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Adduci: ecco perché la denominazione Dop “Cedro di Santa Maria del Cedro” è giusta

Il presidente del Consorzio del Cedro di Calabria contesta la proposta di revisione avanzata dalla Coldiretti ricordando i pareri del ministero dell’Agricoltura e della Regione

Pubblicato il: 19/02/2022 – 14:21
Adduci: ecco perché la denominazione Dop “Cedro di Santa Maria del Cedro” è giusta

«Verità e chiarezza su una delle questioni più importanti e più delicate che il Consorzio del Cedro di Calabria». Lo scrive il presidente del Consorzio del Cedro di Calabria, Angelo Adduci, con riferimento alla vicenda derivante dalla pubblicazione, nella Gazzetta ufficiale dello scorso 7 dicembre, del documento di riconoscimento della Dop “Cedro di Santa Maria del Cedro”.  A fine gennaio la Coldiretti Calabria ha chiesto di modificare la denominazione Dop “Cedro di Santa Maria del Cedro” in “Cedro della Riviera dei Cedri”, ma secondo Adduci «è la documentazione storica che ha dato la denominazione alla domanda di riconoscimento avanzata dal Consorzio del Cedro di Calabria, che non ha fatto altro che ratificare il ruolo di Santa Maria del Cedro come capitale internazionale della cedricoltura». Per Adduci inoltre «la denominazione indicata è riconosciuta in ambito regionale, nazionale ed internazionale, ma soprattutto è stata accertata dal parere favorevole del Ministero delle Risorse agricole alimentari e forestali, ed ancor prima dal Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria».
Il presidente del Consorzio del Cedro spiega: «Qualche settimana fa ho letto di un annunciato ricorso promosso da Coldiretti Calabria nella persona del presidente Franco Aceto, che saluto ed invito ad un proficuo rapporto di collaborazione, per rendere più forte l’intero territorio e l’economia agricola e non solo, legata al prezioso agrume che mi onoro di difendere e promuovere da quando ero poco più di un adolescente. Quello che mi lascia stupito è la dichiarazione dello stesso presidente che asserisce che la denominazione scelta per la Dop del Cedro legittimerebbe errori del passato e scelte individualistiche che, mancando del riconoscimento di una comunità forte, avrebbero respiro corto. Ebbene – specifica Adduci – con uno spirito di aggregazione e confronto costruttivo, che è quello che da sempre ma soprattutto negli ultimi anni ho assunto, nel ruolo che mi onoro di ricoprire, vorrei far presente che la denominazione adottata per il riconoscimento Dop è riconosciuta da tutti i protagonisti che vivono il mondo della cedricoltura da anni e con sacrificio, ma soprattutto ci viene imposta dalla storia. È la documentazione storica (allegata alla richiesta presentata) che ha dato la denominazione alla domanda di riconoscimento avanzata dal Consorzio del Cedro di Calabria, che non ha fatto altro che ratificare il ruolo di Santa Maria del Cedro come capitale internazionale della cedricoltura. La denominazione indicata – prosegue Adduci – è riconosciuta in ambito regionale, nazionale ed internazionale, ma soprattutto è stata accertata dal parere favorevole del Ministero delle Risorse agricole alimentari e forestali, ed ancor prima dal Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, che ringrazio per la sensibilità e la vicinanza dimostrata al comparto cedricolo anche in questa occasione. La Coldiretti, tra le altre cose, dovrebbe già conoscere e supportare la candidatura presentata, se non altro perché alcuni dei più grandi cedricoltori ed imprenditori, nonché amici del sottoscritto e della cedricoltura tutta, associati a Coldiretti Calabria, hanno sottoscritto un documento congiunto di importanza storica sulla ridefinizione dei parametri della cedricoltura, redatto a quattro mani dal Consorzio del Cedro di Calabria e dal Consorzio Europeo Cedro Mediterraneo Terre di Calabria, nel quale è ribadita a chiare lettere la denominazione Cedro di Santa Maria del Cedro, varietà liscia diamante. Allora mi chiedo, quale immagine può essere più coordinata per il bene del Cedro, se non quella dei due consorzi che lavorano in sinergia e promuovono delle linee guida comuni per il bene della cedricoltura?». Adduci ribadisce poi «di aver agito con coscienza svolgendo un ruolo di garante super partes, agendo nell’interesse generale di tutta la filiera cedricola, come solo chi non possiede interessi economici diretti può fare. Ho operato con la tranquillità d’animo di chi sa di essersi speso con tutte le sue forze, e di aver messo in campo tutte le azioni necessarie per il raggiungimento di questo importante traguardo, che rappresenta una grandissima opportunità, non per Santa Maria del Cedro, non per la Riviera dei Cedri, ma per l’intera Calabria, per le esplicite ricadute che provengono dalla Dop economy. L’idea della Dop del Cedro è un sogno che ho accarezzato fin dalla mia adolescenza e, seguendo le gesta di Don Francesco Gatto, senza paragonare il piccolo con il grande, ho creato, assieme al lavoro infaticabile di promozione culturale operato negli anni dal Presidente dell’Accademia Internazionale del Cedro, prof. Franco Galiano, le condizioni affinché questo si potesse avverare. Nell’assemblare tutta la documentazione a corredo della Dop, ho avuto a disposizione le migliori menti presenti sul territorio calabrese e dell’Italia meridionale. Senza dilungarmi oltre ma ribadendo che l’idea di individualismo e corto respiro in questa vicenda sono da ricercare in altre fila, e non tra quelle del Consorzio del Cedro di Calabria, ringrazio i sindaci di Tortora, Aieta, Praia a Mare, San Nicola Arcella, Papasidero, Orsomarso, Scalea, Santa Domenica Talao, Verbicaro, Santa Maria del Cedro, Grisolia, Buonvicino, Bonifati e Cetraro, per aver ribadito il sostegno alla causa, sottoscrivendo un documento che legittima tutto il lavoro presentato dal Consorzio del Cedro di Calabria. Aspettiamo il riscontro positivo, già manifestato verbalmente, dei Sindaci dei Comuni di Diamante e Sangineto e restiamo, altresì, fiduciosi anche sul riscontro del Comune di Maierà. Ringrazio, inoltre, Confagricoltura che da sempre è vicina al Consorzio del Cedro di Calabria e agli interessi dell’intera filiera cedricola. Aspettiamo serenamente l’interlocuzione ed il confronto con il Ministero, che ringrazio per la professionalità, la competenza e la disponibilità dimostrate durante l’iter che ci ha portato all’ottenimento di un parere favorevole. Concludo – afferma ancora Adduci – lasciando ai lettori la mia più sincera idea sulla questione: Se la Dop avrà come denominazione “di Santa Maria del Cedro” avrà vinto il territorio; Se la Dop avrà come denominazione “di Riviera dei Cedri” avrà vinto il territorio; Se la Dop avrà come denominazione “di Calabria” avrà vinto il territorio; Se la Dop vrà una qualsiasi denominazione avrà vinto il territorio; Se la Dop non dovesse essere accolta o l’iter dovesse avere una battuta d’arresto sapremo che le responsabilità non saranno degli operatori, degli studiosi, dei tecnici, dei dirigenti regionali o della politica, che è stata vicina in tutta la questione al Cedro, ma ancora una volta sarà di chi, in maniera superficiale e nell’interesse puramente egoistico, preferisce sgambettare e rallentare lo sviluppo della nostra amata Calabria. Quando le radici sono profonde non c’è motivo di temere il vento» .

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