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Reggio, consiglio comunale aperto sui “brogli elettorali”. «Cittadini mortificati»

Cittadinanza e associazioni rifiutano di intervenire: «Non c’è trasparenza». Maggioranza boccia la proposta di istituire una commissione d’inchiesta

Pubblicato il: 31/01/2022 – 13:03
di Francesco Donnici
Reggio, consiglio comunale aperto sui “brogli elettorali”. «Cittadini mortificati»

REGGIO CALABRIA Il dibattito sui presunti “brogli elettorali” al centro di un’inchiesta della procura di Reggio Calabria che ha portato, tra gli altri, all’arresto del consigliere eletto col Pd Antonino Castorina, inizia già fuori dall’aula di Palazzo San Giorgio. Per necessità di contingentamento delle presenze, alcuni cittadini non possono accedere all’aula del consiglio comunale aperto tematico, indetto per questo 31 gennaio. Viene inoltre lamentata la «mancata pubblicità e trasparenza» alla base della promozione dell’appuntamento, motivo per il quale alcuni dei rappresentanti di cittadinanza e associazioni prenotati per intervenire nella prima fase dei lavori rifiutano l’opportunità e lasciano l’aula. «Non è un consiglio comunale aperto perché c’è una chiara volontà di non affrontare argomentazioni in un’aula adeguata», si ascolta nei primi interventi. «Un consiglio comunale aperto avrebbe come obiettivo la massima partecipazione popolare e la trasparenza. Poniamo un problema di validità: non è stata data adeguata pubblicità e ad alcune persone è stato impedito l’accesso. Questo consiglio non è aperto quindi chiediamo che si convochi un consiglio aperto sulla base di quanto prevede il regolamento» aggiunge Giuseppe Modafferi, rappresentante del comitato “Reggio non si broglia”. La richiesta di un consiglio tematico sulla spinosa questione dei brogli elettorali, ancora in divenire in sede giudiziaria, era stata avanzata da tempo, ma ha avuto seguito solo in data odierna dopo la comunicazione avvenuta a fine dicembre sull’albo pretorio del Comune. In più, sostiene il presidente del consiglio comunale Vincenzo Marra, che coordina i lavori, «all’intera cittadinanza è data la possibilità di seguire i lavori in streaming».
Nel merito delle questioni, cittadini e associazioni lamentano «un senso di squallore e nausea» legato a questa ed altre vicende che tormentano la vita di una città «assuefatta alle ingiustizie».

L’Ordine del giorno del centrodestra. Ripepi straccia il codice etico

Prima della discussione dei consiglieri di maggioranza e opposizione viene chiesto un minuto di silenzio per la bimba di appena due anni di Mesoraca, nel Crotonese, morta ieri dopo una corsa contro il Covid dal “Pugliese” di Catanzaro al “Bambin Gesù” di Roma.
«Mi sarei aspettata di ascoltare la voce dei nostri concittadini perché doveva trattarsi più di un consiglio di ascolto da parte di noi consiglieri. Consiglio convocato con estremo ritardo. Già alla fine di dicembre ci recammo dal prefetto che diede rassicurazioni circa l’attenzione prestata dallo Stato e ci confermò di aver avviato un’attività ispettiva sul tema», dice la consigliera Filomena Iatì, del movimento “Impegno e Identità”. «Non prendemmo parte alle votazioni per il rinnovo del consiglio metropolitano ritenendo delegittimato il consiglio comunale. Attendo come tutti gli sviluppi di questa brutta storia, ma ribadisco che questa maggioranza finge che nulla sia mai accaduto».
Amarezza e disillusione sono i principali sentimenti nominati a più riprese dagli esponenti del centrodestra intervenuti. Tra questi Massimo Ripepi, consigliere e presidente della commissione Controllo e Vigilanza: «Ci ritroviamo qui tutti ammassati e molti, nonostante abbiamo aspettato un anno, hanno preferito andare via». Il consigliere definisce «mortificanti per i cittadini» le condizioni in cui vengono svolti gli odierni lavori. Poi affonda con i punti all’Ordine del giorno proposti dai consiglieri di minoranza: la costituzione di una commissione d’indagine e di un “comitato di salute pubblica”. «Ci dobbiamo riunire con associazioni e cittadini all’esterno di questo palazzo. C’è un problema serio di trasparenza e di codici etici che non vengono rispettati e conosciuti dai dirigenti». Con quel quid di teatralità che lo contraddistingue, Ripepi strappa il codice etico votato dall’amministrazione lamentandone il mancato rispetto.

