POLISTENA Ancora un caso di “mala sanità” denunciato lo scorso 19 febbraio da Fp Cgil. «Non si è ancora spento l’eco mediatico della morte di Ginevra, la bimba di Mesoraca lasciata morire lungo la strada Mesoraca-Catanzaro-Crotone-Lamezia Terme-Pisa-Roma per mancanza di reparti pediatrici adeguati, che già si parla di un altro caso di malasanità in Calabria» esordisce la nota del sindacato relativa a quanto accaduto nell’ospedale di Polistena, «abbandonato a se stesso, con personale ridotto a meno della metà del necessario, senza adeguata strumentazione diagnostica e senza precise linee guida nella gestione dell’ordinario» e «della pandemia». Afferma Fp Cgil che dopo l’arrivo allo spoke della cittadina della Piana, «un bimbo di 6 mesi in gravi condizioni di salute – come riferito dalla madre – viene portato presso il pronto soccorso» dove «in seguito a tampone rapido positivo» sarebbero state «negate le cure del caso». Circostanza che richiede lo spostamento verso il Gom di Reggio Calabria. «In seguito ad ulteriore tampone – continua la nota – risultato questa volta negativo, al bimbo sono state date le attenzioni e le cure del caso, e, fortunatamente, tutto si è risolto senza conseguenze e il bambino è stato immediatamente dimesso».
«Senza dubbio – sottolinea il sindacato – qualora confermati, fatti gravissimi, censurabili, sui quali sia la magistratura, sia l’amministrazione ospedaliera coinvolta, ognuna per le proprie competenze e per le proprie prerogative, devono assolutamente fare chiarezza, per il bene della salute dei cittadini, per il bene dell’immagine dell’ospedale, per il bene anche dei soggetti coinvolti in tali fatti; e, se in seguito a ciò, e soltanto in seguito a ciò, dovessero essere individuate delle responsabilità, è giusto che queste vadano attenzionate e punite in modo esemplare! Su questo non ci sono dubbi e non possono essere fatti sconti!».
A prescindere da eventuali responsabilità del caso, secondo Fp Cgil si rende necessario fare delle riflessioni «anche al fine di individuare eventuali altre responsabilità, di altri soggetti, apparentemente non coinvolti ma che invero andrebbero individuate, se non per una questione penale quanto meno per una questione di responsabilità politico amministrativa».
Sostiene il sindacato che «il protocollo anticovid, nei casi di specie, prevede che il paziente, appena arrivato al pronto soccorso deve essere provvisoriamente trattenuto presso un luogo di pre-triage in attesa del risultato del tampone: è in questo luogo che – secondo il protocollo – devono essere praticate le prime cure al paziente, e solo successivamente, e soltanto in caso di esito negativo al tampone, il paziente può essere ricoverato presso l’Uo di competenza, ovvero, qualora positivo, inviato presso un centro covid. A quanto è a conoscenza dell’organizzazione scrivente, pur essendoci a fianco del Pronto Soccorso dell’ospedale di Polistena due tende medicalizzate e attrezzate, nessuna delle due risulta funzionante. E allora le prime domande: perché le due tende non funzionano? Di chi è la responsabilità di questo mancato funzionamento? In assenza di questi luoghi di pre-triage, in che posto deve essere ricoverato il paziente in attesa di risultato del tampone? Può essere introdotto in una stanza di emergenza dove, in caso di successiva positività al tampone, c’è il rischio di contaminazione dei luoghi con la conseguente propagazione del contagio verso altri soggetti e pazienti in quel momento presenti nella stanza?»
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