LAMEZIA TERME «L’ultima volta io sono andato». Lo afferma candidamente nel corso di una conversazione Simone Bonali, lametino classe ’98, tra gli arrestati nell’operazione della Dda di Catanzaro. Il riferimento è all’atto intimidatorio che il giovane avrebbe compiuto ai danni di un locale di Gizzeria, tra i più frequentati della movida della costa tirrenica catanzarese. La vicenda è riportata nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Catanzaro Barbara Saccà. Secondo la tesi degli inquirenti, infatti, la rivelazione di Simone Bonali si inserisce in un dialogo più ampio – intercettato – e che coinvolgeva anche Mario Marcianò, tra gli indagati, e che a sua volta, aveva ammesso di aver messo in atto un’estorsione ai danni di un altro locale della movida di Lamezia Terme. Nel corso della conversazione Marcianò asserisce di essere stato incaricato di dar fuoco anche alla discoteca del litorale, ma a quel punto Bonali interviene, autoaccusandosi di un episodio estorsivo già compiuto.
Per gli inquirenti peraltro Simone Bonali sarebbe attivamente coinvolto nel gruppo criminale guidato dal padre Domenico Gian Luigi Bonali e Antonio Pagliuso, entrambi arrestati quesa mattina, e in grado di rifornirsi (e poi di vendere) ingenti quantitativi di droga, diventando nel corso degli ultimi anni figure di riferimento per lo spaccio di stupefacenti nel territorio di Lamezia Terme, avendo forti legami e contatti con contesti criminali più ampi come Cracolici e Piromalli.
È in questo contesto, quindi, che secondo gli inquirenti Simone Bonali avrebbe tentato di costringere il proprietario del locale di Gizzeria a consegnare una somma di denaro, dietro minaccia, in caso di rifiuto, di atti ritorsivi sia contro il proprietario che contro la struttura turistica. Dalle parole ai fatti, il resto è cronaca. Numerosi sono, infatti, gli incendi che hanno interessato il locale di Pesci e Anguille, come a febbraio e a dicembre del 2017. Secondo le indagini, infatti, sarebbe stato proprio Bonali a posizionare i due pneumatici ed una bottiglia in plastica contenente liquido infiammabile a ridosso di un gazebo facente parte dell’esercizio commerciale, a scopo intimidatorio.
Lo stabilimento balneare in questione è stato oggetto nel corso degli anni di vari episodi di danneggiamento e atti intimidatori, tutti denunciati dal titolare, l’ultimo dei quali avvenuto il 10 dicembre del 2017. E proprio in quest’ultima circostanza, dalle indagini svolte dai carabinieri della Stazione di Gizzeria Lido, era emerso che a compiere il gesto criminale era stata una sola persona che, introdottasi nel terreno di pertinenza dell’esercizio commerciale, si era portata a «ridosso di un gazebo con struttura in legno lamellare apponendo due pneumatici ed una bottiglia in plastica da un litro contenente liquido infiammabile». (redazione@corrierecal.it)
x
x