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Calabria post Covid. Turismo pronto alla ripartenza

La riduzione delle misure anti-Covid potrebbe spingere il settore. Nel 2021 dati in crescita: +13,5%. Perri: «Puntare sul “turismo delle radici”»

Pubblicato il: 19/02/2022 – 7:00
di Roberto De Santo
Calabria post Covid. Turismo pronto alla ripartenza

CATANZARO C’è grande aspettativa sulla ripresa del turismo calabrese. L’eliminazione progressiva da parte del Governo italiano delle misure introdotte per contenere la diffusione del Coronavirus, ma soprattutto gli annunci rassicuranti delle ultime settimane sull’andamento dell’epidemia, spingono operatori ed analisti ad essere ottimisti sulla possibilità di una prossima normalizzazione della situazione. E conseguentemente sul ritorno dei turisti ad intraprendere viaggi anche verso la Calabria già dai prossimi mesi.
Soprattutto da parte di quanti provengono da Paesi esteri. Quelli che maggiormente sono mancati in questi due lunghi anni, dalle strutture ricettive dell’Italia e della Calabria, in particolare, a causa appunto dell’esplosione della pandemia nel mondo e della conseguente introduzione di regole e misure per contenerne la diffusione.
La voglia di ritornare a spostarsi d’altronde si è percepita già dal 2021 quando, dopo un sostanziale blocco dei flussi turistici avvenuto nel 2020 – quello che è stato definito “l’anno zero” del turismo – i viaggiatori hanno rifatto “capolino” anche in Calabria.
Dopo la buona percezione degli operatori turistici locali, è l’Istat che ha certificato il ritorno in territorio positivo della percentuale di turisti che sono arrivati in Calabria.
Secondo l’ultima elaborazione dei dati forniti nei giorni scorsi dall’Istituto statistico nazionale, infatti, nei primi nove mesi del 2021 la crescita di presenze turistiche negli esercizi ricettivi calabresi è stata pari a 13,5 punti percentuali.
Un dato incoraggiante nella direzione di un processo di normalizzazione dell’andamento dei flussi turistici regionali.
Certo ancora lento, se si consideri che in media in Italia l’incremento in quel lasso di tempo è stato pari al 22%, ma da salutare positivamente visto che altre regioni sono rimaste comunque al palo o addirittura hanno visto il segno meno in materia di presenze turistiche nelle proprie strutture ricettive. È il caso ad esempio della Valle d’Aosta che ha registrato anche nei primi nove mesi dello scorso anno un decremento del 31,2% delle presenze turistiche o delle Provincie Autonome di Trento e Bolzano che hanno rispettivamente subito una flessione del 10,9% e dell’8,4%.  Così come anche il Lazio con un -1% di presenze turistiche nelle strutture ricettive.

Fonte: Istat


Dunque quella crescita registrata dalla Calabria nel corso del 2021 e che interessa i mesi estivi – quelli maggiormente importanti per “pesare” l’evoluzione dell’andamento del settore, data l’alta stagionalità che caratterizza il comparto turistico regionale – vanno interpretati nel senso di una nuova ripresa della movimentazione verso la regione. Soprattutto se si considera che ancora fino allo scorso anno la campagna vaccinale non aveva raggiunto picchi così alti di inoculazioni, come quelli attualmente registrati in Italia con oltre l’82% della popolazione che ha completato il ciclo primario e circa il 60,7 che ha già fatto la terza dose. Ed aspetto più importante, i segnali di arretramento della pandemia non si erano ancora palesati come sta avvenendo in queste ultime settimane.
Da qui l’ottimismo per la prossima stagione estiva. Una stagione che potrebbe essere la prima a far rivedere la fine del tunnel dopo una lunga fase negativa dettata dalla diffusione del virus che ha colpito soprattutto l’intera filiera produttiva legata al turismo. Sempre dagli ultimi dati dell’Istat, emerge infatti che nonostante la crescita dei flussi turistici verso la regione registrati nel corso del 2021, questa non è stata sufficiente a contenere le perdite di turisti del 2020 portando la situazione al quadro pre-pandemico. Rispetto al 2019 la flessione del numero di viaggiatori che hanno soggiornato in Calabria è stata pari a 44,7 punti percentuali. Una perdita maggiore della media nazionale che si è fermata a -38,5%. Segnale che il segmento turistico calabrese è stato tra quelli a soffrire maggiormente gli effetti della diffusione dell’epidemia. Per questo la voglia di riscatto pervade tutto il settore calabrese che resta strategico per la ripresa dell’intera economia regionale.

Perri: «Occorre puntare sul turismo di ritorno»

Si dice «certa della ripresa del settore e dei flussi turistici» Antonella Perri, docente di Scienze turistiche all’Università della Calabria. Secondo la docente dell’ Unical, per incrementare il numero di visitatori nella regione occorrerà puntare su quello che definisce «turismo delle radici». Si tratta di chi ritorna o viene a visitare per la prima volta il luogo dove hanno vissuto i propri avi. Un mercato molto interessante, rileva Perri, che cita un dato: il bacino potenziale del turismo delle radici in Italia «risulta compreso tra i 60 e gli 80 milioni di italo-discendenti». E la Calabria è tra le prime regioni per italiani emigrati negli anni.

Antonella Perri, docente di Scienze turistiche all’Università della Calabria

Professoressa la prossima stagione potrebbe essere quella della ripresa vera per il turismo calabrese. L’allentamento delle misure anti-Covid e l’arretramento della pandemia fanno ben sperare?
«Certamente. Inoltre, questa è la terza stagione estiva che ci accingiamo a trascorrere in questa situazione pandemica e, oramai, stiamo imparando a convivere con questo virus, a spostarci e a riprendere, seppur ancora timidamente, i nostri stili di vita. In realtà, grazie alla tipologia di turismo che impera in Calabria, ovvero il turismo delle abitazioni private, nelle ultime due stagioni estive, le località calabresi sono state, comunque, meta di turismo, seppur in prevalenza domestico, proprio per la possibilità di poter controllare autonomamente i fattori di maggiore rischio quotidiano di contrazione del virus».

Su cosa dovrebbe puntare la Calabria per agganciare e sostenere la ripresa della movimentazione turistica verso la regione?
«Sul turismo sostenibile, sugli stili di vita slow e sulle qualità climatiche e paesaggistiche. A queste, in via prioritaria, aggiungerei i prodotti tipici e l’enogastronomia di qualità».

Il Pnrr destina importanti risorse per la ripresa economica della Calabria. Come finalizzarle per innalzare l’attrattività dei territori?
«Realizzando servizi efficaci ed efficienti, sia di tipo turistico che generali, finalizzati alla possibilità di fruire compiutamente delle risorse presenti sul territorio, anche in termini di accessibilità. Ovviamente, ciò passa da una gestione adeguata delle risorse che non può non prevedere l’implementazione di progetti affidata a persone competenti».

Quale lezione lascia questa esperienza pandemica alla Calabria in materia di turismo?
«L’emergenza sanitaria da Covid-19, che ha inciso profondamente sugli scenari economici e sociali internazionali, ha colpito in modo decisamente incisivo proprio il turismo, ed in particolare il turismo di massa, in quanto incompatibile con le nuove esigenze di sicurezza e distanziamento imposte dalla pandemia in corso. Al tempo stesso però, si sono generati nuovi spazi di valorizzazione per modelli profondamente diversi di turismo diffuso che, valorizzando il patrimonio materiale e immateriale presente diffusamente appunto sul territorio, restituisce attenzione alle specificità e all’identità dei luoghi, garantisce considerazione anche a quello che per lungo tempo è stato definito patrimonio storico-artistico minore, si integra perfettamente con l’utilizzo dei nuovi strumenti digitali, e si concilia con le nuove esigenze e cautele sanitarie. Ciò rende evidente che il turismo non è un fenomeno economico ma un fenomeno sociale con ricadute anche economiche, ed i decisori politici e gli operatori turistici calabresi devono lavorare tenendo presente ciò».

Molte regioni che hanno flussi importanti di turisti internazionali, beneficeranno maggiormente del ritorno del turismo estero dopo il blocco legato alla diffusione della pandemia. In questo la Calabria resta ancora cenerentola. Per intercettare questi viaggiatori su cosa occorrerebbe puntare?
«In effetti, in base alle statistiche ufficiali, la Calabria è fra le ultime regioni italiane per arrivi e presenze di turisti stranieri. Tuttavia, è da evidenziare che vi è un numero consistente di turisti internazionali che ritornano durante il periodo estivo e che non vengono censiti, in quanto soggiornano in abitazioni private. E qui mi riferisco, principalmente, ai nostri turisti delle radici. Secondo le stime del Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), il bacino turistico potenziale di riferimento del turismo delle radici risulta compreso tra i 60 e gli 80 milioni di italo-discendenti, i quali sono fortemente motivati ad entrare in contatto con il luogo delle proprie origini. Questi dati, lasciano facilmente intuire, anche a chi si approccia per la prima volta alla questione, le rilevanti opportunità di crescita economica legate al fenomeno del turismo delle radici, visto anche come avvenimento in grado di generare crescenti flussi turistici internazionali verso l’Italia. A tal proposito, vale la pena ricordare che la Calabria è fra i primi posti nella classifica delle regioni italiane per numero di emigrati».

E poi c’è l’alta stagionalità che caratterizza i flussi turistici calabresi. Quali iniziative prioritariamente potrebbero essere intraprese per far sì che la Calabria diventi meta anche nei mesi non soltanto estivi?
«Una possibile ripresa turistica può arrivare dal turismo delle radici, ovvero il ritorno temporaneo, con finalità non strumentali, nelle località d’origine delle persone, o dei propri familiari e/o parenti, emigrate e residenti in altri luoghi. Nell’ultimo decennio, si sta assistendo ad un rinnovato interesse internazionale verso il turismo delle radici, ciò perché si sono determinati cambiamenti rilevanti nella società, che hanno condotto alla fine della cosiddetta modernità. In questo nuovo contesto postmoderno, l’informazione e la comunicazione hanno modificato radicalmente il modo di vedere e vivere delle persone. Nella società attuale, si tende a recuperare la storia, la cultura, le tradizioni del luogo, che la modernità, invece, tendeva a sacrificare in nome del nuovo. Ed è per questo che, quindi, il turismo delle radici ha recuperato valore e rilevanza. È a tutti gli effetti un turismo fatto di persone che viaggiano per il piacere di viaggiare verso i luoghi delle proprie origini e della propria storia familiare, e di ritrovare un pezzo rilevante della propria identità storica.Difatti, il turista delle radici non è attratto da ciò che una località turistica offre, quindi, da un elemento turistico, ma da un qualcosa che trova fondamento nella storia personale del turista stesso. Per tali ragioni, il turismo delle radici non conosce stagionalità. Comunque sia, questo è solo un esempio. In effetti, il problema della stagionalità in Calabria non dovrebbe esistere, per il semplice fatto che non solo abbiamo tutte le risorse naturali, culturali e storiche per avere flussi turistici costanti tutto l’anno, ma anche per la possibilità di soddisfare i bisogni della domanda turistica anche in una fase sociale come quella contemporanea, fortemente basata sull’esperienzialità del viaggio e del soggiorno». (r.desanto@corrierecal.it)  

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