CATANZARO Si è concluso con 14 condanne (da 16 anni a 2 anni di reclusione), sei assoluzioni e un patteggiamento il primo grado, con rito abbreviato, del processo “Farmabusiness”, incentrato su presunti illeciti nella vendita all’ingrosso di farmaci organizzata da componenti della cosca cutrese dei Grande Aracri i quali avrebbero investito i proventi delle attività illecite del clan con l’aiuto di sodali tra i quali imprenditori, esponenti politici e funzionari pubblici.
Assolto perché «il fatto non sussiste» Domenico Tallini, ex consigliere e assessore regionale, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso; per lui erano stati chiesti sette anni e otto mesi di reclusione. Il 19 novembre 2020, data in cui è scattata l’inchiesta, il politico è stato posto agli arresti domiciliari. Successivamente il Tribunale della Libertà ha annullato la misura e l’annullamento è stato confermato dalla Cassazione.
Regge, invece, l’accusa nei confronti della consorteria dei Grande Aracri e del principale artefice del sodalizio per l’affare dei farmaci, Domenico Scozzafava, ex antennista Sky considerato il fulcro della truffa dei farmaci e il trait d’union tra la cosca Grande Aracri, i colletti bianchi e la politica. Scozzafava sarebbe stato così vicino al clan di Cutro da partecipare agli incontri, veri e propri summit per organizzare le attività criminali, nella tavernetta del boss Nicolino. L’antennista è inoltre considerato il supporter politico di Domenico Tallini per il quale si sarebbe prodigato nella raccolta di voti. «Un formidabile portatore di voti», secondo l’accusa, che si sarebbe prodigato in questa attività anche in tempi recenti, fino alle penultime elezioni regionali.
A fare da collante tra i vari componenti del sodalizio sarebbe stato, infatti, l’antennista catanzarese Domenico Scozzafava, accusato anche di associazione mafiosa, nei confronti del quale il gup Barbara Saccà ha accolto le richieste dell’accusa – rappresentata in aula dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dal sostituto Domenico Guarascio – e ha comminato 16 anni di reclusione all’imputato.
Imputati nel procedimento sono anche il fratello del boss Nicolino Grande Aracri, Domenico Grande Aracri, condannato a 2 anni e 8 mesi, la figlia del boss, Elisabetta, condannata a 10 anni e 8 mesi e la moglie Giuseppina Mauro condannata a 14 anni di reclusione. Secondo l’accusa, a organizzare l’affare dei farmaci per conto della cosca si sarebbe particolarmente prodigato Salvatore Grande Aracri, classe ’79, nei confronti del quale è stata emessa una pena di 11 anni e 4 mesi.
Ha patteggiato una condanna a un anno e un mese Giovanni Abramo, genero di Nicolino Grande Aracri, che negli ultimi tempi ha reso dichiarazioni importanti ai magistrati.
È stata disposta una provvisionale di 500mila euro in favore del ministero dell’Interno costituito parte civile nel processo.
Le accuse mosse agli indagati sono, a vario titolo, associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.
Domenico Scozzafava condannato a 16 anni;
Tommaso Patrizio Aprile assolto;
Serafina Brugnano assolta;
Santo Castagnino 10 anni e 8 mesi;
Giuseppe Ciampà 10 anni e 8 mesi;
Pasquale De Sole 8 anni e 4 mesi;
Paolo De Sole assolto;
Donato Gallelli, 4 anni;
Domenico Grande Aracri 2 anni e 8 mesi;
Elisabetta Grande Aracri 10 anni e 8 mesi;
Salvatore Grande Aracri, (1986) 10 anni e 8 mesi;
Salvatore Grande Aracri (1978) 11 anni e 4 mesi;
Gaetano Le Rose (1972) assolto;
Gaetano Le Rose (1975) assolto;
Giuseppina Mauro, 14 anni;
Pancrazio Opipari 8 anni e 6 mesi;
Salvatore Francesco Romano 11 anni e 4 mesi;
Maurizio Sabato 2 anni e 8 mesi;
Domenico Tallini assolto;
Domenico Villirillo 10 anni e 8 mesi.
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