REGGIO CALABRIA Il presidente della Corte d’Appello Luciano Gerardis ha coordinato i lavori della consueta “pre-inaugurazione” dell’anno giudiziario. L’incontro, svolto sulla piattaforma Teams, è servito per dare voce alla società civile, ovvero operatori e cittadini che non possono essere direttamente coinvolti nei lavori dell’inaugurazione dell’anno giudiziario prevista per sabato 22 gennaio. Ospite d’eccezione nel distretto reggino quest’anno sarà la ministra della Giustizia Marta Cartabia. L’incontro, diviso tra una parte introduttiva e una di dibattito, è stato arricchito da cinque relazioni sul tema “Pandemia e diritti” prefissandosi di indagare come la pandemia abbia inciso sui diritti della comunità oltre che degli individui e dei singoli gruppi. Ne è emerso un dato già noto: l’avvento del Covid-19 e successiva emergenza socio-sanitaria ha accentuato le vulnerabilità andando a colpire soggetti già esposti. L’aspetto si è analiticamente apprezzato nelle tre relazioni riservate ad altrettanti gruppi di associazioni del terzo settore. Gli avvocato Paola Carbone, Antonelli Bradipò e Mirella Giuffrè hanno relazionato rispettivamente sui temi di “Violenza sulle donne e parità di genere”; “Migranti e povertà”; “Discriminazione e tutela dei diritti”.
«Con la pandemia – nelle parole dei relatori – è venuto a crearsi un contesto difficile non solo per mancanza di contatto fisico, ma anche a fronte delle nuove esigenze create dall’emergenza sanitaria con effetti devastanti su tessuto sociale». La stragrande maggioranza dei soggetti si è vista sommersa dal moltiplicarsi degli impegni burocratici che hanno richiesto un’attivazione del terzo settore e in special modo dei gruppi e delle associazioni che hanno cercato di mettere a disposizione le proprie competenze professionali per sopperire al gap venutosi a creare. «Le donne hanno pagato più di altri gli effetti della pandemia. Fattori come l’aumento della disoccupazione e il ricorso alla cassa integrazione hanno leso ancor di più la tutela dei diritti delle donne» dacché «il maschilismo atavico di alcuni settori durante di Covid si è manifestato ancor più».
La soppressione di servizi ambulatoriali o all’interno delle carceri ha invece leso i diritti dei soggetti socialmente fragili come «chi è straniero sul nostro territorio». Si è reso dunque necessario attrezzarsi per trovare delle nuove vie che potessero colmare le distanze tra gli individui e le Istituzioni accentuate dagli impegni relativi all’emergenza pandemica.
Su famiglia, minori e persone vulnerabili hanno invece relazionato i magistrati Maria Teresa Gentile del Tribunale di Palmi e Roberto Di Palma, presidente del tribunale dei minori di Reggio Calabria. Questi hanno rimarcato l’impegno profuso dalla Corte d’Appello «civile, affiancato a quello professionale» nel cercare di ridurre al minimo i disagi provocati dalla pandemia».
«La pandemia – ha detto Gentile – non ha inciso in modo esponenziale sul numero di domande di tutela dei diritti delle persone vulnerabili, ma ha inciso sul contenuto e sulla qualità delle stesse». Gli esempi sono molteplici: «Non sono arrivate richieste di rimodulazione delle visite da parte di persone separate ai figli minori. Si sono trovate, in tal senso, intese bonarie tra i genitori. Intese che non hanno comunque del tutto soddisfatto il diritto alla bigenitorialità del minore, che attiene alla tutela del suo diritto alla salute».
Gli effetti della pandemia, diretti o indiretti, hanno fortemente inciso sulla salute psicofisica dei minori e delle persone fragili, necessitanti di amministrazione di sostegno, che hanno visto sospesi o ridimensionati una serie di servizi essenziali. «L’isolamento – aggiunge il magistrato – ha inciso sul benessere psicofisico dei minori, soprattutto quelli già interessati da forme di disagio come la disgregazione del nucleo famigliare di provenienza». A ciò si sono aggiunti «i disturbi di apprendimento derivanti dalla dad o addirittura casi di abbandono scolastico». Si è parlato di «vulnerabilità aggravata» facendo riferimento alle criticità che hanno colpito soggetti già di per sé vulnerabili. O di alcune situazioni: «Le ragioni dei giudizi di separazione rimandano spesso ad eventi o disagi causati dal periodo emergenziale come perdita di reddito, disoccupazione e violenza aggravata da condizioni di forza e prolungata convivenza».
«Queste problematiche – ha concluso Gentile – devono essere trattate con soluzioni appropriate, anche con offerta di prestazioni utili a supportare le famiglie. Occorre richiedere investimenti per il Welfare, indispensabili all’attuazione dell’articolo 3 comma 2 della Costituzione. Ma – ha proseguito – il nostro apporto non si deve limitare a chiedere un incremento di risorse perché ognuno di noi deve fare la propria parte: sul piano processuale, dando voce alle nuove vulnerabilità nelle aule; sul piano delle professioni, curando la preparazione specialistica nelle materie che interessano queste categorie; sul piano culturale e sociale».
Il presidente Di Palma ha invece analizzato da vicino gli effetti della pandemia sui minori: «La pandemia ha procurato un senso di enorme insicurezza e fragilità in un mondo – quello dell’adolescenza in particolare – spesso fondato su un senso di onnipotenza, soprattutto dopo l’avvento delle nuove tecnologie». I minori hanno rispolverato ansie e timori rispetto al futuro. «Ascoltiamo molto frequentemente i minori per cercare di capire quali siano i disagi. Abbiamo rilevato un aumento esponenziale delle patologie psichiatriche, come la depressione addirittura al di sotto dei 14 anni e gravi episodi come tentativi di suicidio e autolesionismo. Non solo la fascia sotto i 18 anni, ma anche di bambini intorno ai 10 anni». Le percentuali sono schizzate negli ultimi due anni a fronte di due fattori: la convivenza forzata e la didattica a distanza. Nel primo caso si riscontra che «determinati nuclei famigliari, tali solo “cartolarmente”, si sono trovati costretti alla convivenza». Questo «ha dato vita ad un aumento di tutti gli episodi di violenza domestica dove i minori sono stati vittime o hanno assistito alla violenza tra i coniugi». L’accumulo di questo bagaglio è stato trasposto all’esterno e si è tradotto nell’incremento di reati di rissa o lesioni personali. «Con la Questura – ha detto Di Palma – abbiamo approntato piano di intervento e prevenzione anche per intervenire sulla vendita di alcolici ai minorenni», ma «il nostro intervento dal punto di vista penale è a valle, quando ormai il reato si è consumato e si è verificata la lesione di un interesse. Dal punto di vista civilistico riusciamo a fare di più perché è successivo alla segnalazione di un disagio». Altro dato inquietante è quello registrato sul fronte dei reati a sfondo sessuale commessi via internet: «Nel 2021 è stato registrato un incremento del 438% di questi reati», che rende ancor più necessari gli interventi a tutela del minore sia da parte degli organi giudiziari, ma anche e soprattutto da parte della società civile e del terzo settore. Di Palma, in tal senso, richiama l’importanza di istituti come la “messa alla prova” dacché «percorso che si fa insieme alle istituzioni che non puniscono, ma sono vicine al cittadino». Il giudice riscontra «buona volontà nel mondo del terzo settore», ma auspica un maggiore coordinamento: «Taluni settori vedono una massiccia presenza mentre in altre situazioni è scarsa. Ci vorrebbe una più equa distribuzione delle associazioni presenti». (redazione@corrierecal.it)
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