MILANO La Procura di Milano ha chiesto il processo con rito immediato per 43 imputati che erano stati fermati lo scorso 16 novembre nella tranche lombarda di una maxi inchiesta, coordinata anche dalle Dda di Reggio Calabria e Firenze, che aveva inflitto un duro colpo alla cosca della ‘ndrangheta dei Molè con oltre 100 misure cautelari eseguite in tutta Italia.
Qualche giorno dopo il blitz, nell’inchiesta della Squadra mobile milanese e della Gdf di Como, i gip di diverse sedi giudiziarie avevano convalidato 48 dei 54 fermi, con conseguenti misure cautelari, a carico degli indagati del filone lombardo, coordinato dai pm Sara Ombra e Pasquale Addesso. Quattro risultavano latitanti, mentre altri due erano stati bloccati in Svizzera.
Nel frattempo, alcuni indagati per posizioni minori hanno chiesto il patteggiamento e per altri è ancora in corso la procedura di estradizione. Per tutti i rimanenti, 43 in totale, è arrivata la richiesta di immediato (si salta la fase dell’udienza preliminare) su cui deciderà il gip Anna Magelli.
Tra i presunti capi del clan, attivo tra le province di Como e Varese, figura Domenico Ficarra, 37 anni. Dagli atti è emerso, poi, che Attilio Salerni e il fratello Antonio sarebbero stati gli esecutori materiali «di violenze e minacce nei confronti dei dirigenti» della Spumador Spa, azienda di bevande gassate finita nella morsa dei clan. Attraverso le intimidazioni i due avrebbero acquisito “il controllo e la gestione delle commesse di trasporto “conto terzi”» di Spumador «per il tramite di Sea Trasporti», società a loro riconducibile. E avrebbero partecipato «al “cartello” di imprese, insieme alle famiglie Palmieri e Stillitano, con i quali monopolizzavano le commesse di Spumador». Per un totale di oltre 1,1 milioni di euro tra il 2015 e il 2019.
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