CATANZARO Tutto fermo, nemmeno un passo avanti. Il centrodestra si chiude in una pausa di riflessione che attraversa tutto il weekend dopo che una settimana fa si era lacerato nel primo tavolo delle trattative in vista delle elezioni comunali di Catanzaro.
La contraerea interna che ha puntualmente impallinato tutti i “papabili” candidati sindaco portati – alquanto improvvidamente – all’attenzione degli alleati sabato scorso ha prodotto un effetto anestetizzante sull’intera coalizione, che si era data appuntamento per una nuova interpartitica nei giorni scorsi ma l’avrebbe rinviata “sine die” per motivi che sono facilmente comprensibili. Si parla di impegni istituzionali o politici inderogabili per alcuni dei “colonnelli” che presiedono il tavolo, ma poiché in politica a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca i bene informati sostengono che questo silenzio e questo stop siano stati provocati, persino “consigliati” dall’attuale impraticabilità del campo, con le varie forze – Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Udc, Coraggio Italia, Noi con l’Italia e le tante sigle associative e più o meno civiche costole dei vari big – che ancora non parlano la stessa lingua. E soprattutto non hanno uno straccio di idea di come uscire dall’impasse, anzitutto sul nome del possibile candidato sindaco (non c’è, in verità, neanche un vero identikit).
Chi ha tentato fughe in avanti è stato subito stoppato e ricacciato indietro (con perdite), da qui la decisione di non vedersi – almeno ufficialmente, perché in realtà i contatti informali si sprecano – e di lasciar “passare ‘a nuttata”. Si è ormai talmente introiettata l’idea di essere finiti in un vicolo cieco che qualcuno – il sindaco uscente Sergio Abramo ufficialmente, altri ufficiosamente – si è persino affannato a smentire ai giornalisti la convocazione di un’interpartitica per oggi, manco fosse una riunione carbonara. Per molti analisti politici la smentita è un segnale di debolezza e anche la spia di uno stallo dal quale al momento il centrodestra non sembra in condizioni di uscire, al punto che non manca chi sostiene che ben presto, già nei prossimi giorni, il dossier Catanzaro potrebbe essere avocato dal tavolo nazionale, che, malgrado le tossine post Quirinale, avrebbe già iniziato a confrontarsi sulle Amministrative nei capoluoghi, a partire da quelli nei quali si candidano gli uscenti.
Al momento, si dice che i nomi fatti a quel tavolo di una settimana fa siano già bruciati, ma dopo essere usciti dalla porta in realtà potrebbero rientrare dalla finestra, e infatti il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso ha rilanciato Baldo Esposito, alcuni settori di Forza Italia starebbero risospingendo Marco Polimeni, Mimmo Tallini ci ha riprovato con il nome di Antonello Talerico (che però ha già il veto insormontabile di Giuseppe Mangialavori). E poi c’è l’Udc che, insieme a un’area di centro, sabato scorso ha proposto l’abbraccio con Valerio Donato, candidato sindaco iscritto al Pd ma al momento non appoggiato dal Pd: un nome, quello di Donato, che ha fatto saltare il banco della prima interpartitica e che però è “entrato” nel centrodestra, nel senso che il nome di Donato – riferiscono fonti accreditate – circola insistentemente nei ragionamenti all’interno dello schieramento. Ma tutto questo al momento dipinge quel contesto di massima confusione che ha indotto il centrodestra a “staccare” la spina per questo weekend e a rinviare il confronto a tempi migliori. Anche perché – dice un “colonnello” della coalizione – pure il centrosinistra si è di nuovo incartato, e questo rende meno drammatico il ritardo con cui comunque il centrodestra si è incamminato. (a. cant.)
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