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inaugurazione anno giudiziario

I presidenti distrettuali degli avvocati: «Carenze di organico e strutturali nei nostri tribunali»

Talerico: «Serve una vera riforma della giustizia». Infantino: «Palazzo di giustizia simbolo peggiore della comunità reggina»

Pubblicato il: 22/01/2022 – 14:22
I presidenti distrettuali degli avvocati: «Carenze di organico e strutturali nei nostri tribunali»

LAMEZIA TERME «Come ogni anno siamo costretti a registrare le difficoltà del sistema giudiziario, anche per l’incapacità di riformare in maniera organica un apparato che oramai è collassato da tempo, anche tenuto conto della recente relazione sullo stato della Giustizia resa in Parlamento dal ministro della Giustizia. Del resto, non abbiamo mai avuto un vero progetto di riforma del processo penale e di quello civile nella loro globalità, anche in considerazione dell’avvicendarsi delle varie maggioranze parlamentari che hanno cancellato spesso parte del lavoro del Governo precedente ed adottato soluzioni disorganiche e disancorate dalle vere esigenze organizzative, salvo complicare l’accesso alla Giustizia». Lo ha detto il presidente dell’ordine distrettuale degli avvocati Antonello Talerico nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, nell’aula bunker di Lamezia Terme.

Antonello Talerico, presidente dell’Ordine distrettuale degli avvocati di Catanzaro

Processi definiti a distanza di anni

«Abbiamo ancora tanti processi per gravi reati che vengono definiti anche a distanza di anni rispetto all’epoca della presunta commissione del fatto-reato – ha proseguito Talerico – e, quindi lo Stato giunge ad applicare una sanzione in ritardo e spesso quando l’imputato magari si è già da tempo affrancato dal suo mondo criminale e la sanzione punitiva rischierebbe di non soddisfare più neanche la stessa vittima del reato, piuttosto si rischierebbe con la carcerazione tardiva di reinserire il condannato nuovamente nel circuito criminale. Sia ben chiaro che riteniamo giusto che un imputato colpevole venga condannato anche nel più breve tempo possibile. Ma è anche giusto che un imputato innocente venga processato ed assolto nel più breve tempo possibile, poiché in quei lunghi anni di durata del processo vengono distrutte le vite di molte persone, non solo quella dell’imputato, ma anche quelle dei propri familiari e di tutti coloro che sono a diverso titolo coinvolti, anche emotivamente, nella vicenda endoprocessuale».
«Del resto, il 40% circa delle sentenze di condanna di primo grado, vengono poi riformate nel giudizio di appello – sono i dati che riporta Talerico –, così ben comprendendosi come un processo per una persona innocente possa tradursi in un vero proprio calvario, anche per l’isolamento sociale e mediatico che spesso compromette anche gli affetti e la propria carriera lavorativa o politica.  Occorrono riforme che consentano di avere una giusta punizione dei colpevoli ed il risarcimento delle vittime o dei familiari nel più breve tempo possibile. Un processo penale che intervenga in tempo utile e, qui penso ad esempio ai reati che si consumano anche nelle strette mura familiari, ai reati contro la persona in generale, la cui impunità costituisce un vero e proprio crimine contro l’umanità e un totale fallimento della del sistema giustizia che abbandona proprio i soggetti più deboli ed indifesi.  Siamo abituati oramai alle riforme del processo fondate e generate da compromessi politici per gli equilibri di coalizione o di partito, anziché a riforme organiche in risposta alle effettive esigenze della domanda di giustizia».

La situazione nel Distretto di Catanzaro

«Un breve cenno deve essere fatto alla situazione in cui versa il Tribunale distrettuale di Catanzaro – ha detto Talerico –, che opera oramai in una situazione emergenziale perenne e, che rischia di implodere per come dichiarato dal Presidente del Tribunale di Catanzaro dinnanzi la Commissione Antimafia. Sennonché, allo stato la scopertura è di ben 11 magistrati togati e, quindi sono solo 41 i magistrati su 52 ad essere effettivamente in servizio, numeri questi comunque del tutto inadeguati rispetto ai flussi ed ai carichi di lavoro ed alla natura e qualità degli affari. Pertanto, in ragione di tale deficit di risorse i carichi di lavoro sono oggettivamente tali da mettere in crisi l’organizzazione dell’intero Ufficio, specie alla luce di alcuni maxi processi  che hanno inflazionato le attività dell’Ufficio gip-gup, del Riesame e delle misure di prevenzione, con il serio rischio di incorrere in una involontaria quanto pericolosa giustizia sommaria e/o affetta da gravi errori. Altra condizione che concorre a tale quadro è l’avvicendamento ciclico dei giudici, ciò in quanto molti magistrati applicati presso il Tribunale catanzarese sono per lo più di prima nomina, pertanto spesso una volta maturato il periodo minimo di attività in sede, avanzano istanza di trasferimento per avvicinarsi alle città di provenienza o a sedi lavorative meno disagiate.  A ciò sono conseguiti lunghi periodi di vacatio delle postazioni dei magistrati trasferiti che incidono sull’aumento dell’arretrato e sulla difficoltà di evadere le sempre più numerose domande di giustizia.  Addirittura un magistrato formalmente presente in pianta organica dal 2018 non si è mai insediato presso il Tribunale di Catanzaro, ed il Csm soltanto a distanza di tre lunghi anni ha ritenuto di prenderne atto».

