CATANZARO Si è concluso con un’assoluzione, due rideterminazioni di pena e una revoca delle confische il rinvio dalla Corte di Cassazione nel processo “Sisifo” nato dall’omonima operazione scattata la notte del 7 marzo 2007 quando la Guardia di Finanza di Lamezia Terme arrestò 7 persone, tutte ritenute responsabili di avere posto sotto usura un imprenditore lametino operante nell’impiantistica elettrica che versava in stato di bisogno.
La Corte d’Appello di Catanzaro (terza sezione) presieduta da Fabrizio Cosentino (Ippolita Luzzo e Maria Rita De Girolamo a latere) ha infatti assolto «perché il fatto non sussiste» Rosario Notarianni, disponendo anche nei suoi confronti la revoca delle pene accessorie, della confisca e la conseguente restituzione dei beni. Rideterminata la pena, inoltre, per Concetto Trovato, assolto dall’accusa di tentata estorsione e condannato a 3 anni di reclusione (più 6.666 euro di multa). Inflitti poi 4 anni e 8 mesi di reclusione (più 1.134 euro di multa) a Vincenzo Giampà. La Corte ha inoltre disposto la revoca della confisca dei beni nei confronti di Francesco Olandini, Antonio Salatino e Vincenzo Giampà nonché dei terzi interessati, disponendo la restituzione in loro favore dei beni, confermando la sentenza precedente. La Corte condanna poi Sergio Greco e Roberto Ugo al pagamento delle spese del giudizio, respingendo le richieste di refusione delle spese proposte dalle parti civili.
La Corte di Cassazione, con la sentenza del 20 luglio del 2018, aveva annullato la condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione per il reato di usura pronunciata in secondo grado nei confronti di Rosario Notarianni nonché le confische disposte nei confronti degli imputati, con conferma delle condanne emesse in primo grado. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Aldo Ferraro, Pino Spinelli, Lucio Canzoniere, Gianluca Careri, Antonio Larussa, Domenico Sinopoli. (Gi.Cu.)
x
x