Il Corriere della Sera, ieri, ci offriva un editoriale dell’acuto Angelo Panebianco nel quale ci spiegava cos’è la buona politica. Sintetizzando, con estrema semplicità e chiarezza, Panebianco indicava la differenza tra la cattiva politica e la buona politica argomentando che la prima si preoccupa di soddisfare interessi a breve termine, e la seconda di ricercare un virtuoso equilibrio fra interessi a breve e a medio termine. Per buona politica s’intende quella che riesce a rinunciare di consumare tutte le uova oggi in modo da avere qualche gallina domani. Ma la differenza tra buona e cattiva politica, aggiunge Panebianco, non dipende dalla “bontà” o dalla “cattiveria” dei politici, ma dall’esistenza o meno di strutture e meccanismi che facilitino o ostacolino la buona politica.
Ieri è stato proclamato segretario regionale del Pd, Nicola Irto. Giovane brillante, colto, con un ragionamento robusto e un consenso consolidato. Come direbbe Max Weber, passione, lungimiranza e senso di responsabilità non gli mancano. Ha tutte le qualità per fare bene dopo anni di commissariamento che, proprio per la natura di questo istituto, aveva azzerato la partecipazione e soffocato le spinte di tanti giovani talenti che al Pd guardano come forza propulsiva di un nuovo riformismo.
Esiste un rischio, però, ed è bene manifestarlo, perché l’entusiasmo di queste ore non si trasformi in unanimismo che tanti danni potrebbe portare a quella che è da me considerata una grande opportunità per la Calabria e i calabresi. L’assemblea e la direzione regionale del partito sono state costituite e sono perciò operative; probabilmente questi organismi rispondono alla geografia delle figure istituzionali e, forse per questo, alcuni territori sono sprovvisti di rappresentanza. Ma era necessario procedere speditamente per cui gli errori di valutazione sono ammessi.
Il punto è un altro, e cioè qual è il messaggio che riusciremo a dare ai calabresi in una fase nella quale tutto è assorbito dalla quotidianità e dagli interessi a breve termine, senza preoccuparsi di ciò che sarà la Calabria post pandemica. Ed è qui che Irto ha il dovere di rovesciare il tavolo, di spazzare via lo schema degli equilibri interni e spalancare le porte del partito ai tanti giovani nel frattempo formatisi nelle università unitamente alle esperienze virtuose che pure tra gli amministratori e i dirigenti di partito esistono.
Rigenerare – termine molto caro al nuovo segretario – nel senso religioso significa far nascere a nuova vita nel segno della grazia; nel senso più squisitamente politico, vuol dire ricondurre all’antica dignità, rendere di nuovo efficiente. E’ una sfida difficile, nella quale il rischio dell’incantesimo dell’impossibile e della rinuncia è sempre dietro l’angolo. Nell’era dell’immediatezza e della velocità a tutti i costi è necessaria la prudenza al fine di prevedere – vedere prima – ciò che può accadere poi. E’ un tema questo che riguarda la democrazia che può apparire lenta ma che necessita di condivisione e ragionamento. Affrettarsi lentamente è il motto che consiglierei al nuovo segretario perché rese grandi l’imperatore Ottaviano Augusto e Cosimo I de’Medici.
Sarà l’agenda politica della nuova segreteria a fare la differenza, ancorandosi alle necessità dei calabresi e stabilendo una connessione sentimentale capace di riaccendere la speranza.
A Nicola Irto non mancano le qualità; tuttavia, lo schema dovrà necessariamente cambiare. Tocca a lui indicare la rotta e mantenere dritta la barra.
*già consigliere regionale e sindaco di Cetraro
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