Catanzaro: pronunciarlo fa venire in mente quell’antico detto “cambiare la pelle ma non il vizio”. La pelle in questo caso è rappresentata dai candidati al “soglio” di Palazzo Santa Chiara, il vizio è che si dimentica che la città ha bisogno di una classe dirigente degna di questo nome, che sappia dominare le strutture politiche, sociali e culturali le quali spesso hanno il vezzo di proporre persino candidati di modesta caratura dai quali è pressoché impossibile pretendere che sappiano come fare per consentire uno sviluppo armonico e al passo coi tempi della Città.
Naturalmente non s’intende fare di tutta l’erba un fascio, ma l’esperienza acquisita specie nell’ultimo decennio dà uno spaccato assai preoccupante del destino di questa città, rimasta molto indietro rispetto allo standard raggiunto da altre.
Il motivo è oscuro? Tutt’altro! Attiene soprattutto alla scarsissima considerazione che la società ha acquisito nel tempo (perché le è stata fatta assimilare) dalla rappresentanza amministrativa che, piuttosto che farsi carico dello sviluppo di Catanzaro, ha annicchiato fino a produrre ciò che in altre località della stessa Calabria, sono riusciti a realizzare fornendo all’ambiente un aspetto gradevole. Ma la capacità non si acquisisce con il “titolo”; o si ha oppure non ci sono titoli che possano supplire. Ed ecco che viene fuori in tutta la sua portata l’incapacità di chi avrebbe dovuto proporre e realizzare opere in un’ottica che soddisfacesse il piacere dell’appartenenza e la difesa del sito.
E questa, purtroppo, è una malattia di cui Catanzaro è affetta da anni; da quando cioè la classe dirigente si è indebolita mostrando per intero l’incapacità di cui la Città non avrebbe mai avuto bisogno. L’interesse stesso per il territorio è stato frazionato in funzione del voto di preferenza, piuttosto che in relazione ad un progetto di sviluppo Armonico e coordinato, centrale per la crescita.
Il Capoluogo ha anche bisogno di una mobilità sostenibile e multimodale, data l’estensione del suo territorio. Così com’è indispensabile pensare all’energia che rappresenta un aspetto dell’interesse della popolazione, un po’ meno dell’amministrazione, verso le cosiddette fonti rinnovabili, che fanno parte dello “sviluppo sostenibile” realizzabile attraverso un ecosistema integrato che garantisca l’uso delle risorse naturali.
Anche il digitale dovrebbe rientrare tra le innovazioni che mancano a Catanzaro. Sono potenzialità che altrove sono state realizzate da tempo o sono in via di completamento e che concorrono a rendere appetibile la città. Il processo di urbanizzazione della popolazione e l’aumento dei consumi pro capite porterebbero anche per Catanzaro a un incremento significativo dell’impronta ecologica in ottica moderna.
Nasce da queste considerazioni l’appello alla politica (quella che verrà) perché guardi con attenzione alle capacità personali di ciascun candidato alle prossime elezioni amministrative. Si cerchi di raggiungere una qualità tale che ci faccia essere alla pari con le altre amministrazioni dei capoluoghi di provincia.
*giornalista
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