CATANZARO «La febbre vuol dire liberazione delle tossine per alcuni giorni non succede nulla». Risponde così il ginecologo Roberto Petrella alla moglie di un paziente di Napoli, gravemente ammalato e da giorni alle prese con la febbre a 39. Poi la prescrizione, rigorosamente al telefono: «(…) Prende azitromicina… da 500 mg, una al giorno per sei giorni». È il 6 dicembre 2021 e il quadro clinico del paziente si complica ora dopo ora.
Quella di Roberto Petrella, sul quale pende la richiesta di radiazione dall’Ordine dei Medici di Teramo, è però, secondo l’accusa, l’ennesima diagnosi e prescrizione di cure avvenute al telefono, senza neanche visitare il paziente. Uno degli aspetti più gravi sottolineati nella richiesta di misura cautelare presentata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro firmata dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Giulia Pantano e dal sostituto Saverio Sapia, e inserita nell’ordinanza firmata dal gip, Matteo Ferrante, e che ha portato all’arresto del medico ginecologo, nonché convinto no-vax, finito ai domiciliari e accusato di essere il responsabile del decesso di un paziente. Un’indagine, quella svolta dai poliziotti della Digos, avviata dall’attività di intercettazioni svolta sull’utenza telefonica del medico, nell’ambito di un altro procedimento instaurato a suo carico dalla Procura di Catanzaro.
Dalla prima ed esagitata telefonata passano solo due giorni. La donna, infatti, l’8 dicembre 2021 richiama Petrella, alle 6.20 del mattino. Dal tono di voce della conversazione, captata dagli inquirenti, si coglie tutta la preoccupazione della donna per le condizioni del coniuge, mentre Petrella si mostra scocciato della telefonata alle prime luci dell’alba. «Non so se chiamare ambulanza, adesso» chiede la donna al medico che risponde scocciato: «Ma no! Se vai in ospedale muore, lo intubano (…) aspetta!». «Stia tranquilla – rassicura il medico – lei è in panico, non muore suo marito (…) dagli delle spremute, dagli delle vitamine, polivitamine, hai capito?».
Una rassicurazione inutile perché, poche ore dopo, il paziente morirà. Sarà la segretaria di Petrella a riferiglielo, con tono sconvolto. «Il camionista è morto» dice la segretaria la dottore che risponde: «…quando uno c’ha l’omocistenia alta, il colesterolo alto, il diabete alto rischia la morte da un momento all’altro». «Mi ha chiamato a me e io… che ti pozzo far (…) cioè, tu stai là e chiami a me… è morto eh!».
Attraverso gli approfondimenti investigativi, è stato accertato che la donna e il marito avevano conosciuto il medico Petrella grazie alla sua attività di propaganda di “cure alternative” sui social attraverso video pubblicati quotidianamente e portato agli onori della cronaca anche grazie ad un’inchiesta del 2020 di “Piazza Pulita” andata in onda su La7. E così avevano deciso di affidarsi a lui per curare le numerose patologie dell’uomo, affidandogli all’inizio dell’ottobre 2020 il ruolo di medico curante “di fatto”. Secondo il racconto della donna fornito agli inquirenti, già dal primo incontro avevano riferito a Petrella dei problemi cardiaci e di diabete dell’uomo. E poi i “consigli” di non chiamare l’ambulanza e le cure (inutili) attraverso l’assunzione di vitamine e integratori a base di funghi. «Petrella ci aveva convinti che se lo portavamo all’ospedale lo avrebbero ucciso». (redazione@corrierecal.it)
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