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‘Ndrangheta, sequestrati otto milioni agli “eredi” della cosca “Trapasso” – VIDEO

Operazione della polizia a Crotone e Perugia. Presenti in Umbria da un trentennio, i soggetti le coinvolti gestivano un giro di traffico di droga e truffe finanziarie

Pubblicato il: 03/02/2022 – 8:22
‘Ndrangheta, sequestrati otto milioni agli “eredi” della cosca “Trapasso” – VIDEO

PERUGIA La polizia di Stato di Perugia e Crotone sta eseguendo il sequestro di beni, assetti societari e rapporti finanziari, per un valore complessivo di 8 milioni di euro ai sensi della normativa antimafia, disposto su proposta formulate dal procuratore della Repubblica di Catanzaro congiuntamente ai questori delle due provincie. Sono ritenuti
riconducibili agli eredi di presunti esponenti di vertice della cosca “Trapasso” di San Leonardo di Cutro e a un imprenditore calabrese, entrambi considerati elementi di riferimento nel territorio umbro per gli affiliati alla consorteria mafiosa e a diverse altre famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionico – catanzarese. L’operazione – spiega la polizia – nasce nel quadro della strategia di contrasto all’accumulazione dei patrimoni illeciti da parte delle consorterie mafiose intrapresa dalla Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato.

«Colpire i patrimoni è la vera sfida della polizia»

«Innalzare la capacità di colpire i patrimoni accumulati dalle organizzazioni criminali è la nuova sfida dell’azione di contrasto della Polizia di Stato alla criminalità organizzata di stampo mafioso», lo ha sottolineato il prefetto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine della polizia di Stato commentando l’operazione condotta dalle questure di Perugia e Crotone che ha portato al sequestro di beni per otto milioni di euro. «La piena operatività del connubio Questore-Procuratore della Repubblica nella proposizione e nell’esecuzione delle misure di prevenzione patrimoniali congiunte è garanzia del raggiungimento del miglior risultato possibile», ha aggiunto. «Il sequestro degli ingenti patrimoni illecitamente guadagnati ha sottolineato ancora Messina – completa il lavoro svolto dalla Polizia di Stato contro la componente militare di queste organizzazioni criminali e l’eccellente risultato conseguito sull’asse Perugia-Crotone con la procura della Repubblica di Catanzaro testimonia plasticamente la strategia adottata negli ultimi tre anni dalla Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato grazie al Servizio Centrale Anticrimine e alle Divisioni Anticrimine delle Questure».

Le ‘ndrine di Cutro e Siderno presenti da oltre trent’anni in Umbria

Nello specifico i provvedimenti colpiscono contemporaneamente propaggini della ‘ndrangheta crotonese nei territori d’origine e nelle regioni di proiezione degli interessi dell’organizzazione mafiosa riconducibili agli eredi di un esponente di vertice della cosca “Trapasso” di San Leonardo di Cutro nel Crotonese, deceduto nel 2020, nonché a un uomo di fiducia di Cosimo Commisso, capo dell’omonoma cosca di Siderno nel Reggino e ad un imprenditore calabrese, entrambi elementi di riferimento in territorio umbro per gli affiliati alla citata consorteria mafiosa e a diverse altre famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionico – catanzarese.
I predetti sono stati tratti in arresto nel 2019, a Perugia, nell’ambito della operazione Infectio, condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, in quanto responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, alla detenzione e all’occultamento di armi clandestine, nonché di associazione finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno del sistema bancario, al riciclaggio, all’intestazione fittizia di beni e al trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso. L’inchiesta oltre ad aver dimostrato l’operatività in Umbria della locale di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro, ha consentito, tra l’altro, di accertare l’esistenza di un sodalizio criminale dedito all’infiltrazione nel tessuto economico e imprenditoriale di quella regione, che ha evidenziato, nella fattispecie, una notevole dimestichezza nel manipolare istituti societari, contabili e finanziari in modo da trarne ulteriori benefici economici. I perni del citato complesso sistema criminale sono rappresentati proprio dagli odierni destinatari dei provvedimenti di sequestro.

Trapasso gestiva il traffico di stupefacenti e Commisso truffe finanziarie

In particolare, il primo collocato al vertice della propaggine mafiosa calabrese in Umbria, rappresentava il principale promotore e organizzatore, unitamente al figlio e al cognato, del traffico di stupefacenti introdotti in quella regione dalla Calabria, intrattenendo strutturati rapporti anche con organizzazioni criminali albanesi. Il secondo, invece, aveva assunto la gestione di un articolato sistema dedicato alla realizzazione di reati di natura finanziaria e tributaria, propedeutici alla consumazione di truffe in danno degli istituti di credito. Tale attività criminosa, che nel solo lasso temporale interessato dalle indagini ha fruttato introiti al sodalizio per circa 700mila euro, faceva leva sulla costituzione o acquisizione, attraverso prestanome nullatenenti, di società cartiere, alle quali, attraverso la consumazione di condotte illecite di natura tributaria e finanziaria (redazione di falsi bilanci societari, false fatturazioni, aumento fittizio di capitali sociali, evasione fiscale), veniva conferita un’ingannevole parvenza di vitalità e dinamicità, al fine di consentirne, pur in assenza dei requisiti, l’accesso al credito bancario e, successivamente, pervenire ad una dichiarazione di fallimento ovvero realizzare un giro vorticoso di trasferimenti d’azienda in favore di altri soggetti non rintracciabili o comunque non aggredibili dal punto di vista imprenditoriale, con l’obiettivo di impedire all’istituto bancario erogante il recupero del finanziamento accordato.

Proventi reinvestiti in beni e in società intestate a prestanome

Le odierne investigazioni, oltre a documentare la pericolosità sociale dei predetti soggetti, i cui trascorsi criminali abbracciano oltre un trentennio, hanno consentito di accertare come essi, nel corso della loro esistenza, nel tentativo di sfuggire all’azione ablatoria dello Stato, abbiano reinvestito, attraverso l’interposizione fittizia di stretti congiunti o di terze persone, i proventi delle menzionate attività delittuose non solo nell’acquisto di beni mobili e immobili di ingente valore ma anche in compagini societarie, operanti prevalentemente nel campo dell’edilizia, degli autotrasporti e della ristorazione. Le società in questione, dietro lo schermo dei “prestanome”, erano oggetto di una gestione criminosa sia sotto il profilo contabile che fiscale, nonché funzionali ad assicurare alla cosca di riferimento il controllo economico – imprenditoriale dei relativi settori di interesse nella provincia di Perugia e Crotone, anche attraverso il compimento di atti estorsivi e di illecita concorrenza. Dagli approfondimenti patrimoniali effettuati è emerso che, a fronte di una complessiva situazione reddituale dei nuclei familiari dei soggetti menzionati di natura modesta o addirittura inadeguata anche al semplice soddisfacimento delle primarie esigenze quotidiane delle persone, i predetti, avevano acquisito la disponibilità e il dominio di fatto di: 9 compagini societarie; 1 impresa individuale; 42 immobili, tra terreni e fabbricati; 41 automezzi; 5 veicoli; 3 posizioni nell’ambito di altrettanti contratti di leasing per l’acquisto di veicoli; circa 50 rapporti finanziari, titoli e depositi, per un valore complessivamente stimato di circa 8 milioni di euro.

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