COSENZA Il Tribunale di Cosenza, in composizione collegiale, ha rinviato al prossimo maggio l’udienza relativa al procedimento “Coopservice” scaturito dall’inchiesta “Silence” coordinata dalla Procura di Cosenza e relativa ai lavori eseguiti dall’azienda di Reggio Emilia nell’azienda ospedaliera bruzia. Nell’odierna udienza, la Coopservice – al fine di accedere alla procedura dell’articolo 17 della legge 231 della responsabilità degli enti per eliminare gli effetti dannosi del reato e dichiarare l’estinzione dello stesso con ammissione di responsabilità – ha proposto il pagamento delle quote a titolo di risarcimento danno. Il processo è stato sospeso per 90 giorni al fine di consentire la prova del pagamento delle quote e l’ottenimento della conseguente dichiarazione di soddisfazione del danno patito della parte offesa, l’Azienda ospedaliera di Cosenza.
Il gup del Tribunale di Cosenza, Claudia Pingitore, lo scorso mese di novembre aveva rinviato a giudizio tutti gli imputati: Maria Giacinta; Francesco Spadafora; Mario Veltri; Monica Fabris; Gianluca Scorcelletti; Fabrizio Marchetti; Salvatore Pellegrino; Massimiliano Cozza; Teodoro Gabriele; Achille Gentile; Giancarlo Carci; Renato Mazzuca, e la società Coopservice.
In centinaia di pagine di ordinanza è stato ricostruito il meccanismo nel quale pesano i presunti mancati controlli attuati dall’Azienda ospedaliera di Cosenza nonostante le lamentele ricorrenti per la scarsa igiene rilevata nelle corsie dell’Annunziata. Il gip parla di «artifici e raggiri anche agevolati da parte dei funzionari pubblici dell’Azienda ospedaliera». Inoltre, «le condotte, consumate e tentate, riguardano tutte le mensilità relative agli anni in cui è stato aggiudicato ed è perdurato il rapporto contrattuale con l’Azienda ospedaliera cosentina». Secondo l’accusa, la Coopservice avrebbe «reiteratamente chiesto e ottenuto il pagamento di ore di lavoro mai effettuate», di «servizi mai resi e che mai avrebbe matematicamente potuto rendere». È dall’analisi dei dati Inps che i magistrati ricavano quella che cristallizzano come certezza: l’esame della documentazione, infatti, avrebbe «permesso di rilevare che il numero delle ore di lavoro effettuate da personale Coopservice e Multiservice nell’Ao di Cosenza a titolo di servizi integrativi non arriva nemmeno alle 132mila ore minime annuali previste» dal capitolato d’appalto.
Nel periodo esaminato, l’orario di lavoro dei dipendenti non sarebbe mai cambiato e non ci sarebbero state nuove assunzioni riferite al (teorico) aumento dei servizi. Mentre sarebbero cresciuti «sensibilmente gli importi delle fatture per servizi integrativi extra e, successivamente, di quelli complementari per servizi mai resi». Un’operazione che avrebbe garantito un «profitto ingiusto» per la Coopservice di oltre 3 milioni di euro. (f.b)
In merito alla notizia pubblicata, Coopservice annuncia di «voler procedere al pagamento del presunto danno patito dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza al solo fine di rispettare le condizioni richieste dalla disciplina di cui all’art. 17 del D. Lgs. n. 231 del 2001, senza alcuna ammissione di responsabilità e con riserva di ripetizione nel caso in cui venisse accertata l’esclusione di qualsivoglia responsabilità della società in ordine ai fatti contestati. Peraltro, l’Azienda Ospedaliera non è mai comparsa né in sede di udienza preliminare né innanzi al Tribunale collegiale e non si è costituita parte civile nei confronti delle persone fisiche (peraltro, nei confronti di Coopservice non avrebbe potuto nemmeno farlo ai sensi di un consolidato orientamento giurisprudenziale in materia di responsabilità amministrativa degli enti ai sensi del D. Lgs. n. 231 del 2001) né ha mai formulato richieste risarcitorie, per cui la sospensione del processo è stata concessa in considerazione dell’impossibilità di Coopservice, per ragioni indipendenti dalla propria volontà, di interloquire con la presunta persona offesa nei cui confronti Coopservice vanta ingenti crediti già azionati innanzi al Tribunale di Catanzaro – Sezione specializzata in materia di impresa per un importo complessivo pari a oltre euro 11 milioni».
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