Il consigliere Massimo Ripepi

Pazzano: «Commissione d’inchiesta proposta già un anno fa»

«Noi consiglieri e capigruppo abbiamo appreso di questo consiglio comunale dall’albo pretorio», dice Demetrio Marino di Fratelli d’Italia. «Non credo che siano azioni di una democrazia che si fonda sulla partecipazione attiva. L’aula deve ragionare da un punto di vista politico, ma questa politica ha perso credibilità». Sulla stessa linea Federico Milia di Forza Italia: «Questo consiglio era stato chiesto diversi mesi fa, minimizzare oggi è più facile. Ci stiamo abituando a tutto: vivere in mezzo ai rifiuti, al declino etico e culturale, al disinteresse dei cittadini verso la politica». Ma «tutto questo si è annullato con la vicenda dei brogli elettorali perché è così agghiacciante che ha scosso la coscienza e l’orgoglio di tutti i reggini». Per il consigliere il problema politico è rilevante e la discussione non può fermarsi ad oggi come afferma anche Roberto Vizzari, capogruppo di “Reggio Attiva”, che chiede la ripetizione del consiglio a fronte delle modalità attuate in data odierna. Uno spunto sull’Ordine del giorno, sempre dai banchi dell’opposizione arriva anche da Saverio Pazzano, eletto col movimento “La Strada”: «Feci richiesta di una commissione d’indagine e mi fa piacere che il centrodestra avvenga dopo un anno a quelle conclusioni che non venivano da sinistra ma dal buon senso».

Minicuci: «Oltre gli aspetti giudiziari ci sono già gravi aspetti amministrativi da valutare»

«Avrei inondato la città di manifesti sulla possibilità di partecipare ad un consiglio aperto in luogo aperto», dice il leader di opposizione, Antonino Minicuci. «È stata uccisa la democrazia e nessuno cerca di capire che ci sono circa 30 indagati e 7 sono stati arrestati tra cui Castorina, che all’atto dell’arresto era fidatissimo di Falcomatà. Era presidente illegale della commissione elettorale comunale e membro della commissione nazionale del Pd nonché il consigliere più votato».
Minicuci ricorda come gli inquirenti abbiano parlato di “sistema Castorina”, che non può prescindere dal coinvolgimento anche di altre persone, ma per le valutazioni giudiziarie conferma «fiducia nella magistratura».
«Alcune volte – aggiunge – i magistrati sbagliano, ma c’è un aspetto importante: c’è una serie di situazioni e fatti che possiamo guardare dal punto di vista amministrativo. Come hanno fatto a votare quattro morti? Chi era il mandante di questa situazione? I giudici non potranno vedere gli aspetti amministrativi come quello delle matite cancellate, il numero esorbitante delle schede nulle per gli esponenti di centrodestra e non di centrosinistra». E conclude: «Se ci saranno i rinvii a giudizio eserciteremo il potere di autotutela della pubblica amministrazione statale. Se si verificasse questa situazione crediamo che l’amministrazione stessa non potrà soprassedere ma capirà che i voti sono stati truccati in suo favore e sarebbe in tal senso pericolosa».

Brunetti: «Non tocca a questo consiglio discutere di quello che è successo a Reggio»

Ai consiglieri di centrodestra risponde il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti: «Questa di oggi è stata una discussione che non mi appassiona per nulla perché non tocca a questo consiglio discutere di quello che è successo a Reggio». Secondo il vice del sospeso Falcomatà, l’indignazione per le risultanze dell’inchiesta è bipartisan e ci saranno conseguenze «qualora le notizie apprese dalla stampa dovessero corrispondere a verità». Ma aggiunge: «Decenza vuole che nessuno si intrometta nelle questioni che riguardano gli organi inquirenti quindi non intendo discutere su quello che è successo. Mi domando se non facesse più comodo a una parte politica che questo consiglio non venisse convocato così poteva continuare a parlare sulla stampa».
Brunetti spiega come quello di oggi fosse un consiglio aperto, convocato con tutti i crismi, e non un’assemblea pubblica in luogo pubblico. Poi replica a Ripepi anzitutto ricordandogli che «il 14 giugno 2016, quando abbiamo votato il codice etico, lei ha votato contro quindi non è titolato nemmeno a leggerlo quel codice». Inoltre, essendo il consigliere di Coraggio Italia presidente della commissione Controllo e Vigilanza «non ha senso chiedere di istituirne un’altra».
E anche lui conclude: «Qualora gli organi inquirenti accerteranno i fatti avvenuti, per quanto mi riguarda le persone coinvolte devono avere il massimo della pena. Non ci dovete convincere del fatto che chi è colpevole debba pagare».

La maggioranza boccia l’Ordine del giorno

«Non possiamo permetterci alcun alone di dubbio sulle dinamiche democratiche. La legalità va difesa in termini fattivi quotidiane e non solo di principio. A noi non interessa parlare di presunzione di innocenza perché ci porterebbe sul piano individuale, parliamo di fatti e da questi dobbiamo muovere», dice il consigliere di Azione, Carmelo Versace, oggi anche sindaco facente funzioni della Città Metropolitana. «Alle dichiarazioni purché sia, per stare sui giornali, noi non ci stiamo. Prendiamo le distanze da ciò che non è serio, come fare chiacchiere su fatti non ancora accertati. Per tale motivo, per senso di responsabilità riteniamo di non votare l’Ordine del giorno affinché lo stesso consigliere Ripepi, nella sua stessa commissione, possa svolgere le dovute valutazioni». La votazione si conclude con 17 contrari, 9 favorevoli e un astenuto. I lavori del consiglio continuano così sugli altri punti in agenda tra cui la discussione su Piazza de Nava.

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