CORIGLIANO ROSSANO A Cariati è uno di quei giorni che entrerà nella storia. Dopo quasi dodici anni, l’ospedale “Vittorio Cosentino” tornerà ad ospitare dei pazienti. Da ieri sera i primi dieci posti del reparto Covid a bassa intensità – allestito in quella che un tempo era il reparto di Medicina al terzo piano della struttura – potranno iniziare ad accettare i primi ricoveri. Il reparto è stato aperto in tempi record, dopo appena due settimane di lavori serviti anche ad allestire le stanze.
Tra i comitati civici che da oltre un anno hanno iniziato la battaglia per la riapertura del nosocomio, aleggia ottimismo ma moderato, perché attendono il risultato finale: l’inserimento del “Cosentino” nella rete ospedaliera per acuti, presumibilmente nella prossima primavera.
Quello di oggi, quindi, può certamente essere considerato come un primo step nel percorso di riapertura dell’ospedale. Alla sobria inaugurazione del reparto, però, mancavano i vertici dell’Asp di Cosenza, eccezion fatta per il direttore del Distretto sanitario “Jonio”, Antonello Graziano.
«Da ieri siamo attivi con questo reparto per pazienti Covid a bassa intensità di cura – dice il responsabile della Rsa medicalizzata, Stefano Cucinotta – che provengono dalle sub-intensive o da reparti con più alta gestione della criticità, quindi che non hanno bisogno di terapie di supporto. I lavori nell’altra ala, che ospiterà altri dieci posti sono in stato avanzato e fra una settimana sarà attiva».
Il Covid Hospital di Cariati è stato fornito questa mattina di tre operatori socio sanitari, ma potrà contare «sul personale – spiega ancora Cucinotta – della Rsa medicalizzata, in attesa che l’organico venga portato a compimento. I pazienti che si negativizzano in reparto e dovessero aver bisogno di supporto per le patologie post-Covid, possono essere assistiti nella Rsa. Vi è stata una fortissima volontà della politica e dell’Asp di Cosenza – conclude – di riattivare questa struttura».
All’ospedale, c’era anche il sindaco di Cariati, Filomena Greco. «L’apertura del reparto è il primo di un prossimo passo verso il reinserimento dell’ospedale nella rete per acuti, così come detto dal presidente della Regione. Noi ci crediamo moltissimo. È stato possibile allestire velocemente il reparto perché la struttura è stata mantenuta bene in tutti questi anni, ed anche per questo si presta ad una facile riapertura. Con la possibilità di sfruttare i fondi del Piano nazionale di riprese e resilienza, sicuramente riusciremo a mettere in moto quanto è necessario per erogare un servizio sanitario degno di questo nome sul territorio. L’ospedale di Cariati deve tornare un punto di riferimento anche nell’emergenza-urgenza, nei piccoli interventi così da decongestionare lo spoke di Corigliano Rossano. Adesso non resta che aspettare il reinserimento del Cosentino nel piano regionale che sarà stilato a breve».
Oltre al personale, ci sarà bisogno di reperire anche le «attrezzature come la diagnostica strumentale e di laboratorio».
«Se si attivano dei posti letto Covid – spiega il direttore del Distretto sanitario Jonio, Antonello Graziano – v’è bisogno anche di una Tac per esami e verifiche dello stato di salute. Così come c’è bisogno di un laboratorio analisi e di ambulatori efficienti. Anche su questo percorso l’Azienda sta proseguendo e crediamo di poter consegnare presto al Cosentino attrezzature degne di una struttura ospedaliera».
Un po’ come la coperta corta che se si tira da una parte e scopre dall’altra, da ieri sera la pneumologia Covid dell’ospedale “Giannettasio” di Corigliano Rossano, diretta da Giovanni Malomo, ha chiuso ai nuovi ricoveri. Il reparto è sostanzialmente impossibilitato a gestire i pazienti attuali – trentacinque – e ad accoglierne altri, proprio a causa della carenza di personale. Cinque operatori socio sanitari da Rossano, infatti, sono stati trasferiti a Cariati. Non una guerra tra poveri, certo, ma senza risorse umane risulta difficile la gestione di un reparto che cura i pazienti, al contrario di quello di Cariati, che gestirà il decorso della malattia senza complicazioni, come spiegato da Cucinotta.
Insomma, il problema ormai atavico è, come sempre, l’insufficienza degli organici, nonostante gli sforzi e i bandi pubblicati dall’Asp di Cosenza. Da quanto appreso, peraltro, pare saranno trasferiti anche altri infermieri e oss, andando a scoprire ulteriormente pneumologia e pronto soccorso, in queste ore nel caos.
Il reparto di emergenza-urgenza “combatte” quotidianamente con una moltitudine di patologie, tra cui il virus Sars-Cov-2 e da ieri sera in astanteria è ricoverato un paziente che deve essere sottoposto a cure, non può essere trasferito a Cariati e nemmeno a Cetraro perché l’unica ambulanza medicalizzata è occupata costantemente sul territorio.
Non solo la coperta corta, il servizio sanitario ha anche le sembianze del cane che si morde la coda. Forse, sussurrano i ben informati e autorevoli fonti sanitarie, basterebbe riorganizzare e/o ruotare il personale già in servizio in reparti “ordinari” non in emergenza.
Resta il fatto che anche gli oltre cento oss riqualificati dall’Asp su tutto il territorio ed ai quali è stato raddoppiato l’orario da 18 a 36 ore – quindi è come se fossero state assunte altre sessanta operatori socio sanitari – non bastano mai. (l.latella@corrierecal.it)
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