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L’indagine

Consultori senza psicologi. La salute mentale non era una priorità neanche prima del bonus

I presidi di Catanzaro e Lamezia non hanno uno specialista. «Le richieste d’aiuto aumentano tra gli adolescenti, ma i prossimi saranno i bambini»

Pubblicato il: 14/01/2022 – 7:03
di Anna Colistra
Consultori senza psicologi. La salute mentale non era una priorità neanche prima del bonus

CATANZARO Su quattro consultori del Catanzarese tre non hanno uno psicologo all’interno della loro equipe e di conseguenza non forniscono servizi che prevedano assistenza psicologica: si tratta dei due presidi del capoluogo di regione (Catanzaro e Catanzaro Lido) e del consultorio di Lamezia Terme. La quarta struttura della provincia contattata dal Corriere della Calabria, quella di Soverato, ha visto il personale degli psicologi ridursi da 3 a uno soltanto dopo l’insorgere della pandemia; perciò offre ancora questo tipo di prestazioni, ma in forma molto ridotta. Il motivo di questa grave carenza è lo stesso in tutti consultori: dopo il pensionamento dell’ultimo psicologo in carica non è stato emesso nessun bando di concorso per le nuove assunzioni, lasciando scoperto uno dei servizi che più caratterizza questi presidi. A Catanzaro uno specialista che dia supporto psicologico «manca da 3 anni e solo nei primi giorni del 2022 è stata inserita un’assistente sociale»; a Catanzaro Lido non c’è uno psicologo da «almeno due o tre anni – ci hanno riferito – ma sono presenti diverse assistenti sociali che si occupano soprattutto delle donne che si rivolgono al centro». Infine a Lamezia uno psicologo manca «da circa 5 mesi» e si attende che «l’Asp mandi qualcuno in sostituzione della collega andata in pensione». Si parla dei presidi di due città cruciali per il territorio regionale con un’utenza senza dubbio numerosa, e che al momento non hanno le condizioni per poter fornire un servizio essenziale, classificato dal Sistema sanitario nazionale tra i Lea (Livelli essenziali di assistenza) e che, dunque, dovrebbe essere garantito.
Lì dove mancano i Lea la mano dello Stato poteva rimediare approvando nella legge di Bilancio la copertura di 50 milioni di euro per il bonus psicologo. Una misura che per il momento è stata bocciata e che avrebbe garantito la possibilità di ricevere supporto psicologico a chi ne ha bisogno attraverso dei voucher. Il bonus di “avviamento” prevedeva un contributo fino a 150 euro a persona per i cittadini maggiorenni residenti in Italia, a cui non è stato diagnosticato un disturbo mentale e che non hanno avuto accesso ad altre agevolazioni in materia di salute mentale, senza alcun limite di reddito. Il secondo tipo di bonus, denominato di “sostegno” sarebbe stato vincolato all’Isee: 1.600 euro con Isee inferiore a 15mila; 800 euro con Isee tra 15mila e 50mila; 400 euro con Isee tra i 50mila e i 90mila. Un intervento studiato che aveva la prospettiva di fornire un primo sostegno a tutti coloro che, in questi due anni di pandemia, hanno visto emergere le proprie fragilità emotive e psichiche, tra isolamento sociale, dad e telelavoro. Se fosse stato approvato il bonus non avrebbe potuto risanare quelle carenze strutturali che il sistema sanitario si porta dietro da anni, ma sicuramente avrebbe facilitato molti a chiedere aiuto, e avrebbe dato una (forse l’unica) chance a chi vive in territori carenti di servizi di trovare assistenza gratuita e garantita.

«Ora chiedono aiuto gli adolescenti, ma tra un anno lo faranno anche i bambini»

«Si rivolgono a noi tanti adolescenti in crisi che stanno emotivamente male e soffrono di attacchi di panico – ci racconta Maria Visibile, neurospicomotricista del consultorio di Soverato – la mancanza di relazioni e di socialità di solito è la prima causa scatenante di questi malesseri – spiega la dottoressa – il Covid ha trasformato lo stile di vita delle persone e adesso gli adolescenti cominciano ad accusare le prime conseguenze di questo cambiamento». Secondo Visibile per favorire la tutela della salute mentale non bisogna sottovalutare tutte quelle situazioni problematiche che restano latenti: «Gli adolescenti – chiarisce – hanno capacità di analisi e riescono a maturare la consapevolezza di aver bisogno di aiuto quando avvertono che qualcosa nella loro vita non va, una capacità che non è presente allo stesso modo nei bambini. Per questa ragione ci aspettiamo che in futuro le richieste di aiuto arrivino soprattutto dagli studenti delle scuole elementari». I bambini, dunque, sarebbero tra i primi soggetti da tutelare secondo la specialista, perché seppur manifestando meno disagio degli altri, stanno subendo ogni effetto negativo di questo periodo storico. «Il nostro consultorio a Soverato – afferma Visibile – è più fornito di altri in termini di assistenza psicologica, ma non può sobbarcarsi di tutte le richieste del territorio. Ognuno di noi cerca di creare un equilibrio tra il proprio ruolo e i servizi erogati dal consultorio per dare una risposta pronta ed efficiente alle richieste che arrivano, ma quello che ci vorrebbe per dare una risposta concreta al problema è un sistema integrato dei servizi. Ad esempio ogni scuola dovrebbe avere almeno uno psicologo a disposizione degli studenti». Secondo la neuropsicomotricista, dunque, qualora i consultori fossero al massimo del loro potenziale, da soli non potrebbero comunque soddisfare tutti i bisogni che riguardano la sfera psicologica e sociale degli individui e delle famiglie del territorio. Da questo punto di vista tra le azioni da mettere in campo, spesso tralasciate, secondo Visibile c’è la prevenzione, «una strategia sicuramente più proficua dell’intervenire solo all’insorgere dell’emergenza». «Prima del Covid – spiega – come consultorio organizzavamo progetti e campagne di educazione nelle scuole», iniziative che consentivano agli specialisti del consultorio di entrare in relazione anche con chi non si rivolgeva a loro direttamente, e contribuivano a diffondere consapevolezza e a fare prevenzione proprio tra i ragazzi. Iniziative che a causa del rischio di contagio al momento sono sospese, così come tante altre attività.
Dall’esperienza della dottoressa Visibile del presidio di Soverato emerge che anche nelle sedi dove le risorse e le competenze ci sono (seppur ridotte rispetto agli anni passati e in confronto alla domanda) in questo momento si avverte una una forte necessità dell’utenza, soprattutto di giovane età, di accedere ai servizi di assistenza psicologica. «Una delle priorità del momento – conclude Visibile – dovrebbe essere quella di occuparsi delle esigenze giovani, offrirgli gli strumenti per affrontare le conseguenze che il Covid ha avuto sulle loro vite e nelle loro famiglie». Il problema degli effetti della pandemia sui giovani era emerso in sordina nella prima fase emergenziale e solo in questo momento sta attirando in modo più incisivo l’attenzione di istituzioni e autorità. Nel dibattito pubblico se ne sta discutendo un po’ di più da quando il Bambin Gesù di Roma ha lanciato l’allarme sui ricoveri registrati dopo il Covid: «Sono raddoppiati quelli per suicidio e autolesionismo tra i 15 e i 24 anni». I dati forniti da uno dei più importanti ospedali pediatrici del Paese documentano anche un aumento delle consulenze neuropsichiatriche effettuate in urgenza da specialisti dell’infanzia e dell’adolescenza. Una tendenza, che seppur in dimensioni diverse, si sta avvertendo anche nel Catanzarese, nelle richieste sempre più frequenti di ragazzi e preadolescenti in crisi che chiedono aiuto nei presidi sanitari e nelle scuole. Presidi che rispondono come possono a queste richieste, partendo da una carenza di risorse e servizi che è ormai un assetto strutturale stabile nella sua precarietà.


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