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Il Pd di Corigliano Rossano è un unicum: fuori dalla direzione regionale e prossimo alla “fusione” rovente

I quattro circoli si fonderanno al congresso. La via è in salita tra guerre intestine, antistasismo, paradigma del bilancino e coesione territoriale

Pubblicato il: 26/01/2022 – 14:29
di Luca Latella
Il Pd di Corigliano Rossano è un unicum: fuori dalla direzione regionale e prossimo alla “fusione” rovente

CORIGLIANO ROSSANO Il Partito democratico di Corigliano Rossano rappresenta un unicum nel panorama dem calabrese. Per due ordini di motivi. In primis perché tra i cinquanta componenti della direzione regionale non c’è alcun rappresentante della città e più in generale della Sibaritide. Poi, perché nel corso del prossimo congresso cittadino, che si terrà in concomitanza con quello provinciale il 18, 19 e 20 febbraio, i quattro circoli attualmente esistenti si fonderanno. Ed il battesimo del circolo cittadino unico, c’è da starne certi perché lo dice la storia, non sarà propriamente una festa. Da sempre, di fatto, le anime del Pd delle due ex città – e della Sibaritide – non hanno mai mosso battaglie comuni né su grandi né su piccoli temi. Alle elezioni amministrative del 2019, a dimostrazione del teorema, una costola ha sostenuto Gino Promenzio, l’altra Flavio Stasi, il nadir e lo zenit, due antipodi che non si incontreranno mai. I tre circoli del Pd di Corigliano – Centro storico, scalo e Schiavonea – e quello di Rossano sono stati sempre quattro entità a sé stanti, consumati e dilaniati dai mille rivoli delle correnti interne e dalle guerre intestine quando c’è da posizionarsi o afferrare incarichi.
Quella voglia di ricostruzione su base riformista di un partito che vuole riconnettersi coi territori, imbastito dal neo segretario regionale Nicola Irto, da queste parti non c’è e nessuno l’ha ancora vista. Peraltro, l’aver tagliato fuori un territorio che conta 230 mila abitanti ha provocato sdegno in buona parte della base e qualche dirigente, anche se nessuno lo dice pubblicamente.
A proposito di dirigenti, qualcuno di quelli locali, ad onore del vero, sta provando a tessere le fila della “fusione” dei circoli, ma ci sarà – come sempre – da sgretolare pregiudizi e le ritrosie che stanno accompagnando la politica locale. Certo, ragionare secondo il paradigma del bilancino, è opinione condivisa solo sulla carta, abbassa il livello della discussione, ma resta il fatto che l’operazione non sarà facile, giacché da settimane il confronto sembra essere incagliato sul luogo di nascita del prossimo segretario “unico” – tra Corigliano e Rossano – stampigliato sulla carta d’identità. Di nomi ne circolano tanti e non è da escludere che possa uscire dalla rosa composta da Giuseppe Tagliaferro, Enzo Reda, Pino Le Fosse e Luigi Iacino, con i “volponi” – quelli cresciuti a pane e politica, e dei mille incarichi o i tesserati storici – in ultima fila a godersi lo spettacolo e ad attendere il “cadavere” del nemico.
Insomma, se il Pd coriglianorossanese si assesta da anni intorno al 10% dei consensi – dall’11% delle amministrative 2019 al 7% delle ultime regionali – mentre le continue débâcle elettorali sono addebitate sempre agli altri, un motivo ci sarà. E come quello regionale, il partito dem locale, non sembra far mai tesoro delle esperienze passate. Per di più, la forza aggregante di una parte dei quasi 400 tesserati – tra questi oltre un centinaio di nominativi sono sub iudice ancora sul tavolo della commissione di garanzia – è l’antistasismo. Ovvero la smania di ostacolare l’ingresso del sindaco di Corigliano Rossano nel Partito democratico.
La transumanza di un gruppo di fedelissimi di Flavio Stasi in quel Pd sempre avversato è un altro dei temi caldissimi delle ultime settimane. In questa direzione, il primo cittadino continua a incontrare il responsabile nazionale degli enti locali del partito e commissario provinciale, Francesco Boccia – l’ultima volta, pare, nei giorni scorsi – bypassando e irritando il partito locale e provinciale. Sul piatto il presumibile ingresso tra le fila dem dell’ex enfant prodige della politica locale ed una sua candidatura a presidente della Provincia di Cosenza, da contendere a Ferdinando Nociti, sotto l’egida del Pd.
Postilla a parte, ancora, meriterebbe qualche simpatizzante del centrodestra, tesseratosi col Pd proprio per far numero nella guerra a Stasi.
Insomma, se a tutti questi problemi si sommano una pressoché nulla coesione territoriale, le condizioni per consumare ulteriormente il partito dall’interno – oltre a quelle che ci sono già – e accompagnarlo ad altre sconfitte elettorali, ci sono tutte. (l.latella@corrierecal.it)

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