CATANZARO “Casa delle Culture” piena (per quanto possa essere piena in tempi di Covid), una folta platea a prevalente trazione centrosinistra ma in realtà trasversale, “bipartisan”, persino “ultrapartisan”, tanta politica ma anche volti del mondo dell’imprenditoria, delle professioni e della cultura. Valerio Donato supera l’impegnativo test della prima uscita pubblica da candidato sindaco di Catanzaro, il test – per intendersi – nel quale ci si doveva contare, pesare e misurarsi. L’avvocato e docente dell’Umg svela le (prime) carte, toglie il velo e sostanzia la sua candidatura con e nella “Conferenza dei cittadini”, che è il volano della sua proposta politica molto civica e poco partitica, aperta ad ampio spettro all’intera società catanzarese. A naso, a vedere la risposta, una proposta che appare “robusta”.
«La formazione delle coalizioni – spiega Donato parlando con i cronisti prima della convention – è ancora prematura ma c’è un grandissimo interesse da parte di liste e gruppi di centro e anche di pezzi di elettorato sia di sinistra sia di centro sia di destra. Da quello che percepisco, dalle telefonate e dai contatti, ho una percezione positiva, ma al momento non saprei ponderarla». Inevitabile la domanda sul Pd, al quale è iscritto: «Al momento – sostiene Donato – non ci sono state interlocuzioni con il Partito democratico, poi – specifica il candidato sindaco – certo che parlo con tutti, figuriamoci con il Pd. Potrei mai negare una chiacchierata al segretario regionale del Pd? Sarebbe disdicevole». Ma sia chiaro, aggiunge: «Non mi aspetto nulla, faccio un percorso che è indirizzato alla città, mi aspetto che possa fare qualcosa per la città. Questa è l’ambizione maggiore».
In ogni caso, in platea c’è parecchio Pd, c’è la consistente area dei Guerriero, a un certo punto si intravede – com’era del resto prevedibile – il coordinatore dei circoli democrat della città, Salvatore Passafaro, c’è poi uno zoccolo duro dei democrat rappresentato da ex Ds, ex Margherita e attori della lunga stagione loieriana, ci sono centristi di ogni estrazione ed espressione delle tante galassie ex Dc, esponenti sindacali come la Cgil, imprenditori come Peppe Gatto, Maurizio Mottola D’Amato e Rino Abramo, uno dei fratelli del sindaco Sergio, due consiglieri comunali eletti nel 2017 con il centrodestra come Enrico Consolante e Andrea Amendola, e tanti altri. Enrico Consolante e Andrea Amendola, e tanti altri. A un certo punto arriva anche il presidente dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro Antonello Talerico, già candidato alle Regionali con Forza Italia e ora papabile candidato sindaco, che si siede in platea. Insomma, il richiamo di Donato c’è, si vede e si tocca con mano. E da domani si vedranno le possibili evoluzioni politiche di questa prima uscita pubblica del candidato sindaco. Quanto alla presenza di altri due candidati sindaco di area centrosinistra, Nicola Fiorita e Aldo Casalinuovo, Donato osserva: «In questo momento ho solo un’ideologia, che mi manda avanti, ed è la città. Tutte le altre mie componenti interiori e spirituali sono sospese. C’è un solo grande interesse: contribuire allo sviluppo della città, con il buon senso e l’impostazione che in una campagna elettorale si danno. Questo e non altro è lo strumento di persuasione che si deve utilizzare in politica».
Donato poi non si lascia andare alla tentazione di esibire i muscoli nelle interviste con i giornalisti: «Al momento non mi pongo un problema di numero di liste, ovviamente tengo molto alla qualità dei candidati, certo al momento c’è un numero cospicuo di liste che manifesta interesse, in cosa poi questo si concretizzerà non lo so dire, ma è un numero elevato di liste. Sia formazioni civiche sia partiti politici». Porte aperte a tutti «tranne – rimarca Donato – a chi è stato protagonista della condizione di difficoltà della città». Quindi, i punti più prettamente programmatici: «La Conferenza dei cittadini – spiega il candidato sindaco – è lo strumento fondamentale per assicurare la partecipazione dei cittadini alla vita della città e per ricostituire la comunità politica che in questo momento non esiste a Catanzaro: quindi, è uno strumento di partecipazione, di controllo dei poteri pubblici chiunque dovesse esercitarli e che in questo modo potrebbero essere esercitati in modo meno arbitrario di quanto potessero essere». E ancora: «Non sono così presuntuoso da pensare di poter conformare il Consiglio comunale. Il Consiglio comunale – prosegue Donato – è il frutto di una votazione libera, e gli elettori quindi sceglieranno chi preferiscono. Ciò che mi preoccupa di più è la formazione di una suadra di governo della città che sia efficiente, efficace, e che abbia sensibilità politica». Il cuore del programma è la parola simbolo “Rinascita”, raffigurata – rileva Donato – «nel carlino del 1528, che è stato un privilegio concesso da Carlo V dopo la resistenza e la vittoria dei catanzaresi nell’assedio contro i francesi: vuole esprimere la tenacia, la caparbietà e la intelligenza dei catanzaresi, che sarebbe il caso tornassero in cmapo attraverso gli strumenti della partecipazione e dessero il loro contributo al migliormento della vita della città».
Per Donato la Catanzaro del futuro «dev’essere in primo luogo capace di riconquistare la centralità sul territorio regionale, deve ritornare a essere capoluogo dell’istmo e della regione, e per fare questo è necessario che vi siano istituzioni forti, rappresentative e assicurino un legame forte con il territorio». Infine, l’impegno: «Io farò una campagna elettorale tutta indirizzata a promuovere proposte positive, non mi interessano le analisi: i dati di fatto presenti parlano di una gravissima condizione di difficoltà della città, mi basta questo per dire se un’amministrazione del passato sia stata efficace o no. Ma – conclude Donato – non mi imbarco in analisi che si limita alla critica senza apportare nulla di serio e positivo». (a. c.)
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