COSENZA L’affiliazione ad una loggia massonica di alcuni esponenti della “locale” di Aosta assume rilievo come ulteriore elemento dimostrativo della presenza ed operatività nel territorio della consorteria. L’adesione alla massoneria di alcuni dei partecipanti delle cellule attive al Nord è stata utile per ricostruire i legami e i rapporti nel settore economico, imprenditoriale e politico sia della società civile valdostana sia al di fuori dei confini regionali. Questo quanto emerge, in uno dei passaggi contenuti nelle oltre 800 pagine di motivazioni della sentenza del processo “Geenna”, svoltosi con rito abbreviato (leggi qui).
Nicola Prettico (condannato a 8 anni) e Antonio Raso (condannato a 10 anni) entrano in contatto con un G.S., non indagato e non imputato nel procedimento Geena. Dalle conversazioni intercettate si evince l’intenzione di quest’ultimo «non solo di costituire una loggia», ma di rendere concreto il progetto di una nuova «obbedienza»: un gruppo articolato denominato “Gran Loggia” a cui farebbe capo la “loggia di Aosta”. Per realizzare quanto immaginato, G.S. si adopera per reclutare “fratelli”: persone già appartenenti alla massoneria. Individua due soggetti, Nicola Prettico e A.F. (quest’ultimo finito nelle indagini perché ritenuto «in collegamento anche con Marco Fabrizio Di Donato, condannato a 9 anni di reclusione»).
Dagli atti si evince come tra il 24 giugno e il 19 settembre 2015, G.S. si fosse adoperato per la creazione di una «commanderia dei cavalieri templari» e di una «loggia massonica» ad Aosta. La circostanza emerge da una intercettazione con protagonisti G.S. e Prettico. Quest’ultimo dopo aver appreso delle intenzioni del suo interlocutore lamenta il mancato coinvolgimento di “Vincenzo”. Il riferimento – per chi indaga – è a Vincenzo Marrapodi, ex sindaco di San Giorgio Morgeto. L’esclusione dal progetto massonico dell’ex primo cittadino porterà al conseguente forfait di Prettico. Il progetto di G.S. tuttavia proseguirà nonostante gli intoppi e le defezioni e il 19 settembre del 2015 – in una tavernetta in Valle d’Aosta – avrà luogo la costituzione della «Commanderia di Aosta dell’Ordine Mondiale dei Cavalieri Templari di Jerusalem» a cui presero parte in qualità di cerimonieri G.S. e una donna, H.M.B.
Il rito di costituzione, inizia alle 14.30. «Essendo uno dei cinque guardiani dell’Ordine Mondiale dei Templari» G.S. aveva la possibilità di creare i cavalieri senza attendere che fossero stati iniziati ai gradi inferiori. Tra gli aspiranti Cavalieri (postulanti) figura anche Antonio Raso. Il 20 settembre 2015, nella medesima tavernetta, sarà ufficialmente costituita «la loggia massonica Aosta n.1 San fantino dell’obbedienza massonica No Nobis».
Al termine del rito, chi indaga capta alcune conversazioni. In una intercettazione telefonica, Raso si mostra convinto di poter contare, con l’ingresso nella loggia, su una rete di relazioni e conoscenze da utilizzare per aumentare il proprio peso e la propria autorevolezza nella comunità calabrese presente in Valle d’Aosta. «Allora ti dico quanti calabresi ci sono in Valle d’Aosta, siamo un quarto della popolazione, 32.000», «ma tu puoi diventare un personaggio importante, no dobbiamo farlo sto’ movimento unico hai capito, sto gruppo politico con alternativa cristiana mi capisci che ti voglio dire». Le successive conversazioni, oggetto di intercettazione, daranno conto dei contatti con la massoneria e come l’appartenenza di alcuni esponenti della “locale di Aosta” si stata decisa e condivisa anche da Marco Fabrizio Di Donato, «funzionale agli interessi della consorteria mafiosa». «Nella massoneria lo ha fatto entrare a Nicola (Prettico) che gliel’ho detto io». Il soggetto chiamato in causa da Di Donato, in realtà, non viene coinvolto nel progetto, «appartiene ad un’altra loggia», come risulterà da altre conversazioni telefoniche captate. Per chi indaga, tuttavia, i rapporti tra ‘ndrine valdostane e associazioni segrete sono simbolo della capacità di «infiltrarsi stabilmente nel tessuto economico e politico».
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