L’eccessiva esposizione mediatica alle notizie sul coronavirus genera ansia negli spettatori. Ma non è solo questo a preoccupare gli psicologi. Secondo quanto emerge da un recente studio pubblicato sul “Journal of Environmental Research and Public Health”, una delle più prestigiose riviste internazionali di psicologia dalla docente Rosa Angela Fabio e dalla psicologa Rossella Suriano, l’eccessiva esposizione alle notizie sul virus, oltre a provocare un notevole stato d’ansia, danneggia la cosiddetta memoria a breve termine. Le due professioniste hanno studiato gli effetti causati dall’eccessiva esposizione mediatica alle notizie del virus nel periodo del lockdown in Italia.
L’obiettivo della ricerca era indagare l’influenza dell’esposizione mediatica su ansia e memoria di lavoro durante la pandemia. In primo luogo, si è teorizzato che l’esposizione mediatica aumentasse i livelli di ansia di stato. In secondo luogo, si è ipotizzato che elevati livelli di ansia di stato compromettessero le performance della working memory sia visiva che uditiva. Il campione era costituito da 101 cittadini italiani di età compresa tra i 18 e i 45 anni. I partecipanti hanno aderito ad un sondaggio online consistente nella compilazione di questionari e nello svolgimento di compiti di memoria di lavoro. Alla luce dei risultati emersi, entrambe le ipotesi sono state verificate: un’esposizione mediatica significativa ha comportato l’aumento dei livelli di ansia, mentre l’ansia ha compromesso le performance della memoria di lavoro sia visiva che uditiva.
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