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La Dia compie trent’anni, Vallone: «Mafie si muovo nel “metaverso”, non sono più coppola e lupara» – FOTO

Il direttore alla mostra per il trentennale a Palazzo Alvaro. «Bloccheremo tentativi di infiltrazione negli appalti del Pnrr. Mafie si muovono in forma unitaria»

Pubblicato il: 24/01/2022 – 19:22
di Francesco Donnici
La Dia compie trent’anni, Vallone: «Mafie si muovo nel “metaverso”, non sono più coppola e lupara» – FOTO

REGGIO CALABRIA A trent’anni dalla nascita della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) Palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana di Reggio Calabria, ospita la mostra “L’Antimafia attraverso foto, immagini e cronaca dei giornali”, mostra che racconta l’impegno delle donne e uomini che dal 29 ottobre 1991 ad oggi animano l’attività del corpo. Per il taglio del nastro è presente Maurizio Vallone, che ha vissuto le diverse evoluzioni della Dia dall’inizio fino al più recente ritorno per diventarne direttore. Nel mezzo anche l’esperienza come questore della città dello Stretto alla quale rimane legato: «Reggio – dice – è una grandissima piazza per la Dia. Operazioni importantissime sono state fatte in passato, altre sono in cantiere e altre ancora si stanno avviando. L’Antimafia non si ferma e qui abbiamo una straordinaria procura della Repubblica che ci dirige nelle attività investigative. Insieme a magistrati di questo talento siamo sicuri che avremo un’attività di contrasto estremamente dinamica e capace di bloccare qualsiasi tentativo di infiltrazione negli appalti del Recovery fund».

Trent’anni anche dalle stragi degli anni 90

Vallone guarda già in prospettiva anche se i 26 pannelli nella sala “Umberto Boccioni” raccontano anni di storia, successi, ma anche pagine dolorose come quelle delle stragi dei primi anni 90. Il direttore è accompagnato dal prefetto Massimo Mariani, dalla vicepresidente regionale Giusy Princi e dal padrone di casa, il sindaco facente funzioni della Città Metropolitana Carmelo Versace. Dobbiamo modulare il nostro impegno alle sfide che ci vengono proposte. Rispetto a trent’anni fa il quadro è cambiato. «Non si vive il clima di quegli anni, del 1992. – dice il prefetto Mariani – Questo anniversario ricade nell’anniversario delle stragi e se riflettiamo sul clima di quegli anni e di questi anni ci rendiamo conto di quanta strada sia stata fatta». Il prefetto richiama la ricorrenza del trentennale di Capaci e Via d’Amelio. È il racconto di una mafia sanguinaria, sicuramente diversa sa quella attuale, paradossalmente «più ricca e più potente». Per fronteggiarla «serve modulare l’impegno alle sfide che ci aspettano. Dobbiamo rifuggire l’idea che sia un’emergenza», aggiunge il prefetto, che richiama importanti conquiste come il progetto I-Can, tra i fiori all’occhiello dell’attività internazionale della Dia – a questo è dedicato uno dei primi pannelli della mostra – partito proprio da Reggio Calabria.

«Orgogliosa» si dice invece la delegata della Cittadella che la Calabria sia stata scelta tra le prime tappe di questo appuntamento. «Questo – dice Princi – è un importante segno. Il nostro territorio ha bisogno di modelli positivi ed esempi virtuosi come lo sono le storie degli uomini e delle donne che hanno scelto di affrontare in prima linea la criminalità organizzata». La mostra itinerante si sposterà settimana prossima a Catanzaro.

L’evoluzione delle mafie

Quasi fosse un filo conduttore tra le due città che ospitano le procure antimafia della regione, scorrendo i pannelli è possibile attraversare la storia di alcune tra le più importanti operazioni che le locali procure hanno coordinato. Dagli anni di “Olimpia” a Reggio fino alla più recente “Basso Profilo” a Catanzaro vengono inseriti anche ritagli dei quotidiani che hanno dato lustro all’attività degli inquirenti. «Sono cambiate tante cose», dice Vallone. «Il Paese è cambiato, le mafie sono cambiate. Oggi dobbiamo adeguare gli strumenti tecnologici alle nuove sfide della criminalità organizzata e dobbiamo aumentare le nostre capacità di penetrare internet e settori semi-sconosciuti. Le mafie non si fermano più alle lupare e alle coppole ma operano nel “metaverso” e hanno a disposizione tecnici di altissima specializzazione. Noi dobbiamo essere al passo e dobbiamo prevenirli».

«Ogni mafia ha una sua specializzazione, ma le mafie si muovono in forma unitaria»

La ‘ndrangheta, come dimostrano le inchieste più recenti, ne fa da padrona. «Ogni mafia ha il suo settore di specializzazione. – continua il direttore della Dia – Così come la Camorra è specializzata nei traffici e nei falsi, la ‘ndrangheta è egemone nei traffico europeo di cocaina». E ogni mafia «non va letta in forma singola» posto che i più recenti arresti giurisprudenziali, anche dei tribunali reggini, hanno confermato la tesi dell’“unitarietà”. «Le mafie – dice Vallone – si aiutano, cooperano tra loro come dimostrato da importanti indagini anche qui a Reggio Calabria. E la Dia è stata creata proprio per elaborare le informazioni che arrivano dai diversi territori in maniera unitaria». Di pari passo con l’affinarsi delle tecniche mafiose e dell’accrescimento dei capitali illeciti «tutti i procuratori chiedono il rafforzamento dei centri Dia per avere personale altamente specializzato. Il personale Dia non è sottratto alle altre forze, ma amplifica e sintetizza le capacità degli investigatori delle forze di polizia che possono confrontare esperienze diverse per avere un prodotto finale migliore».
In particolare su Reggio Calabria che, ribadisce Vallone, «svolge un’attività di contrasto alle mafie straordinadia. Il procuratore Bombardieri e il suo Ufficio sono persone di straordinarie qualità ed eccezionali nella loro dedizione e spirito di sacrificio. I risultati stanno arrivando, i processi portano a condanne esemplari e continuando così sono sicuro che si potrà dare un futuro a questa terra». (redazione@corrierecal.it)

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