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il maxi processo

Rinascita Scott, la paura dei Mancuso per le “cantate” di Mantella

Giamborino: «Ci sono imprenditori, medici, avvocati». La caccia ai verbali. Sapevano delle accuse del collaboratore contro il fratello

Pubblicato il: 10/02/2022 – 8:56
di Alessia Truzzolillo
Rinascita Scott, la paura dei Mancuso per le “cantate” di Mantella

LAMEZIA TERME Andrea Mantella, ex braccio armato della cosca Lo Bianco-Barba e poi capo di un gruppo criminale distaccato operativo sulla città di Vibo Valentia, ha cominciato a collaborare con la giustizia a maggio 2016. Giovanni Giamborino, 61 anni, accusato di associazione mafiosa con la cosca Mancuso, considerato uomo vicino al boss Luigi Mancuso per la risoluzione dei problemi dell’organizzazione, è stato sottoposto a intercettazione nel corso delle indagini sulla cosca Mancuso. Dal 29 luglio 2016 al 31 ottobre 2016, stando alle intercettazioni del Ros di Catanzaro, tra gli argomenti trattati da Giamborino c’è anche quello relativo alla collaborazione di Andrea Mantella.
Il 29 luglio 2016 viene registrata una telefonata tra Giovanni Giamborino e l’avvocato Giancarlo Pittelli. I due si organizzano per vedersi a Catanzaro. Secondo il Ros – spiega in udienza il tenente colonnello Giovanni Migliavacca – l’oggetto dell’incontro è proprio la questione Mantella. Lo rivelerebbe una conversazione in auto tra Giamborino e Rosario Labella (non imputato in Rinascita), di ritorno da Catanzaro nel corso della quale Giamborino fa riferimento, dice il teste, «a quelle che erano le dichiarazioni di Mantella».
«Che canterino… quello che non sta dicendo – dice Giamborino –. Questa mattina me l’hanno detto. Già gli hanno portato tutto il fascicolo, quindi tutte le dichiarazioni che ha fatto… Ed è pieno di omissis».
“A quella data – chiede il pm Annamaria Frustaci – le consta che c’era stato qualche deposito di dichiarazioni omissate di Mantella in qualche udienza?”
“Sì, nel processo Black Money”, risponde Migliavacca.

Paura per le dichiarazioni di Mantella: “Ci sono imprenditori, medici, avvocati”

Nel corso della conversazione Giamborino e il suo interlocutore Labella “manifestano timore per futuri arresti”, spiega l’investigatore del Ros. “Ne incollano parecchi secondo me”, dice Labella intendendo il fatto che ne arrestano parecchi “alla luce di quanto stava dichiarando Mantella”, come spiega Migliavacca.
“Ma sai Saro… chi me l’ha detto, ha detto che ci sono imprenditori, cominciano a sequestrargli tutte le cose, avvocati, medici, di tutto di più”, risponde Giamborino riferendosi alle dichiarazioni di Mantella.
Il primo agosto c’è un incontro a Vibo tra Pasquale Gallone e Giovanni Giamborino nel corso del quale Giamborino suggerisce a Gallone di adottare accortezze nel comunicare con lui. «Se non ci sentiamo per telefono è meglio ancora. Questi cazzo di telefoni ormai sono… ora c’è un macello. A me quello mi ha detto “c’è un macello, è un macello. Ha parlato là sopra e ha detto che è pieno di omissis». Il riferimento è sempre alle dichiarazioni omissate di Mantella.
«I due – spiega Migliavacca – si premurano di non parlare al telefono». «Il 3 agosto 2016 – dice il tenente colonnello – Giamborino viene ricontattato da Giancarlo Pittelli». Devono concordare un incontro e Giamborino riferisce che «“il medico” non vi posso prendere appuntamento prima del 20 perché prima del 20 è un periodo di ferie, è andato in vacanza». Secondo le ricostruzioni investigative, e alla luce di altre intercettazioni, il “medico” sarebbe il boss Luigi Mancuso.

