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Trent’anni di Dia. Gratteri: «La politica non parla più di contrasto alle mafie»

Il procuratore durante la mostra installata a Catanzaro: «I parlamentari vengano a visitare i pannelli sulle stragi prima di discutere le riforme»

Pubblicato il: 31/01/2022 – 18:52
di Alessia Truzzolillo
Trent’anni di Dia. Gratteri: «La politica non parla più di contrasto alle mafie»

CATANZARO «La Dia ha pensato a questa mostra soprattutto per le scuole, ed è un pensiero importante, nobile, bello. Io vorrei che questa mostra venisse vista non solo dai ragazzi ma anche dai politici, vorrei che venissero i parlamentari, a vedere questi pannelli, soprattutto quelli iniziali dove ci sono le stragi. Vorrei che i politici li guardassero prima di andare a discutere in aula sull’ergastolo ostativo, o sull’ordinamento penitenziario o sulla legge sui collaboratori di giustizia». Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri non usa mezze misure. Pochi minuti dopo il taglio del nastro, nel palazzo della Corte d’Appello di Catanzaro, da parte del presidente Domenico Introcaso e del prefetto Maria Teresa Cucinotta, per l’inaugurazione della mostra itinerante per il trentennale della Dia – la Direzione investigativa antimafia – il magistrato, candidato per la carica di capo della Direzione nazione antimafia, non abbandona la sua consueta dialettica diretta e aperta. Dopo avere visitato i pannelli della mostra, assiepato dai giornalisti che al solito lo marcano stretto, Gratteri ha risposto alle domande.
«Queste iniziative – ha detto il procuratore – servono perché gli italiani sono notoriamente smemorati, non riescono a ricordare le cose nemmeno nel medio periodo, sono pronti ad assuefarsi a qualsiasi strage, dramma, che viene poi accantonata, abbandonata, sedimentata dall’evento successivo».

Nicola Gratteri

«Non si parla più di contrasto alle mafie»

Per quanto riguarda i ragazzi, il procuratore si è augurato che «il processo mentale degli studenti sia quello di non farsi prendere in giro dagli adulti. Adulti che non parlano più di contrasto alle mafie, che non parlano più di modifiche normative che servono, sul piano sostanziale, a combattere le mafie che continuamente si trasformano, continuamente mutano col mutare della società. Se noi aspettiamo ancora che le mafie uccidano una persona a sera… se non c’è il morto ogni sera il problema non esiste, la mafia non esiste e quindi non c’è motivo di investire, anche dal punto di vista economico, su uomini e mezzi ma soprattutto sul piano normativo». «In Italia non c’è problema – ha detto, ironicamente, Gratteri – perché le mafie non uccidono, e quindi siamo tutti contenti e domani sera guarderemo Sanremo».
Secondo il magistrato la politica ha «il 90%» delle responsabilità per questo stato di cose.

«Necessità di modificare tutto il sistema penale»

Nicola Gratteri e Domenico Introcaso

«Non esiste una ricetta per un problema. Non esiste una riforma da fare per contrastare l’infiltrazione le  mafie nel Pnrr – ha spiegato Gratteri –, bisogna fare delle modifiche che servono a tutto, per tutte le tipologie di reati perché anche un cancello abusivo è importante perseguirlo. Perché se io oggi risolvo il problema di un cancello abusivo che chiude una strada, io per l’anno prossimo ho evitato un omicidio. Questa è la visione che ho io, da procuratore della Repubblica, del contrasto alle mafie. Non esiste una ricetta, esiste la necessità di modificare tutto il sistema penale, processuale e detentivo in modo tale che noi siamo nelle condizioni di intervenire su tutto: dal cancello abusivo, all’omicidio di mafia e al traffico di droga. Se non si ha questa visione, che le modifiche devono servire a tutta la gamma dei reati, non andiamo da nessuna parte. Faremo solo tanti spezzatini».
Il procuratore ha aggiunto che non vede questa volontà di cambiare il sistema penale «nemmeno un barlume».

Vallone: «Portare tra la gente il senso dell’antimafia»

maurizio vallone dia
Maurizio Vallone

«Il senso di questa mostra è quello di portare tra la gente quello che è il significato dell’antimafia – ha detto Maurizio Vallone, direttore della Dia –. Purtroppo molte persone oggi pensano che le mafie siano sconfitte soltanto perché non fanno più attentati, non mettono più esplosivo, non uccidono più magistrati o appartenenti alle forze dell’ordine. Niente di più sbagliato, le mafie sono pienamente operative e cercano di fare soldi e cercano di entrare ovunque ci sia la possibilità di ottenere un’utilità economica. Il nostro compito è di ricordare a tutti che le mafie sono un pericolo e vanno efficacemente contrastate».

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