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«La violenza e la sopraffazione che si nascondono dietro le parole»

La riflessione di Rossella Napolano, segretaria con delega alla Parità di genere della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo

Pubblicato il: 13/02/2022 – 15:46
«La violenza e la sopraffazione che si nascondono dietro le parole»

CATANZARO “Nel 1980 Monica Vitti, straordinaria artista recentemente scomparsa, s’interrogava su cosa fosse l’amore, producendo uno straordinario filmato in cui intervistava donne, giovani, esperti ed illustri personaggi della cultura raccogliendo l’esperienza collettiva di un mondo in cerca di emancipazione che si poneva tante domande e che cercava ostinatamente le risposte in un tessuto sociale variegato ma che aveva la spinta propulsiva verso il cambiamento. Quelle stesse domande oggi ci pongono di fronte a delle perplessità che spesso ci mettono in crisi come collettività soprattutto posti di fronte ad accadimenti e fatti di cronaca ove, nascosti tra le parole “t’amo”, troviamo violenza e sopraffazione, discriminazione e negazione delle identità personali e collettive delle donne, dei giovani e delle diverse sensibilità sessuali che ancora oggi dopo tanti anni stentano a trovare un riconoscimento fattuale legislativo, culturale e socioeconomico”. E’ quanto afferma Rossella Napolano, Segretaria con delega alla parità di genere Cgil Area Vasta Catanzaro –Crotone-Vibo. “Negli ultimi anni, scossi dalla pandemia, le recrudescenze di certi fenomeni di inciviltà li abbiamo subiti e letti in ogni angolo del nostro paese, ma in certi territori, più complessi e problematici dal punto di vista occupazionale, culturale e sociale come nel cuore della Calabria , in cui si sperimenta sulla nuda carne il disagio sociale, ci pongono di fronte ad una sfida doverosa: dare risposte alle ataviche domande che quel mondo si poneva – scrive ancora Napolano -. Cos’è l’amore in tutte le sue declinazioni, l’amore per la nostra terra ancora infiltrata dalla ndrangheta , che oggi vede lo scontro  tra la parte sana della società civile che vive secondo principi di legalità e civiltà ai quali non rinuncia contro quel cancro del malaffare e dell’antistato che si dimena per continuare a vivere silenziosamente. Dov’è l’amore per le nuove generazioni che passa attraverso l’istruzione e la formazione che in alcuni esempi negativi, come i fatti relativi a gli accadimenti che hanno visto coinvolto un Liceo di Cosenza ove si perpetravano violenze psicologiche e vessazioni di genere, non possono e non devono esimerci dal porci delle domande autentiche rispetto al ruolo degli educatori e delle istituzioni educanti tutte, che devono essere sane ed autorevoli perché in loro vive la speranza collettiva di un futuro migliore”.“Dov’è l’amore per gli esseri umani che lottano per migliorare le condizioni vita, fuggendo dai loro paesi d’origine che non li rispetta e decidono di sfidare la morte e che si aggrappano alla speranza affidandosi alla nostra terra ,che spesso ha dimostrato di sentire quell’amore vestito di civiltà che si trasfigura nel volto di Riace che oggi più che mai è il nostra vera immagine”. “L’amore in tutte le sue declinazioni, familiari, sessuali, umane, sociali ed istituzionali è oggi più che mai il centro della nostra esistenza e urla di certo una risposta con voce univoca: l’amore è Relazione, riconoscimento e rispetto, ricerca del bene collettivo ed è proprio quest’ultimo in cui  la Cgil Area Vasta si identifica ed esprime le sue prerogative, facendo battaglie civili e politiche che lasciano tracce nel tessuto socio-economico del nostro territorio che langue diritti e che rivendica i valori fondanti della nostra civiltà. Ogni giorno – conclude Napolano – la nostra organizzazione raccoglie la sfida attraverso tutti i suoi componenti, lo fa seguendo il senso di appartenenza, aggrappandosi all’alta idealità e all’insita umanità che la Cgil esprime da più di cento anni nei confronti del nostro paese e che ha dimostrato, soprattutto nella nostra terra, che l’amore collettivo si realizza attraverso la lotta e pretesa che le cose possano e debbano cambiare, per noi e per le generazioni che verranno che faranno memoria della nostra esperienza civile”.

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