«Qui c’è galera di San Michele alla croce»

L’8 agosto 2016 Pasquale Gallone e Giovanni Giamborino si incontrano davanti al carcere di Vibo con Giancarlo Pittelli.
I riferimenti dell’incontro sono alle dichiarazioni che sta facendo Andrea Mantella.
Parlano di «terze persone molto spaventate. Però loro mi hanno detto tutti quanti che rapporti con Luigi non ne hanno avuto per niente», dice Pittelli.
Gallone risponde: «Sì, ma lui neanche lo conosce».
«Gli devi dire che questa settimana io lavoro per vedere che cosa riesco a sapere e ho saputo. E Giovanni mi ha detto che 17 e 18 vengo io e tutto quello che so poi ve lo dico», dice Pittelli.
Oltre ai verbali omissati, messi agli atti del processo Black Money e legittimamente acquisiti «qua – dice Migliavacca – sembra che ci sia, in qualche modo, la spinta a sapere altro. Un’attivazione nel pieno mese di agosto, quindi manifestando una certa impellenza».
Il 5 settembre 2016 gli investigatori registrano una conversazione tra Francesco Ferdinando Basile e Giovanni Giamborino. Basile chiede se Giamborino fosse andato a Catanzaro. «Ma te le ha date queste carte?», chiede Basile.
«No, non mi ha dato le carte. Ha detto che gliele portava domani, al limite», dice Giamborino.
«Per sapere se c’è qualche altro cazzo che ci riguarda», risponde Basile.
«Domani a lui. Però lui non lo riceve domani», dice Giamborino riferendosi con “lui” a Luigi Mancuso.
Quella stessa sera Giamborino in auto con la moglie parla delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dice che «gli sarebbe stato riferito che c’era il rischio di galera» e, spiega Migliavacca, «raccontava che Pittelli lo avrebbe messo in guardia sul rischio». «L’avvocato Pittelli ci sta dicendo “qui c’è galera di San Michele alla croce””, dice Giamborino il quale riferisce ancora alla moglie: “Dice l’avvocato Pittelli “Giovanni voi statevi attento, non andate da nessuna parte, non girate, non fate niente”».

Le accuse di Mantella al fratello in un dialogo tra Pittelli e Giamborino

Il 12 settembre 2016 c’è un incontro a Nicotera tra Giancarlo Pittelli e Luigi Mancuso, in un’abitazione rurale. In auto, lungo il tragitto, Giamborino e Pittelli parlano dell’episodio di un mese prima, quando erano stati pedinati, e in seguito ritornano sul discorso Mantella, in particolare su alcuni nomi che sarebbero stati fatti dal collaboratore in quel frangente.
Tra le altre cose parlano del fatto che Mantella «accusa il fratello».
«Siamo al 12 settembre 2016 – interviene il pm Frustaci – le risulta, a quella data, una discovery processuale, qualche procedimento penale, o una discovery di indagine, in cui era imputato/indagato un fratello di Andrea Mantella?».
«No, a me non risulta in quella data», afferma il colonnello Migliavacca.
«Successivamente al 12 settembre 2016 – chiede il pm – le risultano delle indagini che hanno avuto ad oggetto qualche fratello di Andrea Mantella?».
«Sì, successivamente – dice Migliavacca – parliamo del 2017, con l’indagine Outset, sull’omicidio Franzoni che tra gli imputati vedeva anche Nazzareno Mantella, fratello di Andrea Mantella».
Dunque, la prima discovery su un fratello del collaboratore si ha nel 2017.
«Andrea Mantella aveva anche altri fratelli?», chiede il pm.
«Sì, Domenico Mantella, di cui ho sentito in Rinascita-Scott. Su di lui ci siamo confrontati con i colleghi del secondo reparto di Roma riguardo all’omicidio Gangitano, dove sia Nazzareno che Domenico Mantella erano stati coinvolti per una ipotesi di occultamento di cadavere», spiega Migliavacca.
Sul procedimento penale che riguarda l’omicidio Gangitano, fatto che risale al 27 gennaio 2002, contemplato in Rinascita-Scott davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro, sono state stralciate la posizioni di Domenico e Nazzareno Mantella, originariamente indagati per l’occultamento di cadavere.
«Prima di Rinascita-Scott – chiede il pm al teste – le risulta la discovery processuale di dichiarazioni di Andrea Mantella sull’omicidio Gangitano e sull’occultamento del cadavere di Gangitano?».
«No – risponde Migliavacca – non mi consta. Sono carte finite nel calderone Rinascita-Scott».
«Al 12 settembre 2016 – dice in aula il pm Frustaci – non c’erano dati processualmente ostesi su questi soggetti». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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