Oggi è stato firmato dopo anni di ritardo l’Accordo Collettivo Nazionale (Acn) per il biennio 2016-2018 per i medici di medicina generale. «Un atto dovuto che consentirà di mettere in sicurezza, anche giuridica, i medici che nonostante la vacanza contrattuale hanno dovuto lavorare in questi anni di emergenza sanitaria. Un passaggio meramente tecnico che apre una nuova fase di trattative». Questo il commento di Francesco Esposito segretario nazionale della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu, sigla affiliata a Cisl Medici, sindacato firmatario dell’Acn, che ha voluto ribadire l’urgenza di cominciare subito con la nuova stagione di contrattazioni: «È fondamentale colmare il ritardo accumulato in questi anni di emergenza pandemica: abbiamo lavorato senza Acn, abbiamo dovuto metterci l’elmetto e stare in prima linea con compensi vergognosi e inadeguati, con accordi ponte su vaccini e tamponi, oberati da incombenze burocratiche improprie e con gli ambulatori presi di assalto dai pazienti».
«Abbiamo visto nostri colleghi ammalarsi, molti, e molti altri morire. Due anni di vera e propria trincea e di tragedie – continua il segretario Nazionale Fismu – ma per miopi interessi corporativi, siamo stati bloccati da mesi su un contratto già superato, ripeto relativo al 2016-2018, invece di cominciare a parlare di risorse, degli stanziamenti del PNRR, di urgenti riforme delle cure primarie, della continuità assistenziale, dell’emergenza urgenza territoriale (118)».
«Oggi – conclude Esposito – si è messa la parola fine a questa malapolitica del blocco, la firma tecnica di questo Acn consente l’apertura delle nuove trattative. In quella sede speriamo ci sia più lungimiranza politica guardando ai bisogni di tutti i medici e alla tutela della salute dei cittadini, no ai ‘giochini’ delle tessere sindacali. Non sarà facile: l’atto di indirizzo ha alcune luci, tempo pieno e ruolo unico e niente fughe in avanti sulla dipendenza, ma anche molte ombre, ma è nostro dovere fare proposte e dara battaglia. Partiamo da questa dura esperienza pandemica e dalla necessità di dare risposte alla categoria per provare ad avviare una riforma della nostra sanità pubblica. Uniti possiamo farcela, divisi prevarranno le ‘trovate’ e le privatizzazioni delle Regioni e la politica dello smantellamento del SSN».
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