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Paradosso Pd sul doppio binario congressuale: l’unità regionale e le “polveriere” nelle province

Dem calabresi convergenti sulla segreteria di Irto. Ma sui territori sono lotte tra big: ecco le forze (divise) in campo

Pubblicato il: 15/01/2022 – 7:07
di Antonio Cantisani
Paradosso Pd sul doppio binario congressuale: l’unità regionale e le “polveriere” nelle province

CATANZARO Onori e oneri. L’incarico di segretario regionale del Pd per Nicola Irto è prestigio e tormento, sfida avvincente ma anche strada in salita, ripida salita. Da un lato l’unità sul nome dell’attuale capogruppo del Pd alla Regione, dall’altro le polveriere sui territori. Perché questa fase congressuale che restituirà al Pd calabrese leadership elette (più o meno) democraticamente sconta il prezzo della convergenza sul livello regionale con l’inossidabile e forse ancora più marcata “balcanizzazione” dei livelli territoriali inferiori, lì dove i “feudi” – così li definì lo stesso Irto quando ritirò la disponibilità a candidarsi governatore – restano praticamente intatti e forse indistruttibili. Il paradosso Pd – l’ennesimo – anche stavolta è servito.

L’impraticabilità del campo nelle province

Al di là delle difficoltà logistiche dettate da un cronoprogramma effettivamente stringente, forse troppo impegnativo per un partito arrugginito in fatti di congressi, lo slittamento, deciso dal commissario Stefano Graziano, delle assemblee provinciali e cittadine per eleggere i segretari provinciali – riferiscono accreditate fonti interne al Pd – nasce essenzialmente dall’impraticabilità del campo nelle varie federazioni. Per Irto districarsi nella giungla dei territori, soprattutto quelli delle tre federazioni più grandi – Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria – sarà la prima fatica di Ercole non appena eletto ufficialmente segretario. Il rinvio dei congressi provinciali e di circolo nelle città più grandi al 18, 19 e 20 febbraio – è il ragionamento di molti dirigenti del Pd – è finalizzato proprio a far decantare le tensioni e a costruire, laddove sarà possibile, condizioni il più possibile unitarie, ma non sarà impresa facile. Anzi forse sarà un’impresa impossibile. Perché allo stato nelle cinque federazioni non c’è alcuno straccio di intesa ma solo divisioni e candidature già cristallizzate espressione dei vari big. E dappertutto aria di “conte” muscolari e redde rationem.

I duelli/trielli sui territori

A Catanzaro per il Provinciale in lizza ci sono Salvatore Passafaro, coordinatore dei circoli del capoluogo sostenuto dal parlamentare Antonio Viscomi e dall’ex segretario provinciale ed ex presidente della Provincia Enzo Bruno, quindi Giusy Iemma, la donna democrat più votata alle Regionali, sostenuta dal consigliere regionale Ernesto Alecci, e poi il sindaco di San Pietro a Maida Domenico Giampà che piacerebbe allo stesso Alecci, e si vocifera di un quarto papabile che potrebbe spuntare dall’area sindacale del partito. Il dossier del Pd di Catanzaro sarà doppiamente impegnativo e scivoloso (oltre che pericoloso) per Irto, perché alla fine, nonostante si sia cercato di evitarlo, si è intrecciato e aggrovigliato con il dilemma della scelta del candidato sindaco: e infatti al momento la matrice democrat è presente in ben tre diverse e persino contrapposte candidature a sindaco, quelle dei docenti universitari Nicola Fiorita e Valerio Donato e dell’avvocato Aldo Casalinuovo. Giusto per rievocare Tafazzi. Al solito, poi, campo minato nel Pd di Cosenza: per il Provinciale la sfida (al momento) è tra Vittorio Pecoraro, che avrebbe il sostegno della parlamentare Enza Burno Bossio, del consigliere regionale Franco Iacucci e del dirigente del Nazareno Carlo Guccione, e la sub commissaria Maria Locanto, che – dicono i bene informati – avrebbe l’appoggio del consigliere regionale Mimmo Bevacqua e soprattutto la robusta sponsorship di uno del leader del Nazareno qual è Francesco Boccia, commissario bruzio. Per non parlare del “Ground Zero” di Reggio Calabria, dove le tossine del post sentenza Miramare – l’inchiesta che ha portato alla sospensione del sindaco Giuseppe Falcomatà, che ha poi dato campo libero a esponenti di altri partiti – avrebbero prodotto una spaccatura verticale tra i vari “colonnelli”: in campo per la segreteria provinciale del Pd reggino l’ex capogruppo regionale Sebi Romeo, che avrebbe dalla sua lo stesso Irto, e l’ex consigliere regionale Giovanni Nucera, ritenuto da fonti accreditate vicino allo stesso Falcomatà. Situazione magmatica poi a Crotone, dove si sarebbero autocandidati Leo Barberio e Mario Galea, con tanti big del capoluogo però ancora “allineati e coperti”. Non farebbe eccezione la piazza di Vibo Valentia: due anche qui i candidati, Sergio Rizzo, già sindaco di Maierato, e Giovanni Di Bartolo, indicato da un tavolo per la verità molto ampio composto dai principali attori territoriali (da Viscomi al consigliere regionale Raffaele Mammoliti, dagli ex consiglieri regionali Michele Mirabello e Luigi Tassone al capogruppo democrat al Comune capoluogo Stefano Luciano per finire al segretario provinciale uscente Enzo Insardà). In sintesi: dappertutto è “Babele” Pd. Unito a livello regionale, diviso sui territori.

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