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Maxi operazione anti-riciclaggio a Lamezia: quattro arresti e sequestri per 5,2 milioni – NOMI E VIDEO

Inchiesta partita dal rientro in Italia di 500mila euro da Malta. Le indagini della gdf hanno svelato reati fiscali e società di comodo in Svizzera. Il caso dell’investimento a Madonna di Campiglio…

Pubblicato il: 17/02/2022 – 7:13
Maxi operazione anti-riciclaggio a Lamezia: quattro arresti e sequestri per 5,2 milioni – NOMI E VIDEO

LAMEZIA TERME Nella mattinata odierna, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, guidata da Salvatore Curcio, hanno dato esecuzione a quattro provvedimenti cautelari personali (arresti domiciliari) e al sequestro di due società e beni per un valore superiore ai 5,2 milioni di euro, disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Lamezia Terme. Gli indagati risultano gravemente indiziati dei delitti concorsuali di auto-riciclaggio, nonché sottoposti ad investigazioni preliminari – a piede libero – in ordine ad ipotizzata associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una non definita serie di delitti di auto-riciclaggio. Contestualmente sono in corso perquisizioni locali, personali e informatiche in Calabria, Lombardia, Trentino Alto Adige e Campania. Secondo quanto appreso, le persone coinvolte nell’inchiesta sono gli imprenditori Claudio Arpaia, già presidente della Vigor Lamezia, e la moglie Annamaria Del Gaudio. E poi Armon Rossi, un consulente finanziario milanese, e Mauro Armani, imprenditore operante nel Trentino.

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Il rientro dei capitali dalle Isole Vergini

Il procedimento penale, tuttora pendente in fase investigativa, è stato avviato a seguito dell’approfondimento, da parte dell’Agenzia delle Entrate, di una sospetta operazione di “Voluntary Disclosure”, posta in essere da un imprenditore lametino, il quale ha fatto rientrare in Italia 500.000 euro investiti in banche maltesi per mezzo di una società con sede nelle Isole Vergini.

Le indagini, svolte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catanzaro, hanno consentito di accertare, sia pure in fase investigativa-cautelare, che tale provvista derivasse da pregressi reati fiscali e non da un’eredità, come sostenuto dall’imprenditore nelle competenti sedi.

Riciclato un milione di euro con società di comodo in Svizzera

Successivi stringenti riscontri, acquisiti anche attraverso il ricorso ad indagini di natura tecnica, hanno consentito di ricostruire compiutamente le attività dell’imprenditore, del coniuge e di due consulenti operanti nel Nord Italia: venivano, pertanto, acquisite agli atti evidenze investigative concretizzanti un grave quadro indiziario in ordine alla circostanza che, attraverso una serie di operazioni finanziarie, fosse stata riciclata la somma di oltre un milione di euro provento di evasione fiscale. Per occultare l’origine illecita della provvista, alla stregua dei gravi indizi di colpevolezza acquisiti, risultano essere state costituite società di comodo in Svizzera, nelle quali allocare parte dei proventi dell’evasione, per poi procedere al loro reimpiego nel mercato legale, attraverso operazioni nel settore immobiliare, edile, turistico e del noleggio di natanti.

L’acquisto dell’albergo a Madonna di Campiglio

Nello specifico, è stata ricostruita un’importante operazione di investimento immobiliare consistita nell’acquisito di un albergo, nella famosa località trentina di Madonna di Campiglio, per 1,2 milioni di euro, di cui 300mila da corrispondere in contanti e in nero. Una parte del denaro occorrente per l’operazione (140mila euro) è stata trasferita in contanti verso il Nord-Italia, come documentato nel corso delle indagini, attraverso un simulato controllo della normativa anti-Covid19 operato da militari della Guardia di Finanza.

Sigilli a società, stabilimento industriale e a un’imbarcazione da 300mila euro

Due società, del valore complessivo di oltre 3,7 milioni di euro e nel cui patrimonio rientrano il citato albergo di Madonna di Campiglio, uno stabilimento industriale sito nel lametino ed un’imbarcazione del valore di 300 mila euro, sono state sottoposte a sequestro perché la loro disponibilità avrebbe consentito agli indagati di perseverare nel progetto criminoso. Il gip ha inoltre disposto il sequestro di 1,5 milioni di euro in capo agli indagati, pari alle somme oggetto del prefigurato auto-riciclaggio. Le investigazioni, tuttora in corso, proseguono.

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