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Da collaboratore di giustizia a «scarsamente attendibile», nei guai il pentito Salvatore Aiello

La sentenza “Metauros” smonta la testimonianza. «Deficit di credibilità, cerca da allontanare le proprie responsabilità»

Pubblicato il: 21/01/2022 – 8:22
Da collaboratore di giustizia a «scarsamente attendibile», nei guai il pentito Salvatore Aiello

REGGIO CALABRIA Da collaboratore di giustizia a pentito «scarsamente attendibile», infine indagato dietro richiesta del Tribunale di Palmi. La recente parabola giudiziaria di Salvatore Aiello è su un pericoloso piano inclinato. Lo evidenziano le motivazioni della sentenza “Metauros”, processo che si è concluso nel luglio scorso con l’assoluzione dell’ex sindaco di Villa San Giovanni Rocco La Valle accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta. Assolti anche Saverio Fondacaro e Giuseppe Luppino, ex presidente di Piana Ambiente. Cadute anche le accuse per mafia al presunto boss Gioacchino Piromalli.
L’impianto accusatorio della Dda di Reggio Calabria è stato minato proprio dalle dichiarazioni del pentito Aiello. Che, per i giudici (il collegio è presieduto da Angelina Bandiera), «sentito in dibattimento, di fronte alla contestazione del contenuto intercettivo a opera delle difese, ha fornito spiegazioni assolutamente non credibili e in qualche caso ha deposto il falso, negando di aver mai proferito alcune frasi intercettate, quantunque trascritte sia dalla polizia giudiziaria sia dal perito nominato dal Tribunale». 

«Forte interesse a celare le proprie responsabilità»

C’è di peggio, nelle valutazioni dei magistrati che considerano Aiello più un concorrente esterno della ‘ndrangheta che un collaboratore giustizia. «Salvatore Aiello, non imputato, – scrivono nella sentenza – ha deposto in dibattimento professandosi vittima e ha riferito in merito ad un’estorsione cui però, dalle intercettazioni, risulta aver fieramente contribuito». Quanto emerso, dunque, fa di Aiello «il collaboratore di giustizia che ha mostrato i maggiori profili di scarsa credibilità soggettiva». Questo perché «ha mostrato di avere un interesse personale estremamente forte: l’interesse preponderante di allontanare, negare, celare le proprie responsabilità». 

Aiello «lontano dal candore della vittima»

«Certamente – si legge sempre nella sentenza – Salvatore Aiello fu un abile conoscitore del sistema dei rifiuti e delle dinamiche criminali che si innestavano su un business così lucroso. Tuttavia, la costante volontà di Aiello di collocarsi dalla parte delle vittime, di dirsi animato da un incrollabile interesse aziendalistico e pubblicistico, contrasta decisamente con le ulteriori emergenze processuali. In particolare, dal contenuto di alcune intercettazioni emerge che Aiello era una figura assai differente da quella che ha proposto in dibattimento; ben lontano dal candore della vittima, Aiello appare nelle intercettazioni ammantato di tinte scure, che suggeriscono l’immagine di un vero e proprio infiltrato della criminalità organizzata nel sistema dei rifiuti». 
Da una serie di captazioni che risalgono al 2009, emergerebbe la ricerca, da parte di Aiello, di un accordo con il boss di Siderno Giuseppe Commisso, il “Mastro”. Accordo che, alla fine, si è risolto con il «fallito tentativo di Aiello Salvatore di farsi giustiziere dei crediti della ‘ndrangheta sidernese nei riguardi di La Valle», che appare ai giudici «un semplice imprenditore – si legge in sentenza – su cui si focalizza la competizione tra le cosche, che ha ricevuto il beneficio di poter lavorare in pace solo perché ha pagato, ma che tuttavia nel momento di crisi del sistema si ritrova soggetto a due pressioni estorsive contestuali. Cede a quella degli Alampi, con il conseguente rischio di subire atti intimidatori per mano dei De Stefano e dei Commisso». 

«Fortissimo deficit di credibilità»

Riguardo al pentito, invece, proseguono nella “bocciatura”. «Tutto il propalato di Aiello – scrivono – sconta un fortissimo deficit di credibilità soggettiva. L’Aiello emerge dalle intercettazioni come un soggetto inserito a vario titolo nelle dinamiche di ‘ndrangheta nel contesto dei rifiuti, tuttavia si presenta come una vittima, come un altruista, interessato esclusivamente al buon andamento del servizio pubblico, che dovette subire e sopportare per anni le pressioni della criminalità organizzata solo per il bene comune. Va rilevato che Salvatore Aiello non è mai stato imputato per il delitto di cui all’articolo 416bis (associazione a delinquere di stampo mafioso, ndr), non viene annoverato nel presente giudizio tra gli autori dell’estorsione sui trasporti. L’originaria imputazione elevata per estorsione ai danni di Rocco La Valle, in base all’intercettazione captata presso la lavanderia, è stata oggetto di archiviazione». Ma Aiello – emergerebbe dalle intercettazioni dei fratelli dell’ex sindaco – avrebbe covato rancore nei confronti di La Valle, colpevole di non averlo favorito in una gara d’appalto. «In un contesto probatorio già scarno, già pieno di asperità, – conclude il Tribunale – si tratta di dubbi che pesano ulteriormente sull’attendibilità del narrato di Aiello Salvatore».

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