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Bucita è out, nella Sibaritide sta per scoppiare il bubbone rifiuti

L’impianto di Corigliano Rossano ha chiuso battenti. Palliativi in difficoltà: gli scarti finiranno fuori regione (o fuori dall’Italia)?

Pubblicato il: 03/02/2022 – 17:53
di Luca Latella
Bucita è out, nella Sibaritide sta per scoppiare il bubbone rifiuti

CORIGLIANO ROSSANO Prima i rallentamenti, ora la definitiva chiusura dei cancelli. Il bubbone che sta gonfiando sui rifiuti sta per scoppiare. Da questa mattina l’impianto di stoccaggio di Bucita, gestita da Ekrò, ha chiuso battenti. I diciotto dipendenti in servizio nel sito rossanese da quanto appreso sono stati – man mano – posti in ferie. Non è dato sapere se sia un primo step rispetto a un licenziamento. Di certo è la punta dell’iceberg di un malessere generalizzato che – probabilmente – ingrosserà i disagi che si iniziano a intravedere nelle periferie di Corigliano Rossano: cumuli di monnezza per la strada.
La Ecoross, la società di igiene urbana che svolge il servizio di raccolta a Corigliano Rossano ed in alcuni altri comuni della Sibaritide come Trebisacce e Crosia ha i suoi mezzi colmi – una cinquantina – nel tentare di tamponare la situazione. La sola città di Corigliano Rossano produce circa 110 tonnellate di rifiuti pro die ed una parte di questi – tra 15 e 20 tonnellate – viene dirottata a Calabria maceri, a Rende, grazie ad una convenzione. Una sorta di palliativo per allentare la morsa.  
Ma è allarme in tutta la Sibaritide. La fila di camion che camminava a passo di lumaca davanti a Bucita si è letteralmente paralizzata in questi giorni perché vi conferiscono tutti e trentacinque i comuni dell’Ambito di raccolta ottimale della Sibaritide, costola locale dell’Ambito territoriale ottimale di Cosenza. Dove nasce il vulnus, perché in fondo, è sempre questione di soldi. Molti comuni non versano la loro quota all’Ato e l’Ato ha difficoltà a saldare le spettanze, ad esempio, ai gestori di Bucita. E come un cane che si morde la coda, dal “sistema” rifiuti regionale non se ne esce così facilmente. Anche perché la grana numero due è proprio la produzione degli scarti della differenziata o il tal quale, che dovrebbero finire nelle discarica, ed Calabria sono pressoché tutte sature.
Il problema si ripresenta a cadenza annuale. Nel 2013, ad esempio, la Regione pensò di bypassare le difficoltà inviando la monnezza calabrese nel nord Europa, via nave, facendola partire dal porto di Corigliano. La rivolta di popolo sullo Ionio fu così aspra che non se ne fece nulla ma, oggi la questione potrebbe riproporsi, a sentire alcune fonti. E con costi molto superiori rispetto alla gestione dei rifiuti attuali. Se l’Ato non riesce, per esempio, a saldare le fatture di Ekrò – è la domanda che si pongono gli ambientalisti locali – può coprire le spese di un viaggio verso i Paesi nordeuropei?
A proposito della società di gestione di Bucita, i dipendenti sarebbero sul piede di guerra e pronti a manifestare già domattina davanti al Comune di Corigliano Rossano. (l.latella@corrierecal.it)

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