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Pnrr, i timori di Occhiuto: «Nessun intervento sulle infrastrutture: né 106, né Alta Velocità»

Il governatore al forum dell’Agi sui temi europei bacchetta il governo: «Al Nord si faranno più opere». E poi rivela: «Per la Giunta solo una interpartitica che ho fatto durare 6 minuti»

Pubblicato il: 20/01/2022 – 19:16
Pnrr, i timori di Occhiuto: «Nessun intervento sulle infrastrutture: né 106, né Alta Velocità»

CATANZARO «Ho scritto una lettera a Draghi lamentando il fatto che nelle scelte che il governo nazionale ha fatto in ordine alle infrastrutture strategiche per la Calabria da finanziare con il Pnrr o con il Fondo complementare non ci sia un solo intervento». Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto ospite del nuovo appuntamento organizzato dall’Agi nell’ambito della Conferenza sul Futuro dell’Europa. Occhiuto, intervistato dal direttore dell’Agi Sechi insieme ai governatori della Puglia Emiliano, dell’Emilia Romagna Bonaccini e della Liguria Toti, si è soffermato sui temi legati al Pnrr ma anche su temi prettamente politici come le trattative per il Quirinale.

«Le risorse del Pnrr non devono essere sostitutive di altre»

Occhiuto ha anzitutto fatto riferimento a quanto riferito da Emiliano, che ha lamentato la centralizzazione da parte del governo per quanto riguarda il Pnrr. «Ho la preoccupazione che la quota del 40% per il Mezzogiorno sia soltanto sulla carta. Ho scritto una lettera a Draghi lamentando il fatto che nelle scelte che il governo nazionale ha fatto in ordine alle infrastrutture strategiche per la Calabria da finanziare con il Pnrr o con il Fondo complementare non ci sia un solo intervento. Mi spiego: sull’Alta Velocità Salerno Reggio Calabria l’unico tratto che si farà entro il 2026 è quello che arriva a Romagnano, quindi prima della Calabria. Hanno poi destinato a questa opera 9 miliardi da mettere nel Fondo complementare che saranno parcheggiati nel bilancio dello Stato fino al 2030. Poi, a esempio, non ho risorse per fare la 106, che è una strada straordinariamente importante per la mia regione e da 30 anni è detta strada della morte. E non ho le risorse perché non si può finanziarle con il Pnrr perché sono strade, mentre invece nel resto d’Europa hanno finanziato anche strade. Ho scritto una lettera a Draghi che ha fatto un po’ arrabbiare il ministro delle Infrastrutture Giovannini, ma – ha rilevato il governatore della Calabria – questo dimostra che è vero quello che dice Emiliano: e cioè che le scelte che hanno riguardato il Pnrr sono scelte che ha compiuto il governo e c’è il rischio che queste risorse possano essere sostitutive delle risorse che dovrebbero essere assegnate alle Regioni del Sud ai sensi dell’articolo 119 Costituzione». Secondo Occhiuto «dovremmo avere dallo Stato risorse aggiuntive per le infrastrutture e i livelli essenziali delle prestazioni ma rischiamo che queste risorse aggiuntive non ci siano ma siano sostituite dal Pnrr che poi però alla fine della giostra – vedrete – realizzerà molte più opere nel Nord del Paese che nel Sud. E secondo me il Paese arriva impreparato anche rispetto alla spesa delle risorse del Pnrr: al massimo le Regioni faranno da aggregatore rispetto alle istanze dei Comuni. Ma io in Calabria ho molti Comuni in dissesto e predissesto, c’è un deficit di capacità amministrativa che rende difficile mettere a terra queste risorse nei tempi stabiliti dal Pnrr. E allora forse un intervento da parte del governo nazionale orientato a rafforzare la capacità amministrativa laddove è necessario doveva essere posto in essere prima dell’investimento delle risorse del Pnrr. In Calabria – ha sostenuto il governatore – ci sto pensando per conto mio, ho modificato la funzione di una società in house della Regione, che è una finanziaria regionale (Fincalabra, ndr) e la faccio diventare anche una finanziaria a sostegno degli enti locali nell’analisi della sostenibilità economica e finanziaria degli investimenti e nella progettazione. Anche laddove noi siamo protagonisti però rischiamo di non mettere a terra come dovremmo le risorse del Pnrr».

«Per la Giunta ho fatto solo una riunione di maggioranza che ho chiusi in 6 minuti»

Il capitolo Quirinale ha rappresentato la parte più politica del confronto organizzato dall’Agi. Occhiuto ha affermato che «a volte è anche il ruolo che determina il modo di comportarsi di chi quel ruolo assume, lo abbiamo visto anche con tanti presidenti di Regione. Ci sono stati presidenti di Regione che nella loro esperienza precedente – anche io, a esempio – avevano una dimensione prevalentemente politica ma poi presi dalla necessità e dalla voglia di governare quella dimensione l’hanno archiviata. Per inciso, io ero abituato a lunghissime riunioni politiche quand’ero capogruppo di Forza Italia, e ho fatto la Giunta sentiti i partiti, senza fare una sola interpartitica, ho fatto un’unica riunione di maggioranza che ho fatto durare sei minuti: sembravo un altro rispetto alla mia vita precedente. Quindi a volte anche il ruolo ti impone di assumere un contegno diverso. Al di là della maggioranza che esprimerà il presidente della Repubblica, che io auspico sia la più ampia possibile, la capacità di unire il Paese – ha sostenuto il presidente della Regione – non dipende da chi sceglie il presidente della Repubblica ma da chi lo fa. Io poi spero davvero che Draghi possa continuare nella sua esperienza a Palazzo Chigi, e immagino un presidente della Repubblica dotato di equilibrio, senso delle istituzioni ma anche autorevole in Europa. Ci giochiamo una partita importante: oggi non abbiamo più la Merkel, la Germania non ha più il ruolo guida di un tempo, e abbiamo visto quanto sia importante avere per noi uno come Draghi alla guida del governo e quanto sarebbe importante avere Draghi alla presidenza del Consiglio e un altro presidente della Repubblica autorevole per consentire al nostro Paese di avere un ruolo guida a livello internazionale. Il presidente della Repubblica che immagino – ha concluso Occhiuto – deve avere l’autorevolezza necessaria per essere in Europa non uno che svolge una funzione pro-tempore ma che è riconosciuto per le qualità che ha espresso quando si è cimentato sui temi di politica estera e per il livello di autorevolezza che all’estero gli è riconosciuto». (a. cant.)

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