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Cosenza, rinasce la cappella del Rosario. «Un’opera magnificente» FOTO – VIDEO

L’oro, in tutto il suo splendore, esalta il barocco seicentesco. I restauri hanno ridato «brillantezza alle stuccature». Un luogo che merita di essere visitato

Pubblicato il: 29/01/2022 – 7:00
di Fabio Benincasa
Cosenza, rinasce la cappella del Rosario. «Un’opera magnificente» FOTO – VIDEO

COSENZA Il consolidamento e restauro parziale dell’oratorio dell’arciconfraternita del Rosario annesso al Complesso Monumentale di San Domenico di Cosenza ha richiesto la collaborazione di esperti professionisti. Che hanno restituito alla città dei bruzi una tra le più belle e suggestive chiese presenti sul territorio. I lavori si sono concentrati sul recupero del soffitto, degli stucchi, degli intagli lignei, degli affreschi e delle tele con l’esclusione della sola zona presbiteriale. Gli interventi all’interno dell’oratorio, annesso alla splendida cappella dorata della chiesa di San Domenico, si sono resi necessari dopo gli attacchi microbiologici agli apparati lignei, le cadute di colore oltre ai segni di deterioramento che non consentivano di indugiare ulteriormente nella realizzazione di interventi rigeneranti e conservativi.

Un’opera «magnificente»

Siamo nel cuore della città dei Bruzi. L’edificio religioso di San Domenico, sorge in piazza Tommaso Campanella e rappresenta l’anello di congiunzione tra la parte storica di Cosenza e l’affollatissimo centro cittadino. La cappella del Rosario è visitabile dallo scorso mese di maggio, dopo un lungo intervento e qualche intoppo burocratico. «Abbiamo riaperto al culto nel maggio dello scorso anno: i restauri ci ridonano le brillantezze delle stuccature dorate. L’oro, in tutto il suo splendore, esalta il barocco seicentesco. L’oratorio ne è un esempio significativo». A parlare al Corriere della Calabria è Antonella Doninelli una delle volontarie laiche e preziosa guida impegnata nei tour organizzati per consentire ai visitatori di ammirare un luogo «senza pari». A Cosenza, la cappella del Rosario non è l’unica espressione del barocco «ma è una delle più ricche». «Già nel 1628 – racconta Antonella Doninelli – il visitatore apostolico Andrea Pier di Benedetto descrivendo questo luogo parla di una cappella magnificente. Anch’egli, ebbe modo di ammirare il soffitto ligneo ricoperto con fogli di oro zecchino, gli affreschi e le tele che riproducono i misteri del Rosario». La cappella è un luogo che merita di essere visitato, conserva la storia nobile di questa città e dall’interno la mente torna al passato, quando qui «si riuniva l’arciconfraterinata del Rosario, che ha fatto la storia di Cosenza». Durante quasi un secolo, fino al 1957, San Domenico è stata tutelata dalla presenza dei laici della confraternita. «E’ la nostra sensibilità missionaria, quella dei padri oblati e di noi laici a spingerci ad accogliere turisti e visitatori, mettendo loro a disposizione un bene cosi prezioso sia dal punto di vista storico che spirituale».

La devozione del Rosario in terra bruzia

L’edificio voluto dai domenicani e dai laici cosentini fu realizzato per diffondere la devozione del Rosario in terra bruzia. Fulvio Terzi, nel volume “Cosenza, Medioevo e Rinascimento” suggerisce un momento di riflessione e di approfondimento sui temi riguardanti l’urbanistica e l’architettura della città storica di Cosenza, del ruolo assunto attraverso il tempo e la complessità della dimensione storica, sociale e culturale che è riuscita a manifestare nel corso degli avvenimenti di cui è stata protagonista. E’ proprio Terzi a fornire una dettagliata descrizione della cappella del Rosario, «servita da un ingresso con portale rettangolare seicentesco, composto da un sobrio riquadro lapideo a lievi scanalature e con soprastante aggetto su mensole curve». Nel corso di un lungo iter di restauro, «è stata rinvenuta una monofora sulla parete sinistra, occlusa all’interno dai dipinti parietali, ma visibile all’esterno e affiorante nell’attuale vano sacrestia». E’ Guglielmo Esposito, nel testo “San Domenico di Cosenza 1447 – 1863, “Memorie domenicane” a fornire ulteriori dettagli. «Il tardo ‘500 o i primi anni del ‘600 dovrebbero aver aggiunto il prezioso soffitto a lacunari ed i teleri con le fastose cornici che hanno nascosto gli affreschi. Il ‘700 invece, mantenendo tutti questi elementi, li arricchì con gli stucchi bianchi lumeggiati d’oro, ed inoltre aggiunse la capace cantoria, gli stalli di legno laccato e dorato ed impose la cupoletta absidale». «L’idea matrice che regge gli affreschi, le tele, la stessa destinazione ambientale dell’oratorio è il Rosario – sottolinea – 15 misteri, di cui si compone, sono descritti nei grandi riquadri pittorici distribuiti sulle pareti, sulla cantoria, sugli spicchi dell’arco divisionale fra il vano centrale e l’abside e terminanti con la Gloria della Vergine attorniata da un nugolo di santi e apostoli della mistica corona, nell’affresco girante all’interno della cupoletta».

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