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Camere penali, De Nicolò e la citazione (inesistente) su Gratteri

Per l’avvocato il procuratore, dopo la sentenza Rinascita, avrebbe detto che le sue richieste di rinvio a giudizio sono emesse in nome del popolo italiano

Pubblicato il: 12/02/2022 – 17:29
di Alessia Truzzolillo
Camere penali, De Nicolò e la citazione (inesistente) su Gratteri

LAMEZIA TERME «Io ai colleghi calabresi, in terra di Calabria siamo, richiamo l’attenzione ad un frammento della conferenza stampa del dottor Gratteri all’atto della lettura del dispositivo della sentenza del giudizio abbreviato “Rinascita-Scott”. Io ho sentito il dottor Gratteri interloquire con gli addetti stampa, forse in chiave spiritosa, non lo so, ma lo spirito, non mi sembrava aleggiare in quelle parole. Il dottor Gratteri ha detto che le sue richieste di rinvio a giudizio sono emesse in nome del popolo italiano. E questa, me lo si passi, la dice lunghissima sulla necessità di separare le carriere». Applausi da parte qualcuno tra gli astanti, venerdì sera, nel teatro Politeama di Catanzaro, all’inaugurazione dell’anno giudiziario organizzato dall’Unione camere penali italiane.
Peccato però che tra le registrazioni, anche integrali degli addetti stampa presenti alla lettura del dispostivi di abbreviato del processo Rinascita-Scott, lo scorso 6 novembre, non riportino affatto questa frase citata dall’avvocato Antonella De Nicolò ieri sera. Non ve n’è cenno alcuno, non è argomento neanche lontanamente trattato subito dopo la lettura del dispositivo.

Cosa ha detto realmente Gratteri il 6 novembre

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, in quella occasione, ha parlato di sentenza che «è un tassello importante in tutto il processo Rinascita Scott. Su 91 imputati sono 70 i presunti innocenti che sono stati condannati, 2 i prescritti e 19 gli assolti. Ora aspetteremo la lettura delle motivazioni della sentenza per capire se qualche assoluzione può essere appellata. Una sentenza di questa sera dimostra pienamente il corpo del capo di imputazione Ritengo che il lavoro della procura sia stato confermato». Si è parlato dell’intenzione di depositare la sentenza agli atti del processo con rito ordinario, «Noi andiamo avanti con il nostro lavoro – ha concluso Gratteri – con la fermezza che serve per un processo così importante».
A chi gli ha chiesto una valutazione sulla direttiva sulla presunzione di innocenza ha commentato, non senza bacchettare l’inerzia della stampa, che la legge non gli avrebbe chiuso la bocca: «A me non lega niente e non chiude la bocca – ha risposto il magistrato –, sono una persona che non ha timore di niente e di nessuno, dico sempre quello che penso e se non posso dire la verità è perché non posso dimostrarla. Continueremo a parlare e a spiegare all’opinione pubblica, che ne ha diritto. Ancora in Italia non è stato negato il diritto di informazione della stampa. L’unica cosa che mi dispiace è che ho visto la categoria dei giornalisti, a livello nazionale e locale, molto timida nella protesta – è il rimbotto del procuratore –, quasi vi andassero bene queste direttive. Credetemi mi ha meravigliato non poco questo atteggiamento timido dei rappresentanti dei giornalisti».
Non c’è altro. Nessun cenno a richieste di rinvio a giudizio emesse in nome del popolo italiano.
Nelle registrazioni del 6 novembre nulla abbiamo trovato che riconducesse a questa dichiarazione che ha provocato le critiche di De Nicolò, intervenuta in coda alle quasi cinque ore di lavori di venerdì, quando il procuratore Gratteri – che era intervenuto con un saluto, in quello che doveva essere un clima di sereno confronto – era ormai andato via, senza poter replicare. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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