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la ricostruzione

Il killer insospettabile. Il quinto delitto sfumato perché si è inceppata la pistola

Marco Gallo avrebbe usato la stessa arma per compiere due omicidi. Si considerava inafferrabile ma ha commesso diversi errori

Pubblicato il: 04/02/2022 – 17:22
di Alessia Truzzolillo
Il killer insospettabile. Il quinto delitto sfumato perché si è inceppata la pistola

LAMEZIA TERME La stessa arma usata per compiere due delitti, uno andato a segno e costato la vita al fruttivendolo di etnia rom Francesco Berlingeri, il 19 gennaio 2017 in una trafficatissima via Fiume, arteria stradale del quartiere Sambiase di Lamezia Terme. Poco più di un mese dopo, il 22 febbraio 2017, la pistola semiautomatica calibro 380 si inceppa. Due colpi raggiungono Renato Berlingeri sulla zona sinistra del corpo, il fianco, l’addome e il polso. Poi l’arma si inceppa e l’uomo riesce a rifugiarsi dentro casa e salvarsi. Il killer lo aveva aspettato davanti al suo appartamento, al piano terra di una palazzina popolare. È qui che sono stati ritrovati, tra l’ingresso e l’androne, sei bossoli di cartucce, otto frammenti di proiettile e una cartuccia inesplosa, tutti appartenenti a una calibro 380.
Gli investigatori del Commissariato di Lamezia Terme – coordinati dalla Procura guidata da Salvatore Curcio – non hanno dubbi: a stringere l’arma, tutte e due le volte, era Marco Gallo, 36 anni, all’epoca una primula rossa, nome sconosciuto alle cronache, un giovane imprenditore del settore degli impianti di video-sorveglianza, figlio di due infermieri, sposato con Federica Guerrise, anch’ella infermiera, figlia di un impiegato comunale. Oggi sul capo di Gallo pendono tre ergastoli, inflitti per gli omicidi di Francesco Berlingeri (al quale avrebbe partecipato insieme alla moglie) (gennaio 2017), Gregorio Mezzatesta (giugno 2017) e l’avvocato Francesco Pagliuso (agosto 2016), un’accusa per l’omicidio di Domenico Maria Gigliotti (gennaio 2015). E oggi si è chiuso un altro cerchio, secondo l’accusa, il tentato omicidio di Renato Berlingeri, che è costato a Gallo l’ennesima ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Era rientrato a casa dopo le 20 Renato Berlingeri. Secondo il racconto del rom, dopo aver parcheggiato l’auto vicino all’ingresso di casa «appena giunto nei pressi del portone, aveva udito degli spari provenire dalle sue spalle, che lo colpivano alla schiena. Era, comunque, riuscito ad aprire il portone ed a rifugiarsi all’interno della sua abitazione, mentre il killer continuava a sparare». Il tempo di sfuggire alla morte – una pausa di 10/20 secondi –  è stato concesso alla vittima dalla pistola che si era inceppata e che aveva costretto il killer a far fuoriuscire la cartuccia prima di riaprire il fuoco. 

I collegamenti con l’omicidio di Francesco Berlingeri

Non ha trovato scampo, invece, Francesco Berlingeri, ucciso davanti al suo negozio di frutta e verdura alle sette di sera del 19 gennaio 2017. «Le attività info – investigative finalizzate all’individuazione dei responsabili del fatto di sangue e del movente dello stesso – riepiloga il gip Emma Sonni nell’ordinanza – muovevano dalla biografia criminale di Francesco Berlingeri, soggetto dedito alla commissione di reati contro il patrimonio e, più in particolare, alla illecita condotta comunemente indicata come “cavallo di ritorno”. La vittima, peraltro già sorvegliata speciale di polizia, annoverava vari pregiudizi per estorsione, danneggiamento, ricettazione, porto abusivo d’armi, falsi in genere, furto, reati contro l’ambiente, evasione e rapina; risultava, inoltre, che svolgesse anche fattività di raccolta di materiale ferroso, di compravendita di auto usate e di commercio di cavalli. Pregiudizi penali ed attività che, in qualche modo, lo accomunavano a Renato Berlingeri». Per l’omicidio di Francesco Berlingeri è stato condannato all’ergastolo Marco Gallo e a 15 anni sua moglie Federica Guerrise, considerata complice nell’organizzazione del delitto. Secondo il gip non solo non vi sono dubbi, viste le perizie balistiche, che l’arma del delitto fosse la medesima ma «se Gallo Marco ha ucciso Francesco Berlingeri (dato inconfutabile), ha anche compiuto il successivo tentativo di omicidio, poiché i due – ravvicinati – atti criminali sono stati commessi entrambi con l’impiego della medesima arma». «Simili, peraltro, anche le modalità esecutive dei due delitti, solo ove si pensi che, in entrambi i casi, il killer è giunto sul posto a bordo di una moto».

Da insospettabile a spietato killer 

Marco Gallo è stato un fantasma per anni. «A suo carico non si erano mai ipotizzati legami con ambienti criminali, fino a quando, nel mese di luglio del 2017, non era tratto in arresto con l’accusa di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio di Gregorio Mezzatesta, verificatosi appena un mese prima, nel centro di Catanzaro». Dopo essere stato individuato in quella occasione, gli investigatori hanno inanellato una serie di dati che hanno tutti portato alla medesima firma su ogni delitto.
Anche le immagini di video sorveglianza, in questo senso, hanno contribuito a individuarlo sulle varie scene del crimine.
«Colui che, fino a quel momento, era stato ritenuto un ordinario piccolo imprenditore – scrive il gip –, privo di pregiudizi penali e di polizia, era in realtà uno spietato killer, responsabile di almeno altri quattro fatti omicidiari, commessi con spietata freddezza (oltre che del tentativo di omicidio per cui si procede) e, cioè, gli omicidi di Gregorio Mezzatesta, di Francesco Pagliuso, di Francesco Berlingeri e di Domenico Maria Gigliotti».

Le imprudenze di chi si sente insospettabile

Secondo il giudice «come è, peraltro, emerso dalle indagini relative a tutti gli episodi delittuosi sopra elencati, talune delle imprudenze in cui è incorso il Gallo nell’organizzazione ed esecuzione degli efferati omicidi sono ragionevolmente da attribuire ad una sua personale sicurezza di agire quale persona assolutamente insospettabile».
Gallo avrebbe commesso l’errore di usare la stessa arma per due delitti. Ma non solo.
Il giorno del tentato omicidio a Renato Berlingeri, ha ricevuto l’ultima telefonata alle 18. Poi il telefono è stato spento fino alle 9 del mattino dopo. Gli accertamenti collocano Gallo «sotto la cella telefonica di Via Dei Bizantini, ovvero il luogo di ubicazione del Bar Millennium, dove Renato Berlingeri si era trovato fin dal pomeriggio e dove era rimasto fino a quando, rientrando a casa, era stato poi raggiunto dagli spari». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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