CATANZARO «Sono trascorsi ben 26 anni della promulgazione della legge 109 del 1996 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati voluta da Libera e quasi 40 anni dalla legge Rognoni-La Torre. Non si era mai registrato nel corso di questi decenni un investimento di 250 milioni di euro previsto dal bando a valere sui fondi Pnrr, promosso dall’Agenzia per la coesione territoriale, con lo scopo di individuare almeno 200 proposte progettuali finalizzate al recupero, ri-funzionalizzazione e valorizzazione di beni confiscati alla criminalità organizzata». A lanciare l’appello ai comuni calabresi, in una nota, il coordinamento calabrese dell’associazione libera che rimarca le richieste presentate a livello nazionale di modifica al bando, «che puntualmente non sono state prese in considerazione».
«Riteniamo, comunque, che sia un’occasione di grande importanza che non può essere in alcun modo disattesa», scrive ancora l’associazione.
Beneficiari di tale opportunità sono i comuni ricadenti nelle otto regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Il bando scade alle ore 12 del 28 febbraio, a seguito della proroga ammessa, su richiesta di Libera e tantissime realtà italiane del mondo del Terzo Settore. Dal monitoraggio che Libera svolge periodicamente sulla situazione dei beni immobili confiscati, risulta che attualmente in Calabria sono 128 gli enti locali che hanno acquisito al patrimonio complessivamente 2431 beni immobili confiscati. Di questi, solo 337 risultano utilizzati. Un patrimonio enorme da valorizzare che rimane spesso abbandonato e la causa principale è proprio la mancanza di fondi necessari per avviare le necessarie ristrutturazioni causate dalla lungaggine delle procedure giudiziarie. Sebbene le Associazioni e le Cooperative sociali non possano presentare domanda in quanto i fondi sono destinati solo agli Enti Locali, il bando potrà essere l’occasione per avviare delle procedure di co-progettazione e co-programmazione con le realtà sociali, secondo quanto previsto dall’art. 55 del Codice del Terzo Settore. «La valorizzazione dei beni confiscati è una forte azione concreta nella lotta contro le mafie, ma soprattutto è uno strumento per la progettazione di percorsi di legalità, giustizia sociale e può diventare anche occasione per creare posti di lavoro», conclude l’associazione, che aggiunge: «Per tale motivo Libera Calabria fa appello alle Amministrazioni locali affinché questa opportunità davvero unica non rimanga inevasa. Come sempre, mettiamo a disposizione la nostra esperienza nel settore, per consentire un sano e proficuo confronto con soggetti che gestiscono già dei beni confiscati e con altre realtà sociali presenti nei territori interessati, onde poter veicolare e condividere idee e proposte progettuali».
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