CATANZARO «Se ci fossero ancora dubbi sull’involuzione, lenta e inesorabile, del nostro Paese, avviata con le elezioni del 1994 e che si sta evidenziando con intensità con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, dovrebbero essere fugati. Il più significativo appuntamento istituzionale a cui il Parlamento è chiamato è rivelatore di un enorme vuoto culturale». Lo afferma, in una nota, l’ex deputato Mario Tassone, segretario del Nuovo Cdu. «Non c’è alcun disegno, che non è mai mancato nei delicati appuntamenti istituzionali – aggiunge Tassone – ma solo l’affastellarsi di interessi personali dei clan e di un sottobosco di personaggi in cui è difficile riscontrare tracce di umanità. Appare chiaro l’approdo di un Paese in cui la politica, i partiti non ci sono più. Le rappresentanze intermedie sociali e di categorie hanno perso la vigoria della dialettica e della proposta per rifluire in un comodo sistema che non consente sommovimenti. Una democrazia sempre più appannata è stata quella vissuta in questi anni, con immensi spazi della politica lasciati incustoditi e abusivamente occupati. Non si sa chi sarà eletto alla Presidenza della Repubblica. È in campo Draghi, la cui elezione dimostrerebbe che il ruolo delle sedicenti formazioni politiche sarà stato solo un contorno folcloristico. Draghi, le cui capacità sono indiscusse, rappresenta un passaggio obbligato in un vuoto generale di idee e di proposte. Si consuma così la capitolazione democratica e politica del Paese. Draghi fu chiamato alla Presidenza del Consiglio di fronte alle enormi difficoltà, accompagnato da mille lodi e dal frastuono di tanti peana. Un’apertura di credito enorme, un affidarsi laicamente a un capo forte con una storia forte. Dicemmo subito che l’Italia aveva un lord protettore a cui anche l’Europa si affidava. Entrava in crisi la democrazia dei leader, dei capi manipoli».
«Oggi con l’eventuale elezione di Draghi – dice ancora il segretario del Nuovo Cdu – ci troveremmo in un sistema autocratico. Un Presidente della Repubblica votato per trascinamento, senza sussulti ma nella freddezza della rassegnazione. Ma dobbiamo guardare in positivo. Con Draghi la cosiddetta ‘Seconda Repubblica’ giungerebbe alla fine del percorso. Noi crediamo ai ricorsi storici in cui una Nazione riscopra gli antichi valori ed il gusto del ritorno alla normalità. Razionalità, saggezza, equilibri e partecipazione sono gli ingredienti non virtuali ma sostanziali della democrazia».
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