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Gli “aiuti” di Ferrante al dentista di Perugia. I bonifici camuffati per “intervento chirurgico”

Analizzate due ipotesi di usura. Gli interessi alti, gli assegni post datati col beneficiario in bianco. E quel terzo “amico” misterioso

Pubblicato il: 25/01/2022 – 7:23
di Alessia Truzzolillo
Gli “aiuti” di Ferrante al dentista di Perugia. I bonifici camuffati per “intervento chirurgico”

LAMEZIA TERME Un prestito da 3000 euro, da restituire entro tre mesi con la corresponsione di 1000 euro in più a titolo di interessi. E un prestito da 5000 euro da restituire entro cinque mesi con la corresponsione di 1.500 euro di interessi. La persona che aveva bisogno di soldi e che – hanno annotato i carabinieri del Ros – si era rivolta a Gianfranco Ferrante (imprenditore vibonese imputato nel processo Rinascita-Scott con l’accusa di essere partecipe della cosca Mancuso soprattutto per quanto riguarda la “soluzione di questioni relative a vicende economico/commerciali”) è un dentista con studio a Perugia.
Il tenente colonnello Giovanni Migliavacca, comandante della sezione anticrimine del Ros di Catanzaro ha spiegato nel corso dell’udienza, nell’aula bunker di Lamezia Terme, come si sono svolte le indagini che hanno portato alla formulazione di due capi di imputazione di usura che vedono come vittima il dentista umbro.
E’ lo stesso dentista che contatta Ferrante per chiedergli soldi a maggio 2016, impegnandosi a restituire la somma entro il 30 agosto, restituendo 4000 euro tramite due assegni post datati da 2000 euro lasciando in bianco lo spazio relativo al beneficiario.

Gli assegni postdatati senza beneficiario

Il primo contatto, il 22 maggio 2016, tramite sms, parte dal medico il quale fa sapere a Ferrante di essere alle prese con un mutuo e di avere bisogno di 3000 euro. “Se puoi aiutarmi da fratello”, gli scrive, aggiungendo “non mi abbandonare”.
Il 24 maggio Ferrante gli fa sapere, sempre tramite sms: “Dimmi quando posso spedire. Che tempi vuoi”. Il dentista risponde: “Se puoi, almeno tre mesi”.
Concordano la data del 30 agosto per saldare il debito.
“Dimmi come dividere”, chiede il debitore.
“Fai due fogli”, risponde Ferrante da dividere 2 da 2, ovvero, secondo la ricostruzione delle indagini, due assegni da 2000 euro ciascuno.
“Scrivo il tuo nome?”, chiede il dentista.
“No, in bianco”, risponde Ferrante.
In effetti, i militari verificano che sul conto del medico c’è un’operazione del 31 maggio 2016, un versamento da 3000 euro disposto dalla moglie di Ferrante la cui causale riportava: “acconto intervento chirurgico”.

Problemi a coprire il secondo assegno. La preoccupazione del medico: “Tranquillizza l’amico”

A febbraio 2017, Gianfranco Ferrante è stato implicato nell’operazione Robin Hood. In quella occasione il suo cellulare è stato sottoposto a sequestro ed è stata effettuata una perizia sul telefono dove era presente una chat whatsapp con il dentista di Perugia. Il dentista ha difficoltà a coprire il secondo assegno. Ha bisogno di un nuovo blocchetto d’assegni. Scrive a Ferrante che spedirà “un foglio con qualcosa sopra”. “Mi dispiace – dice il dentista – non mi era mai successo ma purtroppo è stato un periodaccio”.
Il tre ottobre 2016 Gianfranco Ferrante gli scrive: “Vedi se puoi farmi quella spedizione che sto facendo una figuraccia”. A chi si riferisse, con chi stesse facendo la figuraccia non viene esplicitato.

Gli assegni a Naturella Frutta

Il primo assegno – spiega Migliavacca rispondendo alle domande del pm Andrea Mancuso – era stato incassato e il beneficiario risulta essere la ditta Naturella Frutta. La ditta in questione, secondo l’accusa, ha quale reale ed effettivo titolare e gestore Antonio Scrugli che è imputato in Rinascita, considerato intraneo ai Mancuso con i quali avrebbe instaurato “un rapporto di reciproci vantaggi”.
La Naturella frutta ricompare, nel rapporto tra Ferrante e il dentista, quando quest’ultimo torna a rivolgersi a Ferrante per chiedere un prestito di 5000 euro. Ferrante impone anche questa volta un alto tasso di interessi: 1.500 euro da restituire in cinque mesi. Ci sono due scadenze: 30 marzo e 30 maggio. Papini riceve il suo bonifico da 5000 euro dal conto intestato ad Antonio Scrugli di Naturella Frutta. Sulla restituzione degli assegni – spiega il tenente colonnello – vi è un gap accertativo perché Ferrante viene arrestato, a febbraio 2017, durante l’operazione Robin Hood dalla quale è nato il processo attualmente in corso davanti alla Tribunale collegiale di Catanzaro.

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