CROTONE Aveva il Covid ed è stato abbandonato davanti la serranda chiusa della sede della Caritas diocesana di Crotone, ubicata in un locale a piano terra del palazzo vescovile. A denunciare il fatto è don Rino Le Pera, direttore della Caritas diocesana. L’episodio, secondo il racconto del giovane sacerdote e di due suoi collaboratori, si è verificato sabato 22 gennaio intorno alle 13. Un richiedente asilo, senza fissa dimora, che di notte utilizza il dormitorio della Caritas, si è sentito male ed è stato allertato il servizio del 118 pitagorico. Il ragazzo aveva la febbre e all’ospedale “San Giovanni di Dio” è stato eseguito il tampone, che è risultato positivo al Covid-19. «All’ospedale, però, non c’erano posti per ricoverarlo – racconta don Rino – ed è stata verificata la disponibilità anche delle altre strutture ospedaliere della Calabria, senza successo». Posti per ricoverare malati Covid, secondo quanto è stato riferito al sacerdote, quindi, «non ce ne erano nemmeno negli altri ospedali contattati dai medici di Crotone».
La sorpresa è arrivata in serata. «Il ragazzo – sottolinea con amarezza don Rino – è stato trasportato con un’ambulanza, poi parcheggiata davanti alla saracinesca chiusa della sede della Caritas. Non potevamo lasciarlo lì e nemmeno farlo entrare nel dormitorio per evitare che il contagio potesse essere trasmesso anche agli altri ospiti. Non si capisce – puntualizza don Rino – perché a Crotone non siano stati creati i Covid hotel, come è stato fatto in tante altre città italiane».
Un altro «increscioso episodio si è verificato la sera, sempre di sabato 22 gennaio». Un altro giovane senza fissa dimora, richiedente asilo, aveva la febbre a 39 ed era venuto a contatto con il ragazzo portato in ospedale. Secondo il sacerdote poteva essere stato infettato. «Abbiano chiamato il 118 – ha continuato don Rino – ci è stato detto che non potevano intervenire e suggerito di chiedere l’intervento del medico curante». Un richiedente asilo non ha il medico curante per cui sono stati i rappresentanti della Caritas diocesana a trasformarsi in sanitari: si sono procurati antipiretici ed altri farmaci e si sono presi cura del giovane, evitando così che se ne andasse in giro per la città ad infettare altri. Don Rino ha detto anche di «avere suggerito di chiedere l’intervento del garante della sanità della città senza avere avuto nessuna risposta».
«Sabato 15 gennaio – racconta il sacerdote – siamo stati allertati perché due nuclei familiari con quattro bambini erano stati trasportati dal centro di accoglienza Sant’Anna alla stazione ferroviaria di Crotone e da lì non potevano muoversi perché sprovvisti di green pass». Non potevano prendere né il treno e né altri mezzi pubblici: imprigionati nella stazione dove erano stati accompagnati in quanto destinatari di un decreto di allontanamento emesso in seguito al rifiuto di chiedere la protezione internazionale. «C’erano quattro bambini – continua a dire don Rino – che non hanno responsabilità per il rifiuto dei genitori». Non usa mezzi termini il sacerdote quando dice: «I genitori mandateli dove volete, ma i bambini vanno tutelati». Il problema è il green pass senza il quale i destinatari del decreto di allontanamento dal territorio nazionale non possono lasciare la stazione di Crotone, dove vengono portati con i mezzi della Croce Rossa nel momento in cui viene emesso il decreto. «C’è bisogno di modificare la legge, ma si potrebbe anche procedere con la vaccinazione dei soggetti destinatari del decreto di allontanamento – conclude – prima di scaricarli alla stazione».
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