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IL DIBATTITO

La Calabria dopo il “romanzo Quirinale”, cosa succederà nella politica regionale?

Per gli analisi le dinamiche a livello nazionale non dovrebbero avere effetti nell’immediato, ma il nuovo quadro potrebbe influire sulle trattative per le Comunali di Catanzaro

Pubblicato il: 30/01/2022 – 12:22
La Calabria dopo il “romanzo Quirinale”, cosa succederà nella politica regionale?

CATANZARO Il “romanzo Quirinale” e la Calabria. Passata la sbornia che ha catalizzato l’attenzione generale a Roma, la politica regionale riprende l’attività rimasta in sospeso per quasi un mese (tra la pausa natalizia e il voto per il nuovo Capo dello Stato). Sul tavolo tanti dossier da riprendere con cadenza praticamente quotidiana: sanità e Pnrr in primo luogo. Gli analisti politici si chiedono se le tossine sprigionate dalle “Quirinalizie” avranno effetti anche sugli attuali assetti in Calabria. Essenzialmente uno è il dato che la settimana nella Capitale ha consegnato: le tensioni e anche le divisioni nelle due coalizioni principali, con la spaccatura verticale nel centrodestra a causa dello strappo di Fratelli d’Italia e con la palese diffidenza del Pd nei confronti di un Movimento 5 Stelle frastagliato dal dualismo Conte-Di Maio e dal ritorno di fiamma tra l’ex premier e Matteo Salvini. Sul piano territoriale, queste dinamiche – riferiscono molti dirigenti politici calabresi – non dovrebbero avere un impatto sugli equilibri regionali, almeno non nell’immediato, mentre qualche effetto potrebbe produrlo in vista della prima scadenza elettorale che il 2022 offre, quella delle Comunali di Catanzaro.

Il campo del centrodestra

Domenico Furgiuele (Lega) durante le votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica

Del resto, le elezioni che hanno decretato il successo trionfale di Roberto Occhiuto e del centrodestra per la guida della Cittadella si sono celebrate a troppa poca distanza dal voto per il Quirinale per ritenere possibili sconvolgimenti a breve. Inoltre, almeno per quanto riguarda il centrodestra, Fratelli d’Italia a ottobre già non faceva parte dell’ampia maggioranza di governo a Roma e ciò nonostante ha fatto pienissima parte della coalizione vincente di Occhiuto. Semmai, il voto per il Quirinale potrebbe rafforzare ancora di più quella Forza Italia che a ottobre in Calabria ha fatto boom e quindi rafforzare ancora di più la leadership di Occhiuto (al quale il Mattarella bis è sempre garbato), e questo potrebbe avere un primo riscontro nelle prossime scelte a cui sarà chiamata la maggioranza con riferimento alle nomine negli enti strumentali, para e sub regionali e nelle partecipate, un dossier al momento non ufficialmente aperto. Per Occhiuto comunque ora l’obiettivo è rituffarsi in Calabria dopo la “frenante” parentesi romana. Quanto ai partiti, a fronte del granitico assetto di Fratelli d’Italia si tratterà di vedere cosa succederà nella Lega, perché la leadership di Salvini è uscita piuttosto malconcia dalle trattative per il Colle, e cosa succederà a cascata in territorio calabro, dove – riferiscono fonti accreditate – sta emergendo un asse espressione dell’area centrale, quello rappresentato dal deputato Domenico Furgiuele e il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso.

Il campo del centrosinistra

Nicola Irto, segretario regionale del Pd, intervistato dall’inviato speciale del Corriere all’uscita da Montecitorio

Ma gli occhi sono puntati anche al campo del centrosinistra, anche questo parecchio fibrillante. Anche qui per gli analisti l’esito delle votazioni per il Quirinale è destinato a non avere ricadute immediate su scala regionale, anche se l’alleanza nazionale tra Pd e M5S sembra meno salda di prima. In casa democrat si fa intendere che è stato un bene celebrare il congresso regionale prima della partita del Colle, che comunque – è l’analisi di molti nel Pd – in sostanza ha finito con il rafforzare Letta, e di rimbalzo, in Calabria, la leadership di Nicola Irto, che Letta ha legittimato con la sua investitura nell’assemblea regionale del partito. Più confuso sembra invece il quadro nel M5S: secondo quanto riferisce una fonte interna ai pentastellati il Mattarella bis avrebbe fatto felici e contenti tutti i deputati calabresi, atterriti dalla prospettiva di elezioni anticipate, ma in realtà nel Movimento, a livello nazionale, c’è parecchio caos, e secondo tanti commentatori politici il rischio di una (nuova) scissione è assolutamente concreto. La “mappa” calabrese registra il posizionamento di gran parte dei parlamentari M5S nell’area di Conte (più vicine a Di Maio sono ritenute l’attuale sottosegretaria Dalila Nesci e Federica Dieni, che è vicepresidente Copasir) ma tutto il Movimento può finire in un frullatore dall’esito imprevedibile. Inoltre, la tresca tra Conte e Salvini ha reso l’alleanza con il Pd più traballante: se resta questa legge elettorale l’alleanza dovrebbe alla fine reggere, altrimenti ci saranno appendici anche sui territori come la Calabria. Si vedrà. Quanto a Italia Viva di Renzi, resta indecifrabile, anche in Calabria, anche se Iv ha perso una senatrice, Silvia Vono, passata a Forza Italia: se – com’è plausibile e come il voto per il Quirinale ha dimostrato – l’eterna area centrista della politica emergerà di nuovo potrebbero però trovarsi tutti di nuovo insieme…

La “partita” di Catanzaro

Insomma, sullo scacchiere regionale le cose dovrebbero restare come sono. Invece qualcosa – spiega più di un analista – potrebbe cambiare in vista delle (importantissime) elezioni comunali di Catanzaro, quelle del dopo Abramo-Quater. Nel centrodestra si attende la convocazione a breve di un primo tavolo regionale, propedeutico alle scelte del tavolo nazionale, ma l’attuale tensione nello schieramento a Roma potrebbe allungare i tempi delle decisioni per uno schieramento che già in sede locale è diviso in feudi poco dialoganti, se non confliggenti, tra loro. Ma anche nel centrosinistra l’effetto Quirinale potrebbe avvertirsi: finora a Catanzaro l’asse Pd-M5S sta procedendo in sintonia, ma è evidente che se a Roma le cose mutano muteranno anche nel capoluogo. (a. cant.)

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