I trasferimenti e le gravi carenze di organico

«La situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente i probabili nuovi trasferimenti a seguito di un recente bando, con ciò la scopertura rischia di salire a ben 20 magistrati su 52 previsti in organico. In tale quadro entrambi i settori civili e penali ne hanno risentito, si sono così ridotti i magistrati giudicanti applicati presso le sezioni civili trasferiti “d’urgenza” per la necessità di coprire le postazioni rimaste vacanti presso la sezione gip-gup ed al Riesame. Ciò come era inevitabile ha determinato un gravissimo e diffuso rallentamento  delle attività processuali e la stessa produttività  del Tribunale distrettuale, con processi anche nel civile che oramai vengono rinviati più volte a distanza di due o tre anni anche per la sola precisazione delle conclusioni (con una durata media del primo grado superiore anche ad anni 8 solo). Del resto, a fine giugno 2021 nel settore separazioni e divorzi erano ben 4.593 i giudizi pendenti; ben 3.228 erano i giudizi pendenti nel settore lavoro e previdenza (ove per lungo periodo sono stati in servizio soltanto due magistrati togati, con una durata media dei giudizi di primo grado ben oltre gli anni 4), 2.587 giudizi in materia di protezione internazionale e ben 4.720 giudizi pendenti presso le esecuzioni mobiliari (altro settore che rischia di mettere in crisi l’economia di un intero territorio per le lungaggini processuali preordinate al recupero dei crediti)». 
Talerico dà atto che «i numeri della Corte di Appello di Catanzaro pur evidenziando una carenza organica perenne, confermano una importante produttività ed una capacità di smaltimento dell’arretrato che consegnano un trend positivo, superiore ai dati medi nazionali. Detto ciò, dobbiamo ancora una volta denunciare lo stato tragico delle carceri che necessita di una riforma organica, specialmente in tema di carcerazione preventiva, che in uno Stato di diritto va limitata a casi eccezionali. Ciò in ragione dei numerosissimi errori giudiziari che annualmente conducono ingiustamente in carcere, ancora, troppe persone innocenti».
«Di poi – ha aggiunto l’avvocato – occorre ribadire la necessità di avere un’avvocatura libera ed indipendente, in quanto troppo spesso oggetto di persecuzione, anche mediatica, in quanto professione che si svolge sul crinale difficile della vicinanza umana all’uomo in errore.  Una indipendenza che va rafforzata essendo la faccia speculare della presunzione di non colpevolezza, evidenziandosi, così, il ruolo fondamentale per l’esercizio del diritto di difesa».

Infantino: «Riscatto della comunità deve partire dal palazzo di giustizia»

Rosario Infantino, presidente dell’Ordine distrettuale degli avvocati di Reggio Calabria

È stato incentrato sull’edilizia giudiziaria l’intervento del presidente dell’ordine degli avvocati di Reggio Calabria Rosario Infantino durante la cerimonia d’inaugurazione dell’Anno giudiziario.
Infantino, in particolare, si è soffermato «sull’ormai famoso nuovo palazzo di giustizia, la grande incompiuta», definendolo «l’immagine peggiore della comunità reggina. Il nostro riscatto parte da qui. L’esempio di una giustizia efficiente passa attraverso quest’opera. L’autorevolezza dell’istituzione è dentro e fuori quelle mura. Mettiamoci tutti la faccia. Abbiamo pazientato per 16 lunghi anni, ma abbiamo anche dormito per troppo tempo. La città vuole il nostro contributo, aspetta le nostre iniziative e pretende che la rinascita dei valori di giustizia a Reggio Calabria abbia inizio dal completamento dell’opera primaria all’interno della quale si esercita la giurisdizione».
«La nuova sede del Tribunale – ha detto ancora il Presidente dell’Ordine degli avvocati – è un punto fermo per Reggio Calabria, il riferimento della tutela dei diritti ed il luogo su cui i giusti ripongono le loro speranze. Un’opera degradata, malconcia, non finita, deprezzata, finanche saccheggiata, è il simbolo di un fallimento generalizzato dello Stato di diritto. È bene che parta proprio da qui un segnale di cambiamento affinché quel palazzo possa divenire, da subito, il luogo simbolo della legalità in questa città».

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