REGGIO CALABRIA «Il Pnrr rappresenta un’occasione imperdibile per il rilancio del Sud Italia e, in particolare, della nostra regione. Alla necessità di un utilizzo ottimale dei fondi messi a disposizione si contrappone, però, il rischio di non riuscire a soddisfare per tempo le richieste dei vari bandi di finanziamento da parte delle amministrazioni pubbliche». Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd Ernesto Alecci.
«Nonostante gli strumenti messi in campo dal Governo per il reperimento di figure professionali “a tempo” – prosegue Alecci – numerosi sindaci hanno espresso le loro perplessità riguardo l’accessibilità ai fondi e la loro gestione, soprattutto in riferimento alla ormai storica scarsezza di personale nelle piante organiche, la presenza di dipendenti non specializzati in questa attività e le difficoltà tecnologiche e strumentali. A ciò si accompagna anche la difficoltà di fare rete per recepire finanziamenti legati a interventi più complessi, che potrebbero interessare più Comuni e diversi territori».
Per Alecci «con queste premesse il Pnrr rischia di certificare l’ennesima occasione mancata per la Calabria, con la conseguente perdita di finanziamenti già potenzialmente stanziati. Una soluzione potrebbe essere il coinvolgimento delle Province in alcune attività di coordinamento alla progettazione “intercomunale”. Gli enti intermedi, che oggi vivono in un “limbo istituzionale” pagando le conseguenze di una riforma incompiuta, possiedono gli spazi, il personale (da integrare con gli esperti a valere sul Pnrr) e, soprattutto, l’adeguata conoscenza del territorio, e potrebbero affiancare le amministrazioni in fase di progettazione e comunicazione con l’Ente regionale che manterrebbe, come previsto, la regia delle operazioni».
«Questo nuovo scenario – conclude il consigliere regionale del Pd – potrebbe facilitare il lavoro dei dipartimenti regionali evitando il rischio di “ingolfamento” delle procedure e darebbe un nuovo impulso alle Province, avviando, mi auguro, un serio e costruttivo confronto sul loro reale ruolo: non più “carrozzoni” in dissesto ma, se occorre, enti utili e produttivi».
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