio che muoverebbe i fili nel processo Bergamini». Dopo una serie di richieste e qualche screzio tra le parti, Simoni decide di aggiungere un ulteriore elemento a quanto già dichiarato: «quando parlo di burattinaio mi riferisco al marito della Internò , Luciano Conte».

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