Dal 2010 al 2018 la Regione Calabria non ha avuto l’assessorato al Turismo. I presidenti del tempo, Giuseppe Scopelliti e Mario Oliverio, ideologicamente agli antipodi, forse pensarono che la promozione del territorio potesse essere fatta con altri strumenti.
Quelli che non sono mancati, in ogni epoca e qualsiasi colore governasse, i cosiddetti testimonial. Da Mino Reitano a Santo Versace, Oliviero Toscani a Rino Gattuso, da Wim Wenders a Gabriele Muccino, da Paolo Mieli a Giovanni Minoli. L’elenco è citato per difetto e ci vorrebbe la memoria di un elefante per ricordarli tutti. Si può solo immaginare il costo complessivo delle varie campagne promozionali senza aggiungere cattivi pensieri.
Negli ultimi anni la promozione turistica si veicola attraverso l’Expo. Nel 2015 a Milano, la Calabria presentò le foto dei Bronzi e la ‘nduja che però è presente in tutti i menù dei ristoranti milanesi.
Si colse l’opportunità della vetrina internazionale? In minima parte. Pensate cosa sarebbe stato il padiglione calabrese se ci fossero stati i veri Bronzi di Riace, la loro millenaria bellezza. Sarebbe stato un punto di riferimento ineludibile per milioni di visitatori. Avrebbe potuto essere, per l’immagine della Regione, un’attrazione universale, un fattore moltiplicante, con ritorni d’immagine e ricadute economiche elevate. Tuttavia, l’occasione non si colse, né si volle o poté fare.
Ora c’è l’Expo di Dubai, che sarà saltata dalla Regione Calabria. Il presidente ha scelto un’altra strada, rivoluzionaria per molti aspetti. Ha deciso di valorizzare l’area portuale di Gioia Tauro, avvalendosi della consulenza del Forum Ambrosetti. Funzionerà? Vedremo.
Verrebbe voglia di citare Pirandello: “Uno, nessuno e centomila”.
x
x