Si ripete lo scenario della lunga settimana per l’elezione del Presidente della Repubblica anche a Catanzaro, che ancora vanta il titolo di Capoluogo di Regione, senza però difenderlo, ed onorarlo come merita, dai trasferimenti o dall’istituzioni di uffici che in tutte le altre regioni d’Italia hanno sede nel capoluogo di regione, e senza tutelare la rappresentanza politica che pur essa esprime, sugli scranni più alti delle diverse assisi nazionali e regionali.
Serena Dandini, in una nota trasmissione televisiva, ha ironizzato proprio sulle probabilità di una donna al Quirinale, sottolineando come le possibilità ponevano nella rosa dei nomi riferiti agli uomini, solo il nome comune “donna” per una probabile candidatura al femminile, messo lì in maniera tanto più generica quanto più banale e quindi improbabile, sebbene abbia elencato poi una lunga lista di nomi di donne di grande levatura sociale e culturale che avrebbero potuto ricoprire l’incarico al Quirinale.
Lo stesso Enrico Mentana, riferendosi alla sinistra, ha evidenziato come le tre principali istituzioni europee, Parlamento, Commissione e Banca Centrale, siano oggi guidate da donne, e tutte e tre siano di centrodestra come la Angela Merkel, osservando che in Italia l’unica donna leader di partito sia di destra.
Tanti sono stati gli esempi e le sottolineature che, nel lungo iter per l’elezione del Presidente della Repubblica, hanno messo in evidenza una profonda cultura al maschile nel governo della cosa pubblica.
La stessa cosa sta avvenendo a Catanzaro: solo candidati uomini e solo rose di nomi (propri) maschili, come se la città, come è avvenuto sul piano nazionale, non avesse competenze idonee nel mondo femminile per rivestire la carica di Sindaco, anzi dando quasi per scontato che non ne esistano. Eppure non credo che la città ed il suo ruolo di Capoluogo siano stati ben difesi dagli uomini che finora si sono succeduti sullo scranno dell’Aula Rossa, al contrario: è la firma di un uomo quella che decretò la scissione in tre diverse province, è sempre quella di un uomo la debolezza nel contrastare l’istituzione di uffici periferici del Mibact a Crotone, o l’istituzione della sede regionale autonoma dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) a Gioia Tauro. D’altronde tutte le colpe per lo svilimento della Città Capoluogo di Regione, purtroppo ricadono su uomini perché Catanzaro una donna sullo scranno più alto dell’Aula Rossa non l’ha mai avuta e, ancor più grave e retrogrado, non l’ha mai nemmeno ipotizzata. Onore e ammirazione per Wanda Ferro che Michele Traversa individuò e lanciò in politica tanti anni fa: non ricordo miglior assessore alla cultura del Comune di Catanzaro migliore; Presidente di Provincia e oggi energica ed operativa Deputato della Repubblica con l’unica formazione politica che beneficia di un leader Donna.
E non sarà solo un caso che sia l’unica formazione politica all’opposizione di un Governo del «tutti insieme appassionatamente!».
All’indomani di una pandemia che ha messo tutti in ginocchio famiglie, attività commerciali, turismo, spettacolo, ecc…, forse un buon programma di governo necessiterebbe di mettere al centro le politiche sociali, quelle giovanili e politiche culturali a grande spettro, capaci cioè di determinare nuova linfa economica e finanziaria sul territorio; oggi occorrerebbe mettere in campo politiche di contrasto alle povertà che la pandemia ha ulteriormente determinato, facendo cadere nel baratro intere categorie di lavoratori, padri e madri di famiglia che con precarietà già prima riuscivano a stento ad andare avanti con dignità; oggi non può bastare il tecnicismo e la competenza giuridica o amministrativa, serve un quid in più per risollevare la gente dal baratro, serve una sensibilità differente per mettere in campo ulteriori strategie di contenimento della povertà che il covid ha generato; serve quello spirito creativo della massaia che, bruciato l’arrosto per gli ospiti, deve inventarsi una cena alternativa altrettanto buona ed in fretta. E questa capacità, mi perdonino gli uomini, ma appartiene solo alle Donne!
È questo un momento storico che richiede la sensibilità femminile: Catanzaro non può più limitarsi ad intercettare fondi rivolti solo al mondo dell’edilizia, lasciando al mondo del volontariato e del terzo settore quei fondi, che pur esistono, di cui oggi la gente di questa città necessita, i lavoratori di tutti i settori chiedono aiuto. Mai come prima, le madri lavoratrici chiedono da sempre servizi inesistenti per l’infanzia e per l’assistenza agli anziani, dei quali sono quasi sempre le sole sulle quali ricade la gestione della sofferenza e delle fragilità dei propri familiari; sono le donne che chiedono interventi pubblici per la conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia, tra la sfera privata e quella sociale.
Sarebbe ora di smetterla di pensare ad opere costosissime che poi, puntualmente, rimangono incomplete e quasi mai sostenibili nel tempo, inutili, dispendiose e spesso inutilizzabili per guasti mai riparati o mai manuteniate: occorre che gli investimenti siano finalizzati a quelli che sono i reali bisogni della gente, ma di tutta la gente che vive in città e di quanti, ai pochi ed inefficienti servizi rimasti, devono rivolgersi anche da fuori città; trasporto pubblico inefficace, sviluppo urbano pessimo e disordinato, grandi opere interminabili hanno fatto di una città dalle mille potenzialità, un paesino di provincia in cui l’unica risorsa è lo splendido lungomare sul quale fare una passeggiata la domenica mattina.
Che scempio, quanta poca intellighenzia impiegata nella programmazione e quanto poco ristretti gli interessi tutelati e difesi! Eppure ancora nulla cambia nell’opinione politica catanzarese: la sinistra aggrovigliata nei suoi eterni ormai garbugli e giochi da prima donna (per restare in tema!) sempre più personalistici e poco di formazione, si lascia allontanare da tre straordinarie figure del mondo accademico e giuridico, sui quali pochi possono esprimere giudizi negativi capaci di offuscarne la valenza e la competenza; il centrodestra traina gli incontri ufficiali per modellare le spigolature di una mancata intesa al primo colpo, per cui l’unico candidato d’area risulta essere un personaggio che ha già fatto la sua bella figura, in termini di voti e di credibilità, con la sua candidatura alla Regione, ma che un ricorso (anzi 2) lo pone in cattiva luce nella forza politica d’appartenenza, agli occhi del deputato Vibonese che tiene le fila. Restano sul campo le macerie del mondo maschile, mi si consenta, che “si costerna, si indigna, si impegna, ma non getta la spugna con gran dignità” rinviando tutto ad una strategia di vittoria e del “poi vedremo!”.
La politica dovrebbe riordinare i pensieri e focalizzare quanto sia necessaria una visione più ampia, che contempli anche quella femminile dei bisogni e delle necessità del territorio e della sua gente: la gestione della cosa pubblica è ampiamente dimostrabile che funzioni meglio dove c’è una donna, per operatività e per organizzazione; anche Papa Francesco inizia a dare delle responsabilità alle donne in Vaticano e la stessa Diocesi di Reggio Calabria lo sta facendo: mi risulta davvero inaccettabile che solo la politica non sia capace di ampliare la sua dimensione e guardare all’altra metà del cielo come plusvalore dell’attività di governo.
Il desiderio è di una città a misura di donna, di anziani, di bambini e di giovani, che ben venga e che siano ricompresi anche l’imprenditoria, il commercio, il turismo e lo spettacolo e sia tutelata ogni forma possibile; ma ora serve un rilancio sul piano morale, una politica dal volto più umano e meno tecnico, più concentrato a fare che a vincere, più organizzato nella solidarietà e meno nella strategia individualistica e clientelare, serve una visione politica che miri al benessere sociale e recuperi l’idea di governo come servizio per il bene comune. E mi spiace, ma oggi credo che siano pochi gli uomini capaci di recuperare un concetto di politica così alto, ancor meno quelli capaci di realizzare la città che io sogno!
Se non ora, in questo preciso momento storico, quando invertire la rotta della cultura maschile al governo della cosa pubblica?
*insegnante
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