CATANZARO Non c’è più l’emergenza delle scorse settimane, quella che aveva portato la nostra regione a un passo dalla zona arancione, ma il Covid 19 è ancora negli ospedali calabresi. Il tasso di ospedalizzazione determinato dalla pandemia è calato, al punto che secondo l’ultimo report settimanale del Dipartimento regionale Tutela della Salute (aggiornato all’11 febbraio) «prosegue per la Calabria la riduzione nel numero degli attuali ricoverati, che registra il -8,12% (tra le prime 7 delle 15 Regioni in decremento) negli ultimi 7 giorni». Ma i dati dei ricoveri in Calabria restano ancora tra i più alti in Italia. Sul piano prettamente numerico, a oggi – riferisce l’ultimo bollettino della Regione – i ricoveri sono 349 in area medica (sei in più rispetto alle 24 ore precedenti) e 31 in terapia intensiva (dato invariato nelle ultime 24 ore). Sotto l’aspetto delle proporzioni, la rilevazione dell’Agenas aggiogata a ieri sera pone la Calabria a un tasso di occupazione del 31% in area medica e del 15% in rianimazione: le due soglie superano la media nazionale, che è rispettivamente del 24% e del 12%, e una di queste – i ricoveri in reparto – superano anche la soglia di criticità che è uno dei parametri su cui viene decisa la “colorazione” di una regione. Sempre in base al monitoraggio dell’Agenas, dal raffronto con le altre regioni emerge che la Calabria, nonostante la flessione delle ultime settimane, continua ad avere comunque un tasso di ospedalizzazione tra i più alti d’Italia: per quanto riguarda l’area medica, hanno percentuali di occupazione dei reparti superiori alla Calabria soltanto l’Abruzzo (36%), la Sicilia (35%) e la Liguria (33%), mentre come la Calabria al 31% ci sono Friuli e Umbria. Per quanto riguarda le terapie intensive, hanno percentuali di occupazione superiore alla Calabria soltanto il Friuli e il Lazio (19%) e le Marche e la Provincia autonomia di Trento (16%), mentre come la Calabria sono al 15% Sardegna e Toscana. (redazione@corrierecal.it)
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