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“Sempre Franco”, il pubblico e il privato di Marini nel ricordo di Oliverio e Fiore

Un anno fa la scomparsa dell’ex presidente del Senato e sindacalista di lungo corso e di tante battaglie: l’omaggio di Sbarra

Pubblicato il: 09/02/2022 – 8:32
“Sempre Franco”, il pubblico e il privato di Marini nel ricordo di Oliverio e Fiore

A un anno dalla morte di Franco Marini, ex presidente del Senato e sindacalista di lungo corso, esce il libro “Sempre Franco”, scritto da Nicodemo Oliverio e Guelfo Fiore, suoi collaboratori per lungo tempo. Il volume è edito da “Edizioni Lavoro” che lo ha collocato nella collana “Testimoni”, con un titolo che racchiude la storia, la biografia, il carattere di una persona tenace, attenta, umile e schietta. Il testo, dopo la scomparsa avvenuta il 9 febbraio 2021, affronta sia il privato che il pubblico di Franco Marini, ripercorrendo i tratti principali della sua vita da San Pio delle Camere a Rieti; dalla passione per la montagna e per l’alpinismo fino alla stelletta degli Alpini; dalla fondamentale militanza sindacale, nella sua Cisl, e quella politica prima nella Dc e poi nel Ppi di Martinazzoli, nei Popolari, di cui fu un fondatore, alla Margherita fino alla presidenza del Senato nella difficile legislatura del 2006, alla nascita del Partito democratico, alla sofferta vicenda della mancata elezione a capo dello Stato nel 2013 e poi alla presidenza del Comitato tecnico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale che prima di lui era stato guidato da Carlo Azeglio Ciampi e Giuliano Amato. Un lavoro che è arricchito dalla prefazione del ministro della Cultura, Dario Franceschini e dal segretario generale Cisl, Luigi Sbarra. I quali hanno dipinto un ritratto di uomo da un lato contrassegnato da fierezze e umiltà e forte di una sostanziale attenzione verso gli ultimi e i deboli; dall’altro di una vita condotta secondo una forte coesione e nella vicinanza alla condizione umana dei lavoratori, delle famiglie e dei giovani. In particolare, per il Ministro Dario Franceschini, Franco Marini “ha sempre guardato al futuro, senza lasciarsi imbrigliare dalla nostalgia, fedele ai propri valori ma duttile sugli strumenti, sapendo che per offrire un orizzonte più largo alla propria tradizione culturale era necessario mettersi in gioco”. E circa l’aspetto personale aggiunge “era un uomo autentico, forte e duro se necessario, capace di intimorire gli avversari nei dibattiti, nel confronto dialettico e nelle trattative. Ma sotto la scorza dei modi talvolta ruvidi e burberi nascondeva grande umanità, un animo buono e altruista”. “Da segretario generale – scrive Luigi Sbarra – Franco Marini esercita magistralmente una leadership forte, ma mai “padronale”, sempre ispirata alla valorizzazione del pluralismo e della collegialità. Il “lupo marsicano” mai dimentica di essere guida, e non capo della sua comunità. Mai dimentica la natura profonda dell’azione sindacale, che è prima di tutto servizio verso le fasce deboli”. Qual è il modello di organizzazione che Marini mette in piedi negli anni Ottanta, quelli dell’individualismo arrembante? “E’ il sindacato della concretezza – dice Sbarra – un’organizzazione solida e ben piantata sul territorio, capace di cogestione, ma anche di lotta. In questa chiave da un lato punta sull’innovazione, sul ricambio generazionale, sul coinvolgimento di tanti giovani. Dall’altro entra in dialettica costante e mai subalterna alla politica”. Forte dell’insegnamento e della collaborazione con Giulio Pastore, a cui gli autori dedicano correttamente ampio spazio trattandosi di un tratto decisivo della sua cultura e del suo ruolo pubblico, Marini ha svolto gran parte della sua attività nel sindacato, nella visione di una forza che fosse autonoma, sia dai partiti che dalle altre sigle sindacali, ma che allo stesso tempo fosse aperta alla collaborazione con gli altri sindacati, ricercando fino in fondo l’unitarietà dell’azione. Marini è stato uomo tenace, che prendeva dall’amore per la sua terra, l’Abruzzo, quella robustezza di animo e di sentimenti, nonché quella capacità di andare al sodo dei problemi. In definitiva ciò che emerge dal libro di Oliverio e Fiore, oltre all’aspetto personale di un uomo legato alla famiglia, in particolare alla moglie Luisa, al figlio Davide e alla nipotina Luisa, è quello di un uomo pubblico a tutto tondo. Di un cattolico democratico che ha attraversato la storia forte della propria identità ma aperto al dialogo Un uomo, scrivono gli autori, che aveva fatto del dialogo la sua religione. (AGI)

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