CATANZARO «Per arginare gli effetti negativi del cambiamento climatico, rispettare gli impegni fissati dall’Europa e abbattere il caro bollette, l’Italia deve tagliare, subito e drasticamente, i consumi di tutti i combustibili fossili e far divenire le rinnovabili la prima fonte di energia entro il 2030. Le fonti di energia rinnovabile, alternative alle fonti di energia tradizionali prodotte con combustibili come carbone, gas naturale e petrolio- scrive in una nota Legambiente – sono sostenibili, rispettose dell’ambiente e potenzialmente inesauribili con chiari ed evidenti vantaggi per la salute umana. Sono, infatti, utilizzabili anche in sinergia, non emettono sostanze inquinanti, sviluppano un’economia sana, incentivano un’occupazione di qualità ed agiscono in maniera virtuosa sulla povertà energetica, limitando i costi in bolletta ed attenuando le disuguaglianze sociali.
I cambiamenti climatici – continua Legambiente – stanno già incidendo sulla vita dei calabresi se si pensa che per come emerge dal dossier “Città Clima”, recentemente presentato da Legambiente, dal 2010 ad oggi la Calabria è stata colpita da oltre 60 eventi climatici estremi. In questo quadro risultano incomprensibili le aprioristiche “levate di scudi” che si stanno alzando in questi giorni nei confronti dei progetti di impianti eolici e che sicuramente si leveranno, nel prossimo futuro, rispetto all’agrivoltaico. Ma allo stesso modo è importante che gli impianti e i progetti, pur rispettando le loro imperfezioni, siano “fatti bene”, non solo nel rispetto delle norme, ma anche delle peculiarità dei territori e degli ambienti marini. Ed è quello che chiediamo all’ipotesi di progetto di parco eolico off shore che dovrebbe sorgere nel mare Jonio, al largo del Golfo di Squillace, e che prevederebbe pale distanti tra i 12 e i 30 km dalla costa. Legambiente, attraverso la documentazione sinora acquisita ha individuato almeno una criticità che deve essere superata per rendere sostenibile l’opera. Si tratta del passaggio, in mare e su terraferma, dei cavi di collegamento e trasporto dell’energia elettrica, che attraversano la Zsc IT9320106 – Steccato di Cutro e Costa del Turchese per circa 130 m trasversalmente dalla linea costiera verso l’entroterra impattando, in mare, l’habitat della cymodocea per circa 1000 m di cui soltanto 200 m con tecnica HDD che serve a minimizzare gli impatti per il tratto di corridoio sottomarino più vicino. Estrema convinzione di Legambiente – evidenzia la nota – è che nel progettare un impianto sia importante e fondamentale il coinvolgimento del territorio stesso. Perché pur nella consapevolezza che nei prossimi anni dovremmo installare 8 GW di fonti rinnovabili l’anno, siamo altresì convinti che con il dialogo e il lavoro comune si possano evitare criticità come queste, o come quelle del progetto di Monterosso Calabro, dove l’installazione di 3 aerogeneratori alti più di 150 metri, garantirebbe una potenza complessiva di poco meno di 21 MW e comporterebbe l’abbattimento di centinaia di alberi, prevalentemente faggi, in un’area di particolare valenza naturalistica, anche a causa della realizzazione di piste idonee al trasporto di strutture di grandi dimensioni nonché della costruzione dei necessari cavidotti. Solo attraverso una partecipazione dal basso, vera e costruttiva, sarà possibile coniugare l’esigenza energetica e dei cambiamenti climatici con quella degli ecosistemi. “Appare chiaro – sottolinea Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – che ogni presa di posizione sui progetti di impianti di energia rinnovabile non può che essere basata su un’accurata analisi degli stessi, passando sempre attraverso il necessario confronto e l’adeguata informazione alla cittadinanza. Alla Calabria serve un piano energetico regionale, con regole chiare e trasparenti, necessarie non solo ai cittadini per essere sicuri che i progetti siano “fatti bene”, ma anche alle stesse imprese affinché possano seguire regole chiare anche di integrazione nei territori.Inoltre, alla Calabria serve una concreta e non pregiudiziale assunzione di responsabilità ed impegno da parte delle Amministrazioni, delle imprese e delle comunità per creare sviluppo, ambientalmente sostenibile, ed occupazione di qualità e consentire la diffusione delle fonti pulite troppo spesso bloccate dalla burocrazia e da normative inadeguate”. Per consentire il raggiungimento degli obiettivi climatici europei l’Unione Europea ha messo in campo strumenti finanziari importanti come il Next Generation EU e il Piano nazionale di ripresa e resilienza; strategie che si aggiungono alla programmazione Comunitaria 2021/2027 ed alle strategie UE per la Biodiversità al 2030. La crisi climatica in atto è evidente a tutti, ma non si sta facendo abbastanza per uscire, al più presto, dalla “dittatura” delle fonti fossili che sta arricchendo le grandi imprese energetiche a scapito dell’ambiente e della collettività. Servono informazione, analisi scientifica e partecipazione su un tema tanto attuale ed importante sotto il profilo ambientale che ha ripercussioni anche sulla società e sull’economia, vista la gravità della crisi energetica in atto. Siamo all’interno di un processo ineludibile di transizione e cambiamento che porterà grandi trasformazioni, ma sarà anche occasione di sviluppo, di lavoro e di miglioramento della qualità di vita. L’auspicio – conclude Legambiente – è che la Calabria divenga un punto di riferimento energetico per il Paese e ricopra un ruolo primario nel percorso verso la giusta transizione ecologica, diventando una delle regioni più verdi e sostenibili d’Europa, nel rispetto delle specificità territoriali, delle aree di pregio e degli habitat naturali».
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