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Presentata a Reggio “Avamposti”, docuserie che racconta «la quotidianità degli uomini in divisa» – TRAILER

Il racconto di 10 giorni al fianco dei carabinieri del rione Ciccarello. Il regista Camarca: «Basta spettacolarizzare i criminali, gli eroi sono altri»

Pubblicato il: 07/02/2022 – 15:24
Presentata a Reggio “Avamposti”, docuserie che racconta «la quotidianità degli uomini in divisa» – TRAILER

REGGIO CALABRIA Un racconto dell’attività sul campo, dalla prospettiva degli uomini in divisa. Del loro impegno, ma anche delle loro sensibilità di persone. Questo è “Avamposti – Uomini in prima linea”, la docuserie realizzata da “Stand by me” in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, che andrà in onda sul Nove dal 14 febbraio alle ore 21.25 e sarà disponibile in anteprima dal 7 febbraio su discovery+. Torino, Catania, Milano e soprattutto Reggio Calabria le città attraversate dal racconto del regista, Claudio Camarca, che sceglie proprio la città dello Stretto come punto di partenza per la conferenza stampa di presentazione del lavoro. Presenti insieme a lui al comando provinciale dei carabinieri il tenente colonnello Marco Guerrini, il colonnello Massimiliano Galasso e il maresciallo Giuseppe Amato, tra i protagonisti del girato.

Il regista Claudio Camarca insieme al maresciallo Giuseppe Amato

Il lavoro parte da lontano e comprende circa nove mesi di riprese per raccontare «realtà complesse» attraverso «la quotidianità dei carabinieri in servizio ai reparti territoriali», seguiti ininterrottamente dal regista e dalla sua troupe. Durante la presentazione viene proiettato anche un breve trailer per rappresentare la qualità del lavoro – che impiega droni, go pro e una serie di telecamere e attrezzature necessarie per rimanere nel vivo dell’azione e seguire passo passo i militari – e dare un assaggio della narrazione. Una prospettiva che sovverte anche un racconto contemporaneo spesso rivolto più alla spettacolarizzazione e “eroicizzazione” del criminale piuttosto che a porre sotto i riflettori «chi davvero combatte giorno dopo giorno criminalità e mafie», nelle parole dello stesso regista.

Camarca: «Si parte da Reggio per unificare l’Italia»

«È un documentario di azione – dice il regista – quello che raccontiamo è tutto vero» e nello specifico di Reggio Calabria è il racconto di dieci giorni all’interno della stazione di Modena, nel rione Ciccarello.
«Raccontiamo il quotidiano dell’Arma dei carabinieri sia della stazione territoriale sia dei reparti scelti che operano su un territorio che non è più difficile o criminale del resto d’Italia. Quello che accade qui accade anche a Roma, Milano e Torino. Per questo la serie è dislocata in diverse città». Camarca sceglie Reggio Calabria come teatro della prima conferenza stampa per l’amore che lo lega a questa terra, ma anche «perché partire da Reggio Calabria significa unificare l’Italia: quello che non funziona qua non funziona a Milano e quello che funziona qua funziona a Roma. Non stiamo raccontando una terra di confine, ma un Paese spesso e volentieri confinato a causa della criminalità». Uno spunto anche sulla spettacolarizzazione della criminalità che pare «andare di moda» negli sceneggiati contemporanei: «Mi indigno quando vedo un violentatore, uno spacciatore, un criminale assassino fatto passare per Amleto», dice il regista, che aggiunge: «Un po’ perché capisco il poco senso della misura di alcuni nostri scrittori, sceneggiatori e registi anche perché io, a differenza di molti che scrivono di questi temi, quei luoghi li conosco molto bene. E quando ti porto per mano in alcuni quartieri del Napoletano, del Foggiano e vedi bambini che vengono battezzati coi nomi dei protagonisti di quelle fiction c’è qualcosa che non ha funzionato». Così conclude: «Invece che assurgere a paladini dell’antimafia – che siete voi che state qui e questi signori in divisa – proviamo a fare il nostro, che come cittadino e come padre è stare insieme ai carabinieri, alle forze dell’ordine e ai magistrati il cui dovere è imprescindibile se io faccio il mio. E il mio dovere principale è non comprare droga, non andare a prostitute e non indebitarmi col gioco d’azzardo». (f.d.)

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