AOSTA È stata tradotta in carcere Maria Rita Bagalà, 52 anni, avvocato e figlia di Carmelo Bagalà, anch’egli in carcere e anch’egli implicato, insieme alla figlia, nell’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata “Alibante”. La Suprema Corte ha confermato – come disposto dal Tribunale del riesame in sede di appello – la riqualificazione del reato contestato alla Bagalà da concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel corso dell’operazione Alibante, il 3 maggio 2021, Maria Rita Bagalà era stata posta ai domiciliari dal giudice per le indagini preliminari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. A questa decisione si era opposta la Dda che aveva fatto appello al Riesame contestando il fatto che l’indagata – difesa dall’avvocato Mario Murone – fosse intranea all’associazione mafiosa capeggiata dal padre.
A novembre scorso i giudici del Riesame avevano accolto le tesi della Procura, per la quale l’intraneità dell’indagata sarebbe dimostrata dal fatto che la stessa «compaia in prima persona — e non come mera delegata del padre Carmelo — in tutti i settori chiave del programma criminale della cosca. È lei che, forte delle sue competenze professionali in ambito economico e giuridico, fissa gli stessi obiettivi dell’organizzazione e pianifica le modalità di realizzazione degli stessi, figurando quale vera e propria mente operativa del sodalizio». La Cassazione ha accolto le tesi del Tdl e oggi è stata eseguita la misura cautelare in carcere per l’avvocatessa